Fonte: www.dedefensa.org

http://www.comedonchisciotte.org

Lunedì, 12 ottobre 2015

 

Il generale Flyn passa all'est

Traduzione di Giakki49

 

intervista di Russia Today al Generale Michael Flynn

 

Si tratta di un documento che dev'essere riconosciuto come eccezionale: un'intervista molto lunga (un pezzo di circa 18 minuti), della rete russa RT (Russia Today) al Generale  a riposo Michael Flynn che diresse il Servizio di Informazione  della Difesa americano (DIA ) dal 2012 al 2014 e che ha recentemente conosciuto qualche momento di celebrità.

 

La sua sincerità nel parlare  è indubbiamente un aspetto notevole  della sua personalità, e fa parte dei tratti psicologici che spiegano la sua presenza in un servizio d'informazione così lungo su RT.

Questo intervento merita un commento dettagliato, sotto diversi aspetti. (Si noterà subito che l'intervista scritta ripresa qui sotto dal network francese di  RT il 5 ottobre rappresenta un frammento molto ridotto delle dichiarazioni di Flynn, anche se ne coglie l'essenziale; sulla rete  statunitense di RT è comparso un testo, ma è solo la presentazione del DVD dell'intervento di Flynn che dura circa 18 minuti: attraverso questo testo si può accedere all'intervista completa.)

 

Innanzitutto per quanto riguarda il fatto in sé, l'intervento è eccezionale... Flynn è un generale andato in pensione molto di recente (agosto 2014) , che in nessun modo ha la qualifica implicita di “dissidente” del sistema, come numerosi altri statunitensi che parlano negli USA (compresi anche alcuni anziani funzionari del servizio di informazione), ed ha occupato una posizione estremamente delicata; il fatto che abbia accettato un'intervista così lunga, molto rilassata e calorosa d'altra parte, sulla rete RT accusata dagli estremisti di Washington di essere un'impresa diabolica e un'arma temibile dei russi, rende l'evento eccezionale. In parte si può ascrivere l'avvenimento alla personalità di Flynn come s'è detto; e ugualmente si potrebbe  farlo risalire alla straordinaria frammentazione odierna del potere a Washington, che può suggerire un retropensiero politico che ha favorito l'intervento di Flynn. Infine, Flynn è assai poco intervistato dalle reti degli USA e l'apertura a RT può essere tanto un'opportunità di comunicare quanto una dichiarazione  politica (uno dei suoi più importanti interventi prima dell'intervista a RT è stato quello su Al Jazeera, che ha fatto molto rumore ma dopo che per più di una settimana dall'intervista, a Washington non ne aveva parlato nessuno.

 

Del resto ascoltando le dicharazioni di Flynn,  si capiscono buona parte delle osservazioni che abbiamo appena fatto. L'ex-direttore del DIA  esprime una posizione di quasi completo appoggio alla decisione russa di intervenire in Siria. E lo fa mettendo in evidenza degli argomenti che sono completamente ignorati a Washington (un genere di argomentazioni che si trovano spesso per esempio in Rober Parry o Stephen Cohen) [R. Parry è un giornalista investigativo americano, S. Cohen un docente specializzato sulla Russia, delle università di NY e Princeton – n.d.t.]:

sostanzialmente, che la Russia è una grande potenza, che è normale che abbia una politica estera propria e i suoi propri interessi di sicurezza nazionale, che il suo intervento risponde al fatto che si è oltrepassata una “linea rossa” nella situazione siriana addestrando, equipaggiando e schierando sul terreno un grosso contingente di terroristi venuti dalle comunità mussulmane russe, soprattutto ceceni (senza dubbio circa 3.500 combattenti arruolati nell'ISIS). Una tale comprensione ed una tale considerazione degli argomenti russi sono estremamente rare  a Washington, soprattutto da parte di un militare che occupava un ruolo come quello di direttore del DIA fino all'Agosto 2014, ovvero in un periodo durante il quale la Russia era diventata il “nemico mondiale numero uno” tra le alte sfere di Washington.

 

Per la semplice logica dei contrari, e questo è molto più evidente nell'intervista parlata completa, Flynn è apertamente critico verso la mancanza di strategia degli USA sia in Siria che nei confronti dell'ISIS, anche se usa  espressioni misurate e limita il peso delle sue dichiarazioni (“non sono che un militare”). Per quanto riguarda i risultati ed i primi interventi a fuoco russi (anche questa è una parte che non compare nell'intervista qui di seguito), Flynn usa molta  discrezione, ma in nessun caso mostra per i russi il disprezzo e la derisione che si trovano in numerosi commentatori filoamericani. Argomenta che ci vuole del tempo per apprezzare il valore strategico delle distruzioni eseguite, perché è difficile valutare l'organizzazione dei diversi gruppi terroristici, e dunque molto difficile sapere se si sono distrutti i centri vitali di queste organizzazioni. Ovviamente Flynn si appoggia per queste valutazioni all'esperienza degli Stati Uniti, e alle numerose delusioni che gli USA hanno avuto, quando credevano di aver colpito duramente i terroristi e invece hanno scoperto che le distruzioni non compromettevano realmente un tipo di organizzazione terroristica spesso fluida e inafferrabile. Il futuro medierà tra le sue prudenti affermazioni e quelle a volte trionfalistiche fatte dai militari russi dopo l'inizio delle operazioni di bombardamento.

 

Nel testo inglese che accompagna il DVD c'è un dettaglio che non compare nell'intervista ripresa in francese, che è significativa per ciò che omette di dire. Interrogato genericamente sulla formazione dei ribelli siriani anti-Assad ma “moderati” in salsa USA/CIA, Flynn da una risposta cauta, in cui una certa confusione permette di evitare l'accusa di essere troppo critico riguardo un aspetto importante dell'azione degli Stati Uniti; tuttavia quando l'intervistatore di RT allude al famigerato  programma di addestramento, del costo di 500 milioni di dollari,  attivato dal CENTCOM  [Comando generale militare in Siria – n.d.t.] e che per ora ha prodotto “quattro o cinque” ribelli moderati anti-Assad operativi sul terreno, e  una “divisione 30” che non appena è stata schierata è passata agli estremisti, Flynn dice alcune parole piuttosto mormorate che dichiarate apertamente:

”Non ho parole per descrivere (questo programma)” ma queste parole dicono di  più di tutti gli aggettivi che lui non trova, e si può piuttosto credere che il borbottio di Flynn esprima il suo imbarazzo di appartenere a una comunità di servizi di sicurezza nazionali che generano simili nefandezze..."( -) [in inglese nel testo – n.d.t.].

 

Prendendo spunto da questi dettagli così  significativi, secondo quanto si capisce, si può ampliare la riflessione a una situazione molto interessante che illustra la frammentazione del potere a Washington e la competitività tra i vari centri di potere che si sono formati di conseguenza. In questo caso facciamo riferimento a un testo di “Russia Insider” del 5 ottobre che pone l'interessante domanda nel (titolo) (alla quale facilmente si può supporre  che si dia una risposta affermativa: “i vertici dei servizi di informazione statunitensi hanno adottato una posizione ostile all'amministrazione?”  Il testo sviluppa la tesi secondo la quale attualmente a Washington si è creata una divisione estremamente profonda tra la comunità dei servizi di informazione (Intelligence Community o IC) ed il potere politico che si muove sotto l'influenza degli estremisti neocon. Questa conflittualità non è nuova, è latente almeno dal 2001, con delle punte di contrapposizione come l'affare Plame-Wilson del 2003-2005 (l'analista della CIA e suo marito contro la mafia di Cheney circa le armi di distruzione di massa in Irak) o il caso della NIE 2007 ( il rapporto del Servizio d'Informazione Nazionale 2007) che affermava che l'Iran era molto lontano dall' avere un'ordigno nucleare, anche se lo avrebbe voluto. Oggi la contrapposizione  diventa strutturale, con conflitti in cascata (disaccordo sulla distruzione del volo MH-17, [MalaysianAirlines-da Amsterdam a Kuala Lumpur  - n.d.t.] , gli “sconfinamenti russi in Ucraina, le rivelazioni di Flynn, il caso dei 50 analisti del DIA che lavorano all'interno del  Comando generale militare, eccetera).

 

E' difficile non mettere l'iniziativa di Flynn – anche se fatta in tutta buona fede dall'ex-direttore del DIA – nel quadro di questo confronto perché tutte le sue dichiarazioni vanno in senso opposto alle sparate estremiste e all'attivismo che contraddistinguono la politica predicata dai neocon e dagli interventisti “liberali” di R2P [Responsibility to Protect – n.d.t.]. Anche se Flynn non manca di ripetere che non parla che in quanto militare, le sue dichiarazioni, valutazioni e analisi hanno evidentemente un senso politico e delle conseguenze politiche dirette, specialmente per il suo appello costante alla necessità da un lato di capire l'azione dei Russi, e dall'altro alla necessità che Stati Uniti e Russia cooperino nella lotta al terrorismo. La pubblicità che RT fa  a questa intervista in primis per la visibilità che gli da e il tempo che gli dedica, è un chiaro caso di guerra di buona comunicazione. Così questa intervista di Flynn appare come un elemento del confronto in corso a Washington ma si allarga al quadro internazionale e coinvolge direttamente i russi dopo l'intervento di RT.

 

In generale, Washington ha potuto gestire in modo più o meno accettabile questa crisi latente, sia soffocando i conflitti (sempre a discapito dei “dissidenti” dell'IC) sia minimizzando la loro importanza  impantanandoli in una serie di complicazioni, intese a far dimenticare il loro significato originario. La questione che si pone oggi, come ogni volta in questi casi, ma ogni volta in circostanze sempre più pressanti, è capire se questi conflitti potrebbero prendere una strada istituzionale più grave e destablizzante per il potere di Washington. E' ciò che annuncia, o in ogni caso prevede, l'anonimo autore di Russia Insider, quando scrive:     

“State in campana. Senza dubbio l'intervento russo in Siria, che sta spazzando via la politica totalmente incoerente degli USA,  porterà nuove sorprese. Dopotutto nessuno vuole prendersi la reponsabilità di un fallimento catrastrofico. Specialmente chi non è responsabile delle decisioni sbagliate, delle previsioni superficiali e delle informazioni falsificate che aumentano la confusione.” [in inglese nel testo- n.d.t.]

 

.. Per intanto ecco l'intervista del generale Michael Flynn su RT  del 5 ottobre. Il titolo iniziale, che abbiamo accorciato per ragioni tecniche, era “Se i Russi intervengono in Siria, è perché è stata oltrepassata una indefinita linea rossa”

 

“...E' STATA OLTREPASSATA UN'INDEFINITA LINEA ROSSA”

RT : “nonostante i colpi americani , l'ISIS  è riuscito a impadronirsi di nuovi importanti territori. Secondo Lei, perché anche la Russia  ha deciso di bombardare questo gruppo terrorista?”

Gen. Michael Flynn: “Sono convinto che sia stata oltrepassata una linea rossa non esplicitamente definita. Io penso che noi americani dobbiamo capire che anche la Russia ha una politica estera sua propria, e una strategia per assicurare la sua sicurezza nazionale. E penso che non siamo arrivati a capire che ciò implica per la Russia di garantire l'ordine sia a livello internazionale, sia dentro le proprie frontiere. Penso dunque che siano stati oltrepassati dei confini di allarme non esplicitamente definiti e che questi limiti siano dati dal numero di islamisti radicali che hanno lasciato la Federazione Russa per combattere in Siria, e quindi per la potenziale distruzione di un paese con il quale la Russia ha dei legami evidenti.”

 

RT : “Come militare pensa lei che l'intervento russo potrebbe sbloccare una situazione che non é cambiata da molti mesi?”

Gen. Michael Flynn: “La nostra strategia (americana) non è né coerente né chiara. Ritengo che la Russia e gli USA devono lavorare insieme su questo dossier. E credo che si debba formare una coalizione internazionale. Se la Russia e gli Stati Uniti cooperano non solo sul piano diplomatico ma anche a livello militare, e se questi due paesi chiamano a cooperare i loro alleati nella regione, allora ritengo possibile trovare nuove soluzioni.”

 

RT : “Un anno fa, nell'ottobre 2014, il VicePresidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva dichiarato che non c'erano ribelli moderati in Siria. Ma allora, il Governo americano, chi sta sostenendo attualmente?"

Gen. Michael Flynn: “Quando si parla di formare e di addestrare delle forze per combattere i terroristi, la cosa ha un aspetto tattico. Ciò di cui si tratta veramente è di sapere se c'è un movimento politico coerente e solido i cui dirigenti possano essere rispettati in un consesso internazionale e che possano governare la Siria. Non sono in grado di dirvi oggigiorno chi sono questi dirigenti, se ne esistono, ne se sono dei commercianti pronti a governare, come li ha descritti il vice-presidente. D'altra parte sono sicuro che il presidente Assad deve andarsene e non sono sicuro che questa posizione sia così lontana da quella del presidente Putin sulla Siria.”

 


Link: http://www.dedefensa.org/article/le-general-flynn-passe-a-lest

6.10.2015

 

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