Reporterre.net http://comune-info.net/ 20 maggio 2016
100 marzo Traduzione di Alberto Castagnola.
Cento giorni. L'8 giugno, Nuit debout ha festeggiato il “100 marzo”, settantesimo giorno a Place de la Republique. Una cosa è certa adesso: le persone hanno ricominciato a gridare "basta!" e a decidere insieme cosa fare. Una trentina di ricercatori in scienze sociali si sono aggirati con curiosità e umiltà in Place de la République ponendo delle domande a chi partecipava alle “Notti in Piedi”. Su Reporterre.net hanno condiviso i primi insegnamenti tratti da centinaia di interviste. Intanto nel paese le manifestazioni contro la Loi Travail non si fermano e il parlamento conferma lo Stato di emergenza votato fino a fine luglio
Gael Brustier è politologo e ha appena pubblicato una prima analisi del movimento nato a Piazza della Repubblica il 31 marzo: “Nuit Debout. Cosa ne pensiamo?”. Benjamin Sourice è un saggista “Difendere un cittadino che lotta contro le lobby”, un militante ecologista e partecipa a Nuit Debout di Parigi. Entrambi, uno con molta capacità di osservazione, l’altro più impegnato nella realtà, hanno seguito il movimento fin dall’inizio e oggi mettono a confronto le loro riflessioni.
Cosa rappresenta Nuit Debout, a due mesi dal suo inizio? Benjamin Sourice – Nuit Debout può annoverare alcune vittorie: quella dell’inizio della riappropriazione dello spazio pubblico e del recupero di alcune libertà, come quella del diritto a manifestare in una situazione di stato di emergenza. Ha sostenuto anche l’idea di mettere sotto pressione il movimento sindacale e di accelerare le lotte sociali: lo sciopero di un giorno ogni due settimane, quando però poi si rientra tristemente nelle proprie case, oggi non è più sostenibile. Ci sono stati molti confronti con i sindacati, si è molto lavorato per rendere più orizzontali i rapporti tra sindacati e sindacalizzati, tra dirigenti e persone impegnate nelle lotte. E può anche essere che tutto ciò abbia irrobustito il movimento sindacale, con una maggiore mobilitazione per le manifestazioni e con delle azioni di lotta più dure.
Gael Brustier – Si sono conquistate forme di partecipazione importanti, come la capacità di fare degli interventi. Sono convinto che siamo entrati in una fase di maggiore orizzontalità, nel senso più puro del termine. Si sono create delle reti di solidarietà, sono nati dei punti di riferimento comuni, dei codici, delle riflessioni che non sono necessariamente ben definite, ma che sembrano migliorare continuamente. In un periodo di marasma come quello attuale, Nuit Debout ha rappresentato un soprassalto: si dice basta!, si bloccano le disfatte, siano esse elettorali, culturali, politiche o sociali e ci si impegna in una fase successiva. Certo, i grandi dibattiti dell’inizio del movimento non sono sicuramente conclusi: gli sbocchi politici, i rapporti con le istituzioni e i centri di potere, la domanda su “Come cambiare il mondo?”
Benjamin Sourice – Nuit Debout ha permesso di far cadere alcune maschere. La critica del fatto che noi non siamo più in una democrazia è stata espressa in Spagna dagli Indignados, ma non era effettivamente presente in Francia. Nuit Debout ha fatto emergere questo dato di fatto: “Si tratta in realtà di un problema di democrazia”. L’uso del 49-3 da parte del governo per imporre la Legge Lavoro ha costituito l’esempio più chiaro.
Gael Brustier – Se il 49-3 è stato ormai rifiutato, è perché oggi non c’è più il consenso a insistere su questo sistema. Si arriva a un momento in cui le cose non sono più accettate. Nuit Debout ha fatto scoprire il terribile fossato che separa ormai la vera stabilità istituzionale garantita dalla Costituzione e una crisi politica altrettanto grande.
Benjamin Sourice – Al di là delle lotte di settore, tutte le lotte si trovano d’accordo su una stessa constatazione: “Il gioco non funziona più, le regole istituzionali sono completamente svuotate”.
Nuit Debout può essere qualcosa di più che il rivelatore del fossato che ormai esiste tra l’opinione pubblica, la società, il movimento sociale e la struttura istituzionale? Benjamin Sourice – Si arriva a una fase in cui non è più possibile lavorare ai margini, ciascuno nel proprio angolo, per tentare di influire su un partito che mistifica il programma. Si deve uscire dalla posizione di marginalità per ritrovare una centralità sulle piazze. E le piazze diventano lo spazio dove convergono tutte le lotte. In una piazza, si svolge un lavoro di sano confronto tra le tendenze emergenti di una nuova sinistra radicale e il movimento di cittadinanza, tra le idee che vengono dal mondo sindacale, dal mondo delle associazioni, ecologista o anarchico, ma anche con le tendenze dei costituzionalisti, dei cittadini legalisti e dei tecnocrati informatici. Tutto ciò può creare delle frizioni, ma può anche permettere una ibridazione delle idee e un rafforzamento delle concezioni.
Gael Brustier – Nuit Debout è un movimento sociale, un movimento di idee, un qualcosa la cui ricchezza consiste nella orizzontalità. Già dai primi giorni, è emerso una specie di passaggio tra due mondi. Quello che ancora fa riferimento all’era industriale e all’immaginario dei trenta anni gloriosi, del pieno impiego e del ritorno ad una Francia dove la CGT aveva un ruolo fondamentale. Frédéric Lordon, affermando che ciò che avevano in comune era il salariato, si riferiva proprio a questo immaginario. E poi l’altro mondo, quello di un immaginario post industriale, di una società meno produttivista, talvolta tentata dalla decrescita. D’altra parte, ciò che invece non si pone è la domanda di una risposta politica. Ma a un certo momento, si dovrà pure arrivare a uno sbocco politico.
Benjamin Sourice – Le elezioni in arrivo rischiano di dare il colpo mortale all’insieme dei partiti della Sinistra che ancora esistono. Lo sbocco politico della Nuit Debout potrebbe costituire una completa ricomposizione di una nuova Sinistra, ma solo dopo il 2017.
Il Movimento 5 Stelle in Italia, forse Podemos in Spagna: le esperienze di cambiamento istituzionale non hanno ancora raggiunto i loro scopi, e si ha piuttosto l’impressione di essere in una situazione bloccata. Come se ne può uscire? Gael Brustier – Dopo la sconfitta dell’anno prossimo – poiché io non vedo come sarà evitabile nel contesto attuale – si dovrà avere una ricomposizione. È in quel momento che il lavoro svolto da Nuit Debout e da altri movimenti potrà essere estremamente importante. È un lento lavoro di maturazione e di diffusione nella società, in termini sia di pratiche che di messe in discussione. Tutto ciò può preparare con una certa efficacia la sinistra “per il dopo”.
Benjamin Sourice – Io non credo a una autodissoluzione dei partiti della sinistra attuale. Ma non si verificherà nemmeno la rimessa in discussione delle istituzioni da parte della destra o dell’estrema destra, perché ad esse conviene assolutamente che le politiche neoliberiste non siano più accettate da una maggioranza della popolazione. E quindi debbano essere imposte dalle autorità. E può anche essere che l’agonia della Quinta Repubblica non derivi dal peggioramento di tutti i suoi difetti, tra i quali in particolare l’autoritarismo pericoloso che premette di imporre al popolo questa o quella misura. L’austerità funziona perfettamente a colpi di 49-3.
Che spazi ha l’ecologia in Nuit Debout e in tutti questi processi? Benjamin Sourice – All’inizio, la priorità andava alle lotte sociali, al lavoro o ad altro. L’ecologia si è aggiunta dopo, a causa di una tradizione di nuove lotte, in particolare relative al clima o alle ZAD (Zone da difendere, come questa La resistenza degli zadisti, ndr) – che hanno apportato una capacità organizzativa diversa dai tradizionali picchetti di scioperanti o dai blocchi stradali, ad esempio delle azioni dirette nonviolente.
Gael Brustier – La collocazione dell’ecologia mi sembra piuttosto centrale. Non c’è da meravigliarsi, poiché le persone che partecipano a Nuit Debout sono tra le più sensibili a questi temi. Basta guardare i risultati elettorali dei partiti ecologisti, già da parecchio tempo, nel nord-est parigino. L’ecologia politica è una delle chiavi dell’avvenire nel campo progressista. Lo si è visto con chiarezza con l’elezione di un ecologista in Austria: siamo in presenza di un mutamento delle tendenze, in relazione con la globalizzazione, che mette in prima linea le tematiche ecologiste.
L’ecologia non può essere un mezzo di rientrare in contatto con le classi popolari e prearie, almeno oggi in Francia? Gael Brustier – Sicuramente. Io sono d’accordo con quanto dice Razmig Keucheyan sul razzismo ambientale. A partire dal 2008, una delle realtà della crisi è che sono i poveri che ne fanno le spese per primi. Ad esempio, voi avete meno probabilità di vedere il vostro terreno bonificato se fate parte di una comunità povera. Ma le preoccupazioni ambientali presso gli operai, e la loro trasformazione in termini elettorali, sono ancora oggi estremamente limitate. È paradossale, poiché sono loro che pagano le conseguenze dannose della crisi ecologica.
Benjamin Sourice – L’idea che l’ecologia dovrebbe essere alla base di qualunque riflessione non è ancora chiara per tutti. Sento ancora spesso dire che l’ecologia sarebbe un trucco dei borghesi poco impegnati e dei ricchi. Ma anche su questo aspetto il lavoro svolto da Nuit Debout è interessante: nella commissione ecologia ci sono circa trecento persone con dei profili molto diversi, le persone che partecipano non provengono tutte dall’ecologia, è una commissione molto aperta… E il lavoro collettivo di scrittura che essa ha potuto realizzare presenta una notevole radicalità per quanto riguarda la presa in considerazione dei limiti, lo sfruttamento delle risorse, e cosi via. È un documento che fa emergere una forma di ecologia radicale, radicale in quanto molto esigente. D’altra parte, il manifesto fornisce una buona risposta a quel dibattito su “Nuit Debout è anticapitalista?”: non viene presentato come un testo anticapitalista, ma quando avete finito di leggerlo, vi rendete conto che non vi è alcuno spazio lasciato all’esistenza di un sistema di questo tipo.
Qual è oggi la strategia di Nuit Debout? Benjamin Sourice – Io non penso che Nuit Debout sia diventata meno rumorosa, penso che la forma dell’Assemblea Generale, come modalità d’azione e di occupazione, abbia raggiunto i suoi limiti: la parola è stata libera durante due mesi, le persone sono venute a dire ciò che avevano da dire, in un dato momento, e non si devono ripetere le stesse cose per un tempo indefinito… Ma Nuit Debout assume anche molte altre forme, oltre alle Assemblee generali. Nuit Debout prende anche la forma di manifestazioni selvagge, oppure occupare una sede televisiva o partecipare a dei dibattiti ai quali non si era stati invitati…. Oggi dobbiamo capitalizzare tutte le riflessioni che abbiamo fatto, dobbiamo perseguire la messa in rete su tutto il territorio nazionale dei militanti di Nuit Debout. Si tratta di ciò che io chiamo la strategia del granello di sabbia: irrompere, la dove è possibile, all’interno dell’ordine stabilito, per creare dei punti di rottura nella strategia dello spettacolo. Rispetto alle elezioni in arrivo, il sistema vorrebbe che tutto si svolga tranquillamente, che Nuit Debout vada a dormire e faccia i bagagli, perché si ristabiliscano le cose come sono andate in passato, tra persone adulte e sagge, con dei dibattiti teleguidati, dove tutto è stato deciso in anticipo… Questo è quindi lo sbocco di Nuit Debout: fare in modo che non si realizzi questo ritorno alla normalità.
Gael Brustier – Parlare di strategia in termini generali, quando non esiste una direzione, ne un voto, e nemmeno una linea… Il suo obiettivo, può essere la diffusione delle sue reti di solidarietà, la moltiplicazione delle domande fatte emergere e dei suoi dibattiti, e di tutto ciò che rappresenta la sua ricchezza, a Place de la Republique e in tanti altri luoghi. Io non so se può essere considerata una strategia in se stessa, è sicuramente un lavoro quotidiano: come far progredire la riflessione, e non soltanto per un semplice gusto della discussione. Io sono stato molto colpito dai laboratori di istruzione popolare, che funzionano con una costanza superiore a tutti gli altri, con dei dibattiti estremamente interessanti su come condividere e far partecipare delle fasce di popolazione per le quali questa esigenza non è certo chiara. Dopo tutto, in realtà, dovremmo evitare di fare profezie sul futuro di Nuit Debout. C’è un momento in cui si porrà il problema del potere. Io ho capito che il libro che si vendeva di più ai banchetti di Libertalia, a Place de la Republique, è quello di John Holloway, “Cambiare il mondo senza prendere il potere” (edito in Italia nel 2004 da Carta/Intramoenia, ndr): secondo me, è questa la sfida più pericolosa, perderla alla fine non farebbe che confermare l’ordine esistente ad vitam aeternam. Nuit Debout rappresenta un momento in cui certi problemi sono diventati un centro di interesse, e durante il quale siamo stati quasi in vacanza, durante il quale si è sentito molto meno parlare dei soggetti identitari. E ciò rappresenta certamente un messaggio valido. Che il 60 per cento delle persone che hanno risposto ai sondaggi abbiano espresso una opinione positiva sul movimentoin un paese che si orienta sempre più verso una destra elettorale è la prova che si muovono più cose di quanto si immagini.
Benjamin Sourice – Gli Indignati ne ridono spesso: la sola decisione che siano mai stati capaci di prendere è stata quella relativa allo scioglimento del loro movimento. Però ciò che è in realtà accaduto dietro questa dissoluzione è stata la creazione di una incredibile galassia di movimenti, di associazioni, di rioccupazione di territori, di creazione di alternative, accompagnate dalla ricerca di autonomia… È questo il motivo per cui io non penso che le elezioni possano essere l’unico sbocco. In effetti, il campo della politica offre molti sbocchi: il proseguimento dell’educazione popolare, un nuova dinamizzazione del tessuto associativo, il rinnovamento verso nuove forme di assistenza sociale, la creazione di collettivi e così via. È esattamente questo che è successo in Spagna.
Benjamin Sourice – A Nuit Debout non esiste un cervello o una strategia, è un movimento che si è organizzato con certi obiettivi, tra i quali quello di fermare la Loi Travail… Nuit Debout non ha mai detto che sarebbe stato un movimento che avrebbe dato delle risposte a tutti i problemi, e tuttavia è sempre questa la domanda che gli viene posta da due mesi! Ma l’obiettivo principale era tuttavia quello di far incontrare di nuovo le persone, di ricreare le condizioni per un dialogo e per l’aggiornamento delle idee. È questo l’antidoto contro il Fronte Nazionale: la rottura dell’isolamento. È necessario che le persone parlino di nuovo tra loro, che si avvii una riappropriazione dello spazio pubblico, dei luoghi pubblici come luogo di incontro. Conosco delle persone nell’Ariège che mi hanno detto: “Siamo in trecento nel nostro villaggio, ci siamo ritrovati in trenta, e non si era mai verificato qualcosa di così eccitante dal tempo della Liberazione!”. Nelle campagne, i bar sono morti, non vi sono più i mercati, e Nuit Debout è riuscita a ricreare uno spazio pubblico. È quando si ha paura del proprio vicino e quando non si parla mai con lui, che si favorisce il voto al Fronte Nazionale. Quando ci si mette tutti insieme pe discutere, i tabù e le paure scompaiono. Ed è allora che ci si rende conto di quanto è ridicolo il Fronte Nazionale.
Gael Brustier – Il Fronte Nazionale ha successo anche per il vuoto di militanza e della capacità di associazione, per il fatto che tutte le costruzioni hanno per loro un muro in basso e si crea quindi un fenomeno di desertificazione della vita collettiva… Nuit Debout svolge invece questo lavoro in senso orizzontale e di incitazione alla partecipazione, costituisce una delle chiavi per esistere nuovamente in una Francia che, oggi, è caratterizzata dall’astensione e dalla contestazione destrorsa di Le Pen. Ma tutto ciò ha bisogno di tempo. Non si tratta solo di schioccare le dita, è una vera guerra di posizione. Le battaglie culturali sono lente.
Pubblicato su Reporterre.net (titolo originale completo «Nuit Debout a dégagé l’horizon» “Nuit Debout ha chiarito i suoi orizzonti”: le risposte sono state raccolte da Barnabé Binctin e Hervé Kempf. Reporterre, quotidiano web indipendente dell’ecologia, è nato nel 1989 ed è diventato un giornale on line dal 2007 |