http://www.controinformazione.info/ Giu 11, 2016
Svegliare il “lupo della steppa” nella coscienza europea di Germán Gorraiz Lopez Traduzione di Luciano Lago
Hermann Hesse nel suo libro “Il lupo della steppa” (Der Steppenwolf,1.927), riproduce il sentimento ell’angustia, della mancanza della rassegnazione e dello smarrimento che si è impadronito della società europea nel periodo tra le guerre ed è una lucida analisi sulla pazzia di una epoca in cui agonizza il vecchio senza che sia nato qualche cosa di nuovo. In tale opera critica sommessamente la società borghese (“la decadenza dell civiltà”), la dittaura invisibile che annulla gli ideali dell’individuo primogenito e la traforma in un essere acritico, pauroso e conformista che addormetato dal consumismo compulsivo di beni materiali passa ad ingrossare ineludibilmente le fila di una società omogenea, uniforme e facimente manipolabile.
Così, Hesse definisce il borghese come “una persona che cerca sempre di collocarsi nel centro, tra gli estremi, in una zona confortante e gradevole, senza violente tempeste nè tormenti. Di conseguenza, è per natura una creatura di debole impulso vitale, paurosa, temendo lo slancio di se stesso, facile da governare. Per questo ha sostituito il potere per mezzo del regime delle maggioranze, la forza attraverso la legge e la responsabilità con il sistema di voto. E’ evidente che questo tipo umano deve essere pauroso, per quanto, esistendo in una massa tanto considerevole, non può sostenersi da solo e in funzione delle sue qualità non potrebbe rappresentare nel mondo altro ruolo che quello del gregge di agnelli tra lupi erranti….” Tali rflessioni continuano ad essere valide un secolo più tardi, visto che la entrata in recessione delle economie europee ha implementato lo stigma dell’incertezza e l’incredulità, in una società immersa nella cultura dello Stato di Benessere del mondo occidentale, derivando successivamente uno shock traumatico nel constatare il vertiginoso passaggio da livelli di benessere fino alla cruda realtà della perdita del lavoro e del successivo sloggio, di una immersione nello stato di povertà e di dipendenza esclusiva dai sussidi sociali, per cui si innesta inevitabile un processo di catarsi e successivamente di angustia (metanoia) collettiva. Il termine Metanoia ((dal greco μετανο?εν, metanoien), sarebbe “un enunciato retorico utilizzato per ritrattare una qualche affermazione fatta e poi corretta per focalizzarla nel modo adeguato ad un nuovo contesto”, quello che tradotto nell’attuale congiuntura socio-economica, si tradurrebbe come “trasformare la mente per adottare un nuovo modo di pensare, con idee nuove, nuove conoscenze ed una attitudine del tutto nuova di fronte all’irruzione del nuovo scenario socio-economico che si profila”. Questo cambiamento implicherebbe la doppia connotazione di movimento fisico (retrocedere dalla via percorsa) e psicologico (cambio di mentalità dopo essersi disfatti dei vecchi stereotipi economici vigenti nell’ultimo decennio) e che avrà come effetti benefici la liberazione della parte indomita dell’individuo primordiale (il lupo della steppa) che è rimasto ranicchiato in un angolo recondito del cuore, addormentato ed oppresso dalla tirannia della manipolazione consumista dell’attuale società borghese occidentale. Di conseguenza assistiamo all’apparizione di un nuovo individuo, che si riafferma in una solida coscienza critica e sostenuto da valori caduti in disuso, come la solidarietà e l’indignazione collettiva davanti alla corruzione ed all’ingiustizia imperanti e che sotto lo slogan ” proibito proibire” genererà uno tsunami popolare di denuncia del deficit democratico, sociale e dei valori della attuale elite dominante e vorrà instaurare il caos costruttivo che finirà per diluire l’inibitore oppioaceo della coscienza critica (consumismo compulsivo) e provocare la necessaria metanoia da cui potrà nascere un nuovo individuo disposto a bruciare le norme e le leggi imposte dalla “oligarchia delle tenebre”, non essendo da scartare una nuova edizione del Maggio del ’68, ovvero l’affondamento del castello di carte mercantilista dell’attuale Unione Europea, il ritorno ai settori economici tradizionali e nel successivo disegno cartografico della nuova Europa dei Popoli nell’orizzonte del prossimo quinquennio. Germán Gorraiz López: 1957, Navarra-España. Analista económico e geopolítico, collaboratore abituale di varie riviste digitali spagnole e latinoamericane. In particolare con il Diario SIGLO XXI, Bottup, España Liberal, Rebelion, Libre Pensador, Alainet , Cuba Nuestra, Plano-Sur.org, Entorno-empresarial.com o El Mercurio Digital. |