http://www.controinformazione.info Mar 28, 2016
Minaccia terroristica e ondate migratorie i due fattori chiave per accelerare il cambiamento dell’ordine sociale di Luciano Lago
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, gli ultimi avvenimenti hanno del tutto fugato e dissolto ogni incertezza e ci hanno confermato quanto era emerso già da tempo: la minaccia del terrorismo islamico è funzionale al mondialismo quanto l’ISIS (Daesh in arabo) risulta essere la “marionetta” dell’impero USA anglo sionista. Si trattava di insinuare nell’opinione pubblica europea un forte senso di angosca e di paura, una psicosi degli attentati di matrice islamica, con una massiccia campagna mediatica accompagnata dall’aspettativa di nuove misure draconiane di sicurezza e di repressione . Non per nulla gli opinionisti più accreditati avevano già da tempo iniziato a sostenere la necessità di rinunciare ad “un pezzetto” delle nostre libertà in cambio di maggiore sicurezza.
Sono arrivate in Europa le bestie dell’ISIS, create, armate ed addestrate nel più grande campo di addestramento esistente al mondo, la Siria, guarda caso creato grazie all’opera instancabile dell’Amministrazione USA, del Regno Unito, di Israele e dei loro alleati sauditi e turchi. Da quei campi di addestramento, dove tutte le tecniche militari e l’utilizzo delle armi sofisticate ed esplosivi venivano illustrate da istruttori nordamericani, britannici e turchi (come documentato), sono usciti fuori i terroristi dello Stato islamico, di Al Nusra ed altre formazioni, i quali, dopo le batoste subite in Siria dall’offensiva russo siriana, adesso sbarcano in Europa mescolati alle ondate di profughi e migranti. Vedi: US to scrap Syria rebel training programme
Dopo averli sostenuti, armati ed perfino esaltati come “combattenti per la libertà”, in altri casi definiti come ” oppositori moderati”, fin tanto che operavano in Siria, i governi europei adesso lanciano alte grida di allarme. Puntualmente il nuovo quadro sta prendendo forma: in nome della difesa dal terrorismo, si iniziano a predisporre misure di prevenzione e controllo su ogni cittadino, limitando le possibili espressioni di opinioni non conformi al pensiero unico mondialista e progressista. Non a caso in questi giorni è stato presentato in Italia il progetto PRISM, acronimo che sta per Prevenire, Modificare e Inibire i discorsi d’odio sui nuovi Media, ovvero in inglese “Preventing, Redressing and Inhibiting hate Speech in new Media”, che si caratterizza per lo slogan “Words are Weapons”, presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, lunedì 21 marzo.
Il progetto coinvolge anche alcuni altri Paesi europei (Francia, Regno Unito, Romania, Spagna), e godrà di un finanziamento importante (non si conosce ancora l’ entità ma si dice che sarà “notevole”) da parte della Commissione Europea (attraverso il “Fundamental Rights and Citizenship Programme” dell’Unione). Oltre alla Commissione Europea, il progetto potrà contare sul patrocinio di organismi quali l’associazione “Carta di Roma”(finanziata da Soros) , l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale della Presidenza del Consiglio dei Ministri (quello che vigila sui reati di razzismo e negazionismo), l’ARCI, l’ANCI ed altre associazioni fra le quali non mancherà di aggregarsi l‘ANPI e le varie ONG fra cui la Open Society, la Human Rights Watch ed altre (le stesse che finanziano il trasferimento dei migranti in Europa).
In sostanza il progetto mondialista in Europa viene accelerato in questa fase grazie alla presenza concomitante di due fattori: 1) il terrorismo islamico e 2) l’ondata migratoria (sospinta da precise centrali). Il primo consentirà una sempre maggiore integrazione degli Stati europei in nome delle esigenze di sicurezza, il secondo contribuirà in modo essenziale alla edificazione di un nuovo assetto sociale ed un ordinamento centralizzato che mira alla totale abolizione di ogni sovranità dei singoli stati nazionali.
Non a caso in questi giorni si è accelarato il processo per la creazione della nuova Polizia Europea (la Eurogendor), già presentato a Strasburgo in Dicembre, che andrà ad unificare le varie polizie dei vari Stati, abolendo gradualmente le varie polizie nazionali ed istituendo un centro di coordinamento unico (scompariranno i Carabinieri, la Gendarmerie in Francia, la Guardia Civil, in Spagna e gli altri corpi di polizia nazionali). Facile prevedere che si arriverà ad istituire anche una vera e propria “polizia del pensiero” (in Italia la Boldrini sostiene da tempo questo progetto). I primi passi sono stati già fatti. Si dovranno reprimere come illegali tutte le forme di critica di tipo razziale, religioso, sessuale, le rilevanze comportamentali di gruppi etnici, religiosi, l’esaltazione della violenza (considerata in senso lato), l’apologia del terrorismo, il vilipendio dei dogmi consolidati come la, Shoah, la Resistenza, l’identità di genere, i padri fondatori dell’Europa, ecc.. Naturalmente saranno le stesse autorità europee, i “supremi giudici”, che potranni definire quale sia il metro morale e di gudizio per definire cosa è reato e quali sono i dogmi da difendere come “sacri valori”.
L’ex dissidente sovietico Bukovski ce lo aveva predetto. “In Europa avete creato un mostro che si chiama UE: l’Unione Europea è governata da due dozzine di persone non elette, che si attribuiscono incarichi l’un l’altro, si incontrano in segreto, non devono rispondere a nessuno e che non possiamo rimuovere. ……..In Europa quando chiunque cerca di esprimersi su questioni relative alla razza o alla differenziazione di genere, o se le sue opinioni differiscono da quelle approvate, viene ostracizzato. Questo è l’inizio del Gulag, l’inizio della perdita della libertà”.
Vedi: La UE Sta diventando uno stato di polizia
Consideriamo che uno dei principi cardine del mondialismo elitario si basa sulla abolizione dei confini, la scomparsa di nazioni separate e distinte. Lo stesso progetto dell’Unione Europea fu concepito a tale scopo e la UE fu edificata, a piccoli passi, nel dopoguerra, seguendo queste indicazioni che venivano accuratamente celate all’opinione pubblica : essenziale la creazione di una superburocrazia ed un sistema di gestione politica per l’intero continente, modificatosi nel tempo fino ad assumere le sembianze di una oligarchia tecno finanziaria installata negli uffici dei Bruxelles e docilmente al servizio delle centrali mondialiste. (Qualcuno però all’epoca se ne era accorto, si chiamava Charles de Gaulle e volle cautelarsi e prenderne le distanze).
Tuttavia questo non era ancora sufficiente, le centrali di potere sovranazionale avevano inteso che, per la buona riuscita del progetto mondialista, era necessario arrivare quanto prima ad una rottura dell’ordine sociale e dell‘identità culturale dei popoli europei. Di conseguenza si sta operando oggi (utilizzando i due fattori di cui sopra) in modo di arrivare ad un processo di demolizione delle nazioni, diverse tra loro e sovrane, fino a lasciare in prospettiva una tabula rasa, un modo di alterarare radicalmente l’ordinamento sociale. Da qui la necessità di aprire i confini, permettere l’arrivo di ondate di emigranti dall’Africa, dai paesi arabi, dall’Asia e farli progressivamente mescolare alle popolazioni europee. Il fine ultimo è quello di “sostituire le popolazioni” con flussi di gente che, per diversa cultura e consuetudini sociali, non abbia la minima intenzione di accettare costumi e stili di vita in voga nelle società europee.
Questo è spacciato come l’obiettivo finale e sarà quello dell’avvento di una società multiculturale con una diversa configurazione delle popolazioni nazionali, tanto che in Europa, nell’ arco di ventennio, grazie agli alti tassi demografici delle popolazioni importate, sarà perfino superfluo parlare di Germania, di Francia, di Italia, di Spagna, di Belgio o di Svezia, visto che le culture originarie tenderanno a scomparire e l’Europa del domani sarà un miscuglio non omogeneo ed indistinto costituito da una accozzaglia di culture diverse, provenienti da vari paesi, unificate nell’omologazione del “mercato unico” dettato dalle centrali mondialiste, una massa di consumatori ed una mano d’opera a basso costo per le multinazionali, sotto il dominio di una ristretta elite finanziaria.
Obiettivo questo esaltato da tutte le componenti della sinistra europea come l’avvenire del “bene e del progresso”, quello che De Benoist definisce «una “mondializzazione urbana”» venduta come “socialismo dal volto umano”, ovvero un “socialismo” che, negazione di se stesso, viene comunque declinato «in un’ottica riformista» che «condanna a non vedere il lato sistemico della globalizzazione».
Certo non mancheranno, nel nuovo ordine europeo multiculturale, le tensioni sociali, le insurrezioni ed i conflitti, considerando anche una progressivo impoverimento di massa, lo sfruttamento indiscriminato e la caduta di molte attività economiche tradizionali che lasceranno campo libero alle multinazionali. Sarà la stessa oligarchia di Bruxelles che, tramite una polizia unica e norme di sicurezza speciali, si attrezzerà per fronteggiare gli episodi di sommossa, di conflitti e di scontri fra le diverse etnie. Nella violenta repressione che seguirà inevitabilmente saranno coinvolte anche quelle frange autoctone di rivolta, definiti ” populisti”, ” neo fascisti”, fascio legisti,”revanscisti”,ecc., che non vorranno adattarsi al nuovo ordine, il sistema appofitterà per reprimere ogni dissidenza al nuovo ordine stabilito. Si prospetta un giro di vite contro queste frange refrattarie al “progresso”. Gli esponenti mondialisti applaudiranno a questi provvedimenti restrittivi come necessari e chiederanno “più Europa” che equivarrà a chiedere più repressione del dissenso, più omologazione al Pensiero Unico, più controllo della dissidenza.
Occorre tenere presente che il sistema di potere dominante, che non ha più alcuna parvenza democratica (se non di facciata), oltre ad avere il controllo di tutto l’apparato mediatico e di quello accademico, dispone oggi di mezzi tecnologici, impensabili soltanto pochi decenni addietro, mediante i quali può esercitare uno stretto controllo di tutti gli individui, delle comunicazioni, può monopolizzare le forme di educazione fin dalla tenera infanzia, può manipolare e condizionare le menti dei più giovani imponendo mode e feticci pseudo culturali, può orientare le masse e prospettare ad esse forme di consumismo e di pseudo cultura sostitutive di quelle tradizionali. Il danno più forte viene prodotto sulle nuove generazioni.
Il vero ostacolo che trova questo processo di mondializzazione in Europa sono le resistenze nazionaliste, quelle delle comunità e delle nazioni che non si rassegnano a scomparire e che non vogliono assuefarsi supinamente al feticcio del multiculturalismo, per quanto questo penetri subdolamente attraverso i media e la propaganda.
Le resistenze al processo di mondializzazione in Europa si avvertono oggi in paesi dalla forte tradizione nazionale e con una consolidata identità culturale: l’Ungheria, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia. Alcuni esponenti politici di queste nazioni, in molti casi hanno compreso il pericolo e stanno opponendo resistenza: in particolare Viktor Orban in Ungheria, Milos Zeman nella Repubblica Ceca, il presidente polacco nazionalista, Andrzej Duda ed il premier Beata Szydlo, che oggi contestano apertamente le scelte dell’Europa e si sono schierati con Orban a contestare le politiche immigrazioniste di Bruxelles e di Berlino.
Questo preoccupa gli organismi mondialisti che vedono un forte ostacolo al successo del loro progetto e di conseguenza è partita una grande campagna di demonizzazione contro i settori “nazionalisti e populisti” di questi paesi europei che si oppongono al “nuovo corso”. Non si può escludere che, nel prossimo futuro, vengano “fabbricati” altri episodi eclatanti per convincere le persone e l’opinione pubblica dello “stato di pericolo” che corre tutta l’Europa se non si prendono provvedimenti urgenti per l’unificazione degli Stati e dei sistemi, per arrivare ad unico sistema di “difesa comune” (naturalmente appaltato dalla NATO e dagli USA), episodi e fatti gravi (come avvenuto a Parigi ed a Bruxelles) e che possono produrre campagne emozionali su cui innestare i processi avanzati verso la riforma del sistema, piegando le residue resistenze. Possiamo quindi prepararci al peggio che deve ancora venire |