The Washington Post

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1 luglio 2016

 

La troppa democrazia esiste

di Daniel W. Drezner

 

E criticare la scelta di sottoporre certe decisioni a un referendum non rende anti-democratici, scrive un giornalista del Washington Post

 

Vediamo se ho capito tutte queste reazioni su Brexit. Per prima cosa, c’è il semplice fatto che i mercati finanziari hanno espresso la loro grande disapprovazione per la vittoria del Leave sul breve periodo. Per una serie di ragioni che sono state illustrate dal giornalista del New York Times Neil Irwin, gli analisti sono però pessimisti anche per quanto riguarda le previsioni a lungo termine. Tutto questo ha portato a sua volta a un crescente sentimento anti-democratico da parte di esperti che sostengono che quello su Brexit sia stato un voto non informato e di una stupidità ridicola.

 

A sua volta, questo ha portato ad articoli anti-anti-democratici come questo di Matt Taibbi, pubblicato nell’edizione americana di Rolling Stone:

Se fossi britannico, probabilmente avrei votato per il Remain. Ma non è difficile da capire la rabbia di chi è soggetto ai burocrati di Bruxelles che non rendono conto a nessuno. E non erano nemmeno difficili da immaginare le reazioni al voto su Brexit, che confermano tutti i sospetti sulle persone che gestiscono l’Unione Europea.

Immaginate che esperti e professori propongano di limitare il vostro diritto di voto perché avete votato per il Leave. Ora immaginate che le stesse persone definiscano «bambini» gli elettori come voi e vi puniscano perché non apprezzate abbastanza, per esempio, la fortuna di sottostare alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che rivendica la sua supremazia sulla Magna Carta e il Bill of Rights.

 

Il messaggio generale in tutti questi casi è sempre lo stesso: fate gestire le cose a noi…

Non ha molto senso essere contrari alla tortura finché non si è tentati di ricorrervi, o avere fede nel voto finché non si è infastiditi da un particolare risultato elettorale. Se pensate che ci possa mai essere un caso di “troppa democrazia”, probabilmente non avete mai creduto nella democrazia. E questa cosa la possono percepire anche gli elettori poco informati.

Dal momento che Taibbi espone la sua tesi così male da farmi chiedere se non volesse essere una specie di satira, considerate allora la mia come una tesi anti-anti-anti-democratica. Diciamocelo chiaramente: ovviamente esiste la “troppa democrazia”. Per quanto mi riguarda, sono molto contento che negli Stati Uniti i giudici federali e i membri della banca centrale non siano eletti. E sono ancora più contento del fatto che le leggi che impongono vincoli al governo, per esempio il Bill of Rights, non siano soggette a un voto popolare. Mi prendo anche il rischio di dire che un sistema di governo fatto da referendum continui non ha necessariamente reso la California un posto migliore in cui vivere.

 

Forse Taibbi mi accuserà di non credere nella democrazia diretta, ma questo non mi crea nessun problema. Sono un grande sostenitore della democrazia rappresentativa liberale, che guarda caso è il sistema di governo della maggior parte delle democrazie mondiali. Non sarei troppo entusiasta di passare a un sistema in cui le decisioni politiche importanti sono determinate un referendum dopo l’altro.

Questo, ovviamente, non vuol dire che i risultati del referendum su Brexit non debbano essere rispettati. Come disse una volta il presidente Obama: «Le elezioni hanno delle conseguenze». Il governo di Cameron ha indetto un referendum per decidere sulla permanenza nell’Unione Europea, e quella decisione dovrebbe essere rispettata. Ma è anche giusto sottolineare le conseguenze negative del voto e le menzogne dei leader della campagna per il Leave, che ora ammettono di non avere un piano su Brexit (e anche se non lo ammettessero, le autorità dell’Unione Europea sarebbero felici di puntualizzarglielo). Come ho scritto la settimana scorsa, è totalmente legittimo dire che negli Stati Uniti avremmo un risultato simile a quello nel Regno Unito se Donald Trump dovesse vincere a novembre.

 

Ammiro il fervore con cui Taibbi difende la democrazia. Ha assolutamente ragione quando ribadisce che l’idea di democrazia va difesa di più quando porta a decisioni veramente stupide. Ma sottolineare che lasciare l’Unione Europea sia stata una decisione molto stupida non è anti-democratico. È un dato di fatto. E dal mio punto di vista, chiedersi se sia giusto che le grandi decisioni politiche siano prese attraverso i referendum è un dibattito assolutamente sensato. Essere scettici nei confronti della democrazia diretta non è come essere scettici della democrazia rappresentativa.

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