L'Huffington Post
Nadine, 33 anni, da Milano alla jihad. "Sono pronta al martirio". "Devo partire. Andare in Siria. Dare la morte agli infedeli in combattimento. Il mio desiderio è di combattere e morire". La Repubblica sceglie il nome di fantasia Nadine per raccontare la storia di una giovane tunisina, 33 anni, da 7 in Italia, nel milanese. Arrivata con un visto turistico, ospite della sorella, poi alla scadenza del visto rimasta come clandestina, quindi nel 2012 ha presentato una domanda di emersione per lavoro che non è mai stata perfezionata. Lo scorso agosto è stata la prima a essere stata espulsa da quando è scoppiata la nuova guerra al terrore. Entrata nel gorgo dell'integralismo islamico, Nadine lascia un lavoro da autista, si toglie jeans e vestiti da occidentale e indossa il velo integrale, un niqab nero, esce poco di casa. Esce la mattina presto, accompagna il nipote a scuola, ma non attraversa la strada, guarda il bambino entrare a scuola da lontano. "Non posso avvicinarmi a esseri impuri". Vive fra pc e cellulari, cerca sul web contatti siriani, crea e cancella account su Facebook dove sogna la sua nuova vita da soldatessa: "Perché la mia vita - dice- è la jihad". Gli investigatori milanesi la considerano una minaccia. In un fascicolo è stata iscritta per associazione con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordinamento democratico. Pochi mesi fa la Digos di Milano chiede alla Procura il nulla osta all'espulsione della ragazza. L'8 agosto Nadine lascia l'Italia. In casa la polizia ha trovato un notebook, un tablet, due cellulari, uno smartphone, una pen-drive e i disegni della bandiera dell'Isis. Su Facebook, Nadine ha una pagina interamente in lingua araba, la foto del suo profilo è un'immagine dell'Isis, come nome alternativo ha la scritta in arabo "La serva di Dio monoteista". Sul diario condivide immagini e documenti del gruppo terroristico Jobhat Al Nusra e scrive: "Sono pronta al martirio, in nome di Dio, il mio scopo è la jihad".
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