Fonte: Federico Dezzani blog http://www.controinformazione.info/ Lug 17, 2016
Qualcuno salvi la Francia da Hollande di Federico Dezzani
La strage di Nizza del 14 luglio, un’ottantina di morti ed un centinaio di feriti sul lungomare della città, porta a quasi 250 il numero delle vittime mietute nell’arco di 18 mesi dal terrorismo “islamico”: è il pesantissimo bollettino dello stragismo di Stato con cui i socialisti di François Hollande, con il tacito assenso dei repubblicani di Nicolas Sarkozy, tentano di domare un elettorato in aperta ribellione, tra disoccupazione record, manifestazioni sindacali sempre più agguerrite e partiti anti-europeisti alla ribalta. Il divorzio tra Londra e Bruxelles, che procede al contrario senza intoppi, è sintomo di una crescente divergenza tra le logge massoniche inglesi e francesi sul destino dell’Unione Europea.
À chacun ses années de plomb La rapida decadenza della Francia, la preoccupante involuzione delle sue istituzioni, la maleodorante decomposizione della Quinta Repubblica, è testimoniata dalla lunga stagione del terrorismo di Stato che sta insanguinando il Paese dall’ormai lontana strage di Charlie Hebdo (gennaio 2015): sono passati 18 mesi da allora e la Francia non hai smesso di tremare sotto l’urto di attentati, che registrano saltuari picchi (la strage parigina del 13/11), per poi disperdersi in un costante sciame sismico di attentati minori (da ultimo l’uccisione di due poliziotti per mano di un “miliziano” dell’ISIS avvenuta il 14 giugno). Il 14 luglio il sismografo è di nuovo impazzito: sul lungomare di Nizza, la celebre Promenade des Anglais, un camion da 18 tonnellate, preso a noleggio due giorni prima, ha falciato la folla assiepata per lo spettacolo pirotecnico in occasione della festa nazionale per la presa della Bastiglia,mietendo almeno 85 vittime ed un centinaio di feriti. Il conducente, un franco-tunisino di 31 anni i cui documenti sono stati ritrovati nell’abitacolo, avrebbe anche aperto il fuoco con una pistola durante la macabra corsa, prima di essere ucciso dalla polizia dopo due chilometri percorsi zigzagando tra la folla ad alta velocità. Secondo l’Agence France-Presse sarebbero state rinvenute sul mezzo anche “une grenade inopérante et des armes longues factices”, una granata ed armi finte. La pista del terrorismo è imboccata sin dalle prime ore: il presidente François Hollande coglie la palla al balzo per prolungare di altri tre mesi lo stato d’emergenza in vigore dallo scorso novembre (in scadenza il 26 luglio), annuncia la mobilitazione dei riservisti per fronteggiare l’emergenza e promette un rinnovato impegno francese in Siria ed Iraqcontro l’ISIS (quasi smantellato grazie alla coordinazione tra Mosca, Damasco, Baghdad e Teheran). L’immancabile SITE Intelligence Group, diretto dall’israeliana Rita Katz, si è affrettato, infatti, ad attribuire la paternità della mattanza allo Stato Islamico, paradossalmente sempre più letale man mano che i suoi domini mediorientali si dissolvono. L’attentato, secondo la ricostruzione del SITE, sarebbe una rappresaglia del Califfato per la recente uccisione a Mosul del comandante Abu Omar al Shishani, detto il “ceceno”, addestrato in Georgia, per inciso, dalle forze armate americane una decina di anni fa: È più realistico ipotizzare che l’attentato sia stato pianificato tempo prima, fissando come obbiettivo le celebrazioni del 14 luglio, e la presunta morte di al Shishani, già più volte annunciata, sia soltanto funzionale a ricondurre la strage di Nizza alla narrazione del terrorismo islamico. Perché, oltretutto, non colpire il Regno Unito, gli Stati Uniti o la Germania, tutti più o meno impegnati nella “lotta” contro il Califfato? Perché infierire sempre sulla Francia? Si torna così al discorso della decadenza della Francia che, da base del terrorismo internazionale proiettato verso l’esterno, si è trasformata in obbiettivo del medesimo, con il placet dei socialisti al governo e dei repubblicani di Nicolas Sarkozy all’opposizione. Negli anni ’70 e ’80, con la presidenza del fervente europeista Valéry Giscard d’Estaing e poi del socialista François Mitterrand, accomunati dallo stesso retroterra massonico, la Francia diventa il porto sicuro per il terrorismo “rosso” e “palestinese” che insanguina l’Italia e la Repubblica Federale Tedesca: sono i tempi del centro culturale parigino Hyperion, frequentato dal brigatista in forte odore di servizi segreti, Corrado Simioni, e dal fondatore di Potere Operario, Toni Negri, sono i tempi del giornalista Jean Luis Baudet, buona conoscenza del brigatista Giovanni Senzani, che, scoperto in possesso di un arsenale, chiede di poter telefonare all’Eliseo per chiarire l’equivoco2, sono i tempi dei servizi segreti d’Oltralpe che progettano il rapimento di Cesare Romiti per destabilizzare la Fiat3, sono i tempi delle RAF che abbandono indisturbate a Mulhouse, nord della Francia, il cadavere del presidente della Confindustria tedesca, Hanns-Martin Schleyer.Trascorrono trent’anni e l’introduzione dell’euro, anziché fornire l’assist per la fondazione dei massonici Stati Uniti d’Europa, scava un fossato sempre più profondo tra la Germania e la Francia: l’Esagono, incapace di reggere un cambio fisso con i vicini al di là del Reno, è vittima di un’esplosione del debito pubblico, di un incancrenirsi della disoccupazione e di un’impennata delle tensioni sindacali. Come scrivemmo nell’articolo “Turbolences en France: danger mortel pour l’euró!”, Parigi assurge a principale minaccia nel medio periodo per la tenuta della moneta unica, tanto più che qualsiasi sforzo di applicare al Paese le classiche ricette di svalutazione interna care alla Troika,provoca un’esplosione della rabbia sociale e la massiccia mobilitazione dei sindacati. È questo contesto in cui la Francia indirizza il terrorismo di Stato, che un tempo proiettava verso l’esterno, contro se stessa. Nel tentativo di facilitare la rielezione di Nicolas Sarkozy all’Eliseo (presidenziali del 2012) si ha il primo assaggio della strategia della tensione: sono gli attentati di Tolosa e Montauban, compiuti da un collaboratore dei servizi segreti francesi, Mohamed Merah. Nonostante Sarkozy cavalchi l’onda delle stragi, promettendo un giro di vite in materia di sicurezza ed immigrazione, il crescente malcontento per l’andamento dell’economia disarciona il presidente e spalanca le porte dell’Eliseo allo scialbo François Hollande, scelto come sfidante unicamente per la sua provata fede europeista e le sue ottime entrature nella massoneria4. Secondo due settimanali, Le Nouvel Observateur e Le Point5, grazie all’investitura di Hollande il Grande Oriente di Franciariconquista un potere che non conosceva dai tempi di Mitterand, quando, ricordiamo, l’Esagono era una centrale del terrorismo internazionale, rosso o “palestinese”. Le speranze che Hollande rappresenti un cambio di passo per la Francia e l’Europa sono presto disilluse: in politica estera, come nel campo economico, Hollande si pone in sostanziale continuità col precedessore, seguendone la stessa parabola. Già nel corso del 2014 il suo indice di gradimento sprofonda a livelli di guardia. L’incarico di Manuel Valls a premier (marzo 2014) è il prodromo della del terrorismo di Stato che farà la sua comparsa sul palcoscenico nel gennaio successivo, con la strage a Charlie Hebdo. La definizione “terrorismo di Stato”, forse ancora azzardata nel gennaio 2015, acquista tristemente solidità mese dopo mese: i terroristi, piccoli criminali passati per il carcere e poi spediti in Siria, presentano il classico profilo dei collaboratori della DGSE, identico a quello di Mohamed Merah; nonostante lo stato d’allerta permanente gli attentatori si insinuano in brecce dell’apparato di sicurezza troppo gravi per non destare sospetti; da più parti piovono accuse di immobilismo o complicità delle forze dell’ordine (da ultimo la lettera-accusa inviata dai gendarmi parigini al quotidiano Le Parisien, dove si rinfacciano ai comandanti di aver ritardato per ore l’irruzione al Bataclan6), etc. etc. Un particolare ruolo nella strategia della tensione, come già evidenziammo nell’articolo “Attacco al cuore della UE: lo stragismo di Stato è diventato routine”7, è svolto dai servizi segreti israeliani, cui è stata appaltata, almeno in parte, l’esecuzione delle stragi in virtù della loro esperienza in materia di terrorismo “islamico”, risalente ai tempi del Fronte per la Liberazione della Palestina: è chiara la convenienza di Tel Aviv a collaborare con i servizi segreti francesi diretti da Bernard Bajolet, creando un’empatia tra Israele e l’Europa di fronte alla comune “minaccia araba”. Non può che saltare all’occhio la differenza tra la relativa tranquillità con cui è stato accolta la Brexit in Regno Unito (eccezion fatta per l’omicidio Cox, riconducibile, attraverso al Southern Poverty Law Center, anch’esso ad ambienti israeliani) ed il dramma permanente che accompagna in Francia l’inarrestabile decadenza di Hollande e l’impetuosa avanzata delle forze populiste, ossia del Front National. Dato l’attuale contesto europeo, la dinamica interna alle logge massoniche è imprescindibile per cercare una spiegazione al fenomeno. È possibile (ma non certo, a meno che non si accetti come verità le indiscrezioni del The Sun, subito smentite da Buckingham Palace8, secondo cui la corona sarebbe stata favorevole ad un’uscita dall’Unione Europea) che le logge inglesi, tradizionalmente più conservatrici, abbiano ormai accettato, volenti o nolenti, il collasso delle istituzioni di Bruxelles, mentre quelle francesi, ed il Grande Oriente di Francia in particolare, tradizionalmente più europeiste e progressiste, siano disposte a lottare fino in fondo per la salvaguardia dell’Unione Europea, anche a costo di pesantissimi attentati come la strage di Nizza. Non c’è dubbio, infatti, che la paralisi economica della Francia dovuta alle montanti proteste di piazza per la riforma del mercato del lavoro o la vittoria del Front National alle presidenziali del 2017 implicherebbe la fine della moneta unica e, di conseguenza, la disgregazione dell’Unione Europea: scenario, quest’ultimo, più volte esorcizzato dal Grande Oriente di Francia, da cui sono partiti duri attacchi Marine Le Pen ed i partiti populisti europei (“La République est en danger. (…) La République reste un combat. Ce n’est pas un régime acquis définitivement. Si tout le monde baisse les bras, je le dis: la République est en danger”9). Ecco perché è forte il rischio che sino alle presidenziali dell’anno prossimo la Francia continui ad essere insanguinata da attacchi terroristi poggianti, come ai tempi di Mitterand, sul connubio tra massoneria e servizi segreti: stragi come quelle di Nizza distolgono l’opinione pubblica dalle criticità dell’economia e generano una domanda di sicurezza e d’ordine a tutto vantaggio dei partiti pro-establishment. Tra Italia e Francia non è mai esistito, né probabilmente mai esisterà, nessun sincero legame d’amicizia e l’affinità tra “sorelle latine” è una semplice trovata letteraria che non ha alcun corrispettivo nella realtà: non può che rammaricare, tuttavia, che un nostro vicino, l’amabile Paese al di là delle Alpi, sia insanguinato quasi mensilmente da uno stragismo di Stato che ha mietuto in meno di due anni gli stessi morti causati in Italia da 20 anni di strategia della tensione. Verrebbe da gridare: qualcuno salvi la Francia da Hollande! |