Fonte: Hispan Tv http://www.controinformazione.info/ 27 Sett 2015
Lo Yemen, un paese da sei mesi sotto i bombardamenti ed il boicottaggio mediatico (un genocidio che non fa notizia) du Rasoul Goudarzi Traduzione e sintesi di Luciano Lago
La popolazione yemenita si trova da circa sei mesi sotto i costanti attacchi aerei dell’Arabia Saudita. Scuole, ospedali, infrastrutture civile come ponti, centrali elettriche, monumenti storici, ecc.. tutto viene distrutto davanti allo sguardo impassibile ed il silenzio lacerante di quella che chiamano “la comunità internazionale”.
La foto di un bimbo affogato lungo le coste della Turchia ha commosso il mondo e si è trasformata ingrandi titoli dei media, tuttavia la realtà dello Yemen ed il massacro dei suoi abitanti, incluso donne e bambini, bruciati dalle bombe dei sauditi, non ottiene spazio nei bollettini informativi dei mega media occidentali. (……..)
A fine Marzo di quest’anno, l’Arabia Saudita aveva lanciato una campagna di bombardamenti contro lo Yemen con il sostegno di vari suoi alleati, fra cui Stati Uniti ed Israele, che hanno fornito alle forze saudite apppoggio logistico, forniture militari ed informazioni di intelligence. I monarchi di Riyad, grandi alleati dell’Occidente, hanno dichiarato che il loro obiettivo era quello di eliminare il movimento popolare di Ansarollah (sciita) e far ritornare al potere l’ex presidente spodestato Mansur Hadi il quale si era dimesso dalla carica per causa delle proteste popolari contro di lui. Attualmente continuano i bombardamenti indiscriminati contro distinte zone del paese perchè il regime di Riyad non è riuscito ad otttenere risultati, visto che il movimento Ansarollah si mantiene al potere nel paese arabo e le forze yemenite stanno opponendo una fiera resistenza. In questo senso il suo leader, Abdulmalik al-Houthi, ha manifestato che il suo paese continuerà la sua resistenza contro l’aggressione saudita fino ad ottenere la sconfitta degli aggressori. Nonostante questo, le organizzazioni internazionali (come l’ONU e la Lega Araba) si sono limitate ad esprimere la loro preoccupazione rispetto a tale conflitto, senza prendere decisioni che possano mettere fine a tale situazione. In questo contesto il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, ha affermato che la Coalizione comandata dall’Arabia Saudita sta distruggendo le infrastrutture del paese arabo, cosa che è contraria alle norme internazionali ed ai valori umanitari. A questa dichiarazione si unisce quella dell’assessore del segretario generale sulla Prevenzione del genocidio, Adama Dieng, la quale ha criticato il silenzio della comunità internazionale davanti all’oppressione del popolo yemenita ed ai crimini di lesa umanità commessi nello Yemen. A sua volta ha avvertito che questo flagello potrebbe contagiare ed estendersi ad altri paesi. Con tutto questo, bisogna dire che il semplice fatto di “esprimere preoccupazione” o limitarsi a condannare certi crimini non significa che questi si possano impedire i prevenire. Si devono prendere misure efficaci ,come sanzionare il paese aggressore in conformità con il Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite, tra le altre misure, un qualche cosa di cui siamo testimoni che non avviene rispetto all’Arabia Saudita o al regime di Israele, visto che queste nazioni sono considerate i principali alleati degli USA nel Medio Oriente. Le sanzioni sono considerate “legittime” piuttosto contro la Siria, contro la Russia e contro Cuba ma non contro Arabia Saudita ed Israele ( alleati di USA e NATO). Mentre le sofferenze della popolazione yemenita vengono oscurate da un boicottaggio mediatico e dal silenzio degli organismi internazionali, Riyad prosegue con la sua guerra. Secondo l’agenzia di notizie, Yemen Street, Arabia Saudita ha speso più di 720 mila milioni di dollari ed ha bombardato almeno 35 mila volte difìfferenti zone del paese vicino. Inoltre ha imposti un blocco unilaterale sul territorio yemenita che non permette l’arrivo di aiuti umanitari alle persone vittime della guerra, nè per mare nè per via aerea. La guerra che colpisce lo Yemen e la sua conseguente crisi umanitaria, con più di un 80% di persone che necessitano di assistenza urgente, più di 2500 morti 8di cui 400 bambini) secondo l’ONU e più di un milione e 300 mila rifugiati, avrà delle conseguenze tanto per i suoi aggressori come per tutta la regione ed anche per l’Europa (assente e sorda).
Una sfida per l’Arabia Saudiuta Secondo le ultime cifre rivelate, Riyad sta destinando una enorme quantità di denaro all’invasione dello Yemen, mentre una considerevole parte dei suoi cittadini sta vivendo in una situazione precaria, in specie nella parte ovest del regno. Esistono numerose informazioni, come quella della stessa Assemblea Consultiva dellArabia S. (Shra) che mettono in rilievo che circa il 22% della popolazione di questo paese arabo vive al di sotto dell livello minimo di povertà. Un altra informativa, pubblicata a Febbraio del 2013 dal giornale arabo Al-Hayat, rivela che la cifra di suicidi tra i giovani sauditi sta crescendo, dovuto alla miseria estrema ed alla catastrofica situazione economica che colpisce le loro famiglie, che si vedono incapaci di soddisfare le proprie necessità di base. Il giornale ha aggiunto che più dell’84% delle persone che ricorrono a questa pratica sono minori di 35 anni di età, un tema la cui risposta si può trovare nel tasso di disoccupazione del 35% secondo quanto annunciato dalla rivista The Economist. Inoltre il paese sta accusando il colpo per la caduta del prezzo del petrolio. la sua principale fonte di entrate. In questo modo, mentre la popolazione vive male in difficili condizioni economiche (a parte i membri della casa reale e le loro famiglie che vivono nello sfarzo e nel lusso), il governo saudita investe le sue risorae nella guerra e nell’acquisto di armamenti, questo potrebbe portare a breve a forti proteste antigovernative ed aumentare il malessere della popolazione. Dal punto di vista della sicurezza si deve anche dire che, per gli scontri e le dimensioni della guerra, le regioni meridionali del paese (ai confini con lo Yemen) stanno subendo pesanti conseguenze. La zona di Jizam, alla frontiere con lo Yemen, è stata colpita da vari attacchi ed i combattenti yemeniti, che hanno inflitto vari rovesci alle forze saudite, hanno conquistato il controllo di varie basi, un fatto che presuppone una sfida alla sicurezza del regime di Riyad che sembrava inattaccabile. A tutto questo bisogna aggiungere lo stato di insicurezza che si vive nelle regioni orientali, dove si sono sviluppate, anche in quelle, varie proteste antigovernative già da alcuni anni. Questa situazione di instabilità potrebbe provocare più rivolte contro la famiglia degli Al Saud, situazione che risulterebbe difficile controllare in queste circostanze.
Le sfide per l’Europa In accordo con le informazioni ricevute, l’unico vincitore nella guerra saudita contro lo Yemen sono i teroristi di Al Qaeda (organizzazione da sempre supportata dai suditi), i quali stanno operando nel sud del paese ed ancora di più hanno il controllo di Aden, una città che è stata occupata dalla Coalizione saudita. Questo presuppone una grande minaccia tanto per gli stessi sauditi come per tutta la regione. L’ esempio più recente delle atrocità del Daesh (Stato Islamico) in Arabia Saudita è stato quello degli attacchi suicidi dei quali uno contro una Moschea, in cui alcune decine di cittadini ed effettivi militari hanno perso la vita. Così come dimostra l’esperienza, i terroristi del Daesh non sono controllabili e possono arrivare a svegliare sentimenti di paura e terrore in qualsiasi governo o paese. L’ampliamento del raggio di operazione terroriste nello Yemenm in Iraq, in Siriam in Libia ed in Libano, tra gli altri, presuppone un gran pericolo per la sicurezza della regione. Inoltre il ritorno di questi gruppi già ben addestrati ai paesi d’origine rappresenta una grande minaccia per questi luoghi. Inoltre in tema di terroristi, bisogna sottolineare un’altra realtà. Nel caso che si mantenga l’attuale ritmo del conflitto nello Yemen, questo paese si potrebbe trasformare in un altro Iraq, Siria o Afaghanistan, le cui conseguenze colpirebbero altri paesi del mondo. Con questo mi riferisco al flagello migratorio. Gli yemeniti, per sopravvivere e sfuggire dalla guerra, come altri rifugiati che si trovano in Europa o si dirigono verso l’Europa, ricorreranno all’emigrazone, un fatto che intensificherebbe ancora di più l’ondata dei sollecitanti asilo in questi paesi. Nonostante questo, il flagello migratorio si è trasformato in uno strumento in mano ai saudito per intensificare la loro guerra contro il paese vicino, mentre l’opinione pubblica internazionelae si sta concentrando su questo dilemma. Con tutto quello che abbiamo esposto, bisogna dire che l’ONU, quello che dovrebbe essere “il guardiano” della pace mondiale, a volte, deve avere la vista corta, in quanto a contrastare gli interessi di alcuni paesi in conseguenza dei quali i popoli si trovano sotto invasione ed altri subiscono le conseguenze di queste aggressioni. Nonostante questo, la realtà di oggi dimostra altre cose, cose che ci obbligano, o per lo meno ci convincono ad incamminarci verso un nuovo e diverso sistema mondiale . |