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22/03/2016
Caos, esercito nelle strade
Il panico è generale, l’esercito è in strada: c’è il blocco totale dei trasporti da e verso Bruxelles. Chiuse scuole, musei e il palazzo reale. In allerta anche tutta l’Europa. Convocati consigli di sicurezza in Francia, Gran Bretagna e Italia. A una minaccia globale, a una guerra lunga al terrorismo, serve una risposta globale, leggi efficaci e rispettose delle libertà, ha detto il presidente francese, Hollande, ma anche un piano europeo antiterrorismo e controlli coordinati in ambito Schengen. Parigi chiude la metro e schiera altri 1.600 agenti tra infrastrutture e frontiere anche Olanda e Svezia elevano il livello di allerta. E con la rivendicazione dell’Is arrivano le voci dall’area: Egitto, Iran e ancora prima Mosca condannano l’accaduto e invocano la cooperazione internazionale contro il terrorismo.
Una tattica che crea scompiglio quella messa in atto dai terroristi oggi a Bruxelles, che trasforma la città in un campo di battaglia e fa pensare a un’Europa smarrita di fronte ad una simile potenza di fuoco.Si tratta di una minaccia globale? E quali saranno le conseguenze? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Stefano Silvestri, consigliere scientifico dell’Istituto Affari internazionali:
R. – Certamente è una minaccia grave, è una minaccia terroristica. Non ha nulla di comparabile però con minacce di guerra o similari. Detto questo è chiaro che le cellule presenti in Belgio erano più strutturate, più reattive, più capaci di quanto evidentemente la polizia, i servizi fossero riusciti a capire. C’è qui duqnue un allarme importante nei confronti dei servizi di investigazione e di “intelligence”.
D. – E’ una mancanza di Bruxelles o in generale è proprio difficile riuscire a prevedere e a intervenire?
R. – E’ onestamente difficile, qualche errore sarà stato fatto ed è sempre possibile. E non è poi così facile controllare il territorio. Il Belgio ha pure debolezze strutturali, dovute alle sue divisioni linguistiche … Diciamo che in questi casi sarebbe molto utile la conoscenza di questi errori per gli altri: e invece la gente tende a nascondere gli errori. Sarebbe necessaria inoltre una molto maggiore cooperazione e integrazione dei servizi di polizia in Europa,perché i terroristi si muovono abbastanza liberamente da un Paese all’altro, Schengen o non Schengen, mentre invece le polizie hanno più difficoltà.
D. – Secondo lei c’è qualche relazione tra questi fatti di oggi e l’arresto di Salah?
R. – Questo è possibilissimo. Se i terroristi temevano che lui parlando rivelasse cose che avrebbero potuto bloccarli, potrebbero avere accelerato l’attuazione di questi attentati. Però gli attentati erano evidentemente già in preparazione da tempo.
D. – Il prezzo che pagheremo tutti è una minore libertà di circolazione, in cambio di una maggiore sicurezza?
R. – Si: pagheremo tutti nel senso che avremo controlli sempre più pesanti che metteranno a rischio la nostra privacy. Però, nello stesso tempo, qui il problema è avere interventi più mirati.
D. – Ancora una volta, tutto accade a Bruxelles: lei crede che dietro ci sia un messaggio diretto a quello che l’Europa sta facendo sul fronte africano o mediorientale ?
R. – Mah … Bruxelles è abbastanza indicativa: calcoliamo che c’è la propaganda dell’Isis secondo cui aumentano pesantemente gli attacchi all’Europa e quindi anche a Bruxelles, Unione Europea eccetera; quindi, è abbastanza indicativo, sì, anche di una scelta politica. A questo dobbiamo aggiungere, evidentemente, che c’era una disponibilità di manodopera e che c’erano quindi i terroristi sul posto disponibili e organizzati. |
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martedì 22 marzo 2016
Bruxelles, al centro della strategia del terrore
di Giulietto Chiesa
Bombe contro di noi. Contro i popoli d'Europa. Per ridurre le libertà residue. Infatti il primo risultato, scontato, sarà la sospensione di tutte le garanzie. Giulietto Chiesa
Il nuovo massacro di Bruxelles, con azioni terroristiche tanto ben coordinate quanto sanguinose, cioè con bombe ad alto potenziale non con kamikaze suicidi, ha tutta l'aria di una "prosecuzione" di un piano.
Di chi? Contro chi è diretto? Il sancta santorum che guida questa sarabanda non lo conosce nessuno, e dunque tutte le ipotesi sono ugualmente inattendibili.
Quelle che subito vaneggiano di "risposta" di Daesh alla cattura dell'ultimo sopravvissuto del 13/11 a Parigi sono però palesemente ridicole. Un piccolo pregiudicato da tempo sotto controllo dei servizi segreti, ex tenutario di un centro di spaccio di droga e di prostitute come la bettola intitolata "La Beguine" nel quartiere di Molenbeek, che riesce a passare indenne attraverso quattro controlli di polizia (francese) prima di rifugiarsi nello stesso quartiere in cui ha sempre vissuto, restandoci per quattro mesi, non poteva essere il "cervello" di niente. Questi attentati erano predisposti da tempo, da qualche centrale di provocazioni in grande stile.
Contro chi? Queste bombe sono la prosecuzione di quelle di Parigi del 2015: Charlie Hebdo e il Bataclan. Di Ankara, contro i turisti tedeschi. Sono la prosecuzione della messinscena di Colonia. Sono lo strascico del fiume di profughi.
Andiamo con ordine: sono contro di noi. Contro "i popoli d'Europa". Per ridurre le loro libertà residue e le loro capacità di risposta ai soprusi dei poteri. Infatti il primo risultato, scontato, sarà la sospensione di tutte le garanzie democratiche. È già in corso in Francia, ora sarà la volta del Belgio. Poi, dopo qualche altro attentato, magari in Italia, se per caso non volesse entrare in guerra in Libia, allora sarà la volta del nostro Paese.
Noi italiani siamo gli ultimi a poter essere ingannati, poiché abbiamo già vissuto la stessa cosa con la strategia della tensione. Questo ci dice che non dobbiamo cadere nella trappola di guardare il dito invece della Luna. Se ci dicono che è Daesh, diffidiamo. Probabilmente è "anche" Daesh. Ma Daesh è lo strumento, e la mano (in parte), ma non la mente.
Sono bombe contro "l'Europa dei popoli", per renderla uno straccio subalterno al potere dell'Impero, per trascinarla in guerra tutta intera, terrorizzata, per mettere la museruola a tutti, anche ai recalcitranti. L'avviso è per tutti non solo per Bruxelles.
Chi è la mente non lo possiamo sapere. Ma una cosa che sappiamo è che i servizi segreti europei, tutti, chi più chi meno, sono filiali inquinate e di altri servizi segreti. Più probabilmente di settori, pezzi, frammenti incontrollabili di servizi segreti altrui. Ricordiamo il bellissimo e profetico film di Sydney Pollack, "I tre giorni del Condor".
Per questo non scoprono niente. E non scopriranno niente: perché non sono in condizioni di indagare. Per questo dobbiamo riprendere in mano la nostra sovranità, e cambiarli. Cambiando chi ci governa, e che sgoverna l'Europa, con altro personale, meno vile e più lungimirante. Altrimenti ci faranno arrostire, prima di renderci schiavi.
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