Originale: al-Araby

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26 novembre 2015

 

Resa dei conti al confine siriano

di Vijay Prashad

traduzione di Giuseppe Volpe

 

Impossibile ignorare le gravi implicazioni di questo evento, un caccia russo abbattuto dai turchi in prossimità del confine tra Siria e Turchia.

Volti rigidi dappertutto mentre il consiglio militare della NATO si riunisce per discutere per la prima volta da decenni che uno stato membro ha abbattuto un aereo russo.

Il presidente russo Putin definisce il governo turco “complice del terrorismo”.

Montano tensione e prevale l’incertezza. La Russia si vendicherà? Se sì, come?

Altri scontri tra Turchia e Russia non sarebbero saggi. Persino la NATO ha sollecitato alla calma. Tensioni simili farebbero direttamente il gioco del gruppo dello Stato Islamico. Quanto maggiori le distrazioni nella sua area, tanto più facile per IS riorganizzarsi per il prossimo attacco in Iraq-Siria.

Troppe grandi potenze sono oggi coinvolte in Iraq e in Siria, con un coordinamento decisamente troppo scarso.

La portaerei ammiraglia francese Charles de Gaulle è nel Mediterraneo orientale. Ha lanciato attacchi missilistici sulle regioni tenute dall’IS in Iraq. Attacchi aerei statunitensi sono stati lanciati dalla Turchia, dagli stati del Golfo e dall’Oceano Indiano.

I russi hanno colpito l’IS e i suoi alleati regionali dalle loro basi siriane e da navi nel Mar Caspio.

Il percorso di volo di queste armi mortali e dei loro aerei si incrocia sui cieli sopra Iraq e Siria. Il destino del Sukhoi SU-24 era già segnato in precedenza, non solo dagli avvertimenti russi, ma dalla congestione dei cieli. Dialoghi tra Stati Uniti e Russia a proposito di una distensione sono stati utili ma non a prova di bomba.

Le grandi potenze potrebbero non concordare sul destino di Assad, ma sono d’accordo riguardo al problema dell’IS. Nei 35 minuti del loro incontro al vertice del G20 ad Antalya, in Turchia, Obama e Putin hanno concordato che la minaccia dell’IS li univa, ma hanno dissentito sulle tattiche.

Per “tattiche” si è finito per intendere Assad; qual è la valutazione del suo ruolo nel breve termine? Russia e Iran insistono che il regime di Assad debba avere uno spazio nel processo politico. Gli Stati Uniti, con i loro partner del Golfo e con la Turchia, affermano che non dovrebbe essere così.

La questione di Assad è solo una parte del problema. Ancor più grave è il conflitto planetario tra occidente ed Eurasia.

Esso è esemplificato dalla marcia a est della NATO e dalla tensione nel Mar Meridionale Cinese tra gli USA e la Cina.

Secondo l’ottica cinese e russa, l’occidente è impegnato a un accerchiamento dell’Eurasia. Ciò è considerato una provocazione a Pechino e a Mosca. La tensione riguardo a tale accerchiamento frena una gestione agevole del problema in Siria. Il sentimento anti-russo, o almeno anti Putin, è forte in occidente.

La Siria è divenuta il campo di battaglia di queste ambizioni. Riporta la memoria all’era della Guerra Fredda, quando conflitti armati avevano luogo nelle nazioni più oscure, contro gli interessi più generali della popolazione della regione. Nessun siriano ha tratto profitto da questo conflitto. Esso è cresciuto dal libro mastro della storia siriano per finire in quello della storia delle grandi potenze.

 

Il pasticcio turco

La Turchia, nel frattempo, rimane ambivalente nel suo impegno nella guerra contro l’IS. Anch’essa ha caccia da combattimento in cielo, ma non per bombardare l’IS.

La Turchia è andata bombardando le basi delle milizie curde che hanno avuto il maggior successo sul campo di battaglia contro l’IS. Il confine turco, oggi chiuso ai profughi siriani – come riferito d Human Rights Watch – non è chiuso ai combattenti dell’IS o ai combattenti degli eserciti estremisti collegati, alcuni apertamente appoggiato dalla Turchia e dagli stati del Golfo.

La Turchia aveva assunto la posizione più estremista sul conflitto siriano nel 2011, sollecitando molto presto l’allontanamento di Assad. I servizi segreti turchi sapevano che non sarebbe stato facile per i ribelli – per quanto ben armati – sconfiggere l’esercito siriano e il suo apparato politico.

Le defezioni sia dall’esercito sia dall’apparato politico erano state poche. La presenza alle manifestazioni dell’ambasciatore statunitense in Siria, Robert Ford, anche ad Hama, avevano trasmesso il messaggio che gli USA avrebbero appoggiato interamente la ribellione.

Era tuttavia chiaro – dopo i bombardamenti della NATO in Libia – che una simile campagna statunitense non ci sarebbe stata. Senza massicci bombardamenti statunitensi il governo siriano non sarebbe stato sconfitto. All’epoca la scelta razionale – in termini di perdite di vite umane – sarebbe stata di ricercare una soluzione politica immediata.

Ma la Turchia è passata al livello successivo con il sostegno di alleati estremisti armati. Da allora non è stata in grado di tirarsi indietro.

Sulla televisione turca la nuova espressione tecnica è “jihadista moderato” (ilimli cihatcilar). Sul confine turco siriano, dove è stato abbattuto il Sukhoi, opera la Brigata Sultan Abdulhamit.

Questa brigata è un distaccamento turcomanno, addestrato dalle Forze Speciali turche. E’ noto per la sua collaborazione con l’Esercito della Conquista e con il Fronte Nusra di al-Qaeda. Questo è uno degli alleati della Turchia.

L’esercito siriano è avanzato con gli attacchi aerei russi sulle loro ridotte nella Siria nord-occidentale. La Brigata ha chiamato in aiuto la Turchia. I piloti russi si sono paracadutati tra le braccia di questi combattenti, che li avrebbero abbattuti mentre scendevano. Potrebbe essere che la Turchia sia davvero venuta in suo aiuto? Saranno necessarie ulteriori indagini.

E’ possibile suggerire che le minacce turche all’aviazione russa e il suo avvertimento alla riunione di ottobre del Consiglio della NATO abbiano preparato il terreno per un ultimatum agli Stati Uniti.

Se la Turchia chiederà l’attuazione di una risoluzione prevista dal Capitolo V sulla base della Carta della NATO, allora gli Stati Uniti dovranno intervenire a sua difesa. Nel 1961 la CIA – sotto Allen Dulles – inviò un gruppo improvvisato di ribelli cubani nella Baia dei Porci.

La CIA sapeva che i ribelli sarebbero stati sconfitti. Il punto era di usare i ribelli come un mezzo per forzare il presidente John F. Kennedy a lanciare un attacco aereo a tutto campo e un approdo della marina contro Cuba.

Kennedy resistette alla pressione. Si rifiutò di avviare la terza guerra mondiale.

La Turchia potrebbe essere tanto avventata da tentare una Baia dei Porci al proprio confine. Obama – misurato quanto Kennedy – probabilmente ancora una volta si farebbe coinvolgere. Si era tenuto a distanza dopo l’attacco con armi chimiche; farà lo stesso ora. Nella sua dichiarazione, ha appoggiato il diritto della Turchia a difendersi; ma poi ha sollecitato alla calma.

Putin ha chiesto una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La Giordania è il solo paese arabo presente nel Consiglio. Il re di Giordania Abdullah ha incontrato Putin a Sochi martedì. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU interverrà in questa disputa. Deve consigliare la pace.

 


Vijay Prashad è un giornalista di Frontline e membro ricercatore anziano dell’Issam Fares Institute of Public Policy and International Affairs dell’Università Americana di Beirut. Il suo ultimo libro è ‘The Poorer Nation: A Possible History of the Global South (Verso, 2014, tascabile). Seguitelo su Twitter: @VijayPrashad.

 


Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/showdown-on-the-syrian-border/

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