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Giovedì 26 Novembre 2015

 

Nonostante i toni forti, la tensione sembra destinata a scemare nelle prossime settimane.

 

Il Consiglio straordinario della Nato ha ribadito il diritto turco a difendere il proprio spazio aereo e ha anche cercato di gettare acqua sul fuoco della tensione tra i due paesi.

Viene da dire nell'interesse di entrambi i paesi, dato il forte interscambio economico-commerciale esistente (e il controllo turco del Bosforo, dove passano le navi russe dirette in Siria....) e a dispetto della diversità di vedute su Assad e su altre questioni (ad esempio sugli omicidi mirati dei servizi russi di esuli ceceni in Turchia...).

Certo è che la situazione siriana, e della tensione tra Turchia-Russia (al di là dell'incidente), va inserita all'interno della big picture della guerra civile in corso nel paese arabo da ormai più di 5 anni.

Big picture dove OGNI protagonista della guerra in Siria porta avanti i propri giochi sporchi (a questo link è possibile visionare una mappa del conflitto siriano in cui sono evidenti gli interessi contrapposti delle diverse coalizioni).

Tralasciando qui i facili entusiasmi dei molti che hanno letto l'intervento di Putin come il vero game-changer, è ora di ricredersi.

Nonostante dopo gli accadimenti di Parigi, Mosca sembri diventata partner NATO (vedi coordinamento con la Francia), la Russia è intervenuta in Siria per difendere i propri interessi. Putin punta a spostare la linea del fronte ribelle ora troppo vicino alle zone alawite del paese (dove poi Mosca possiede le sue facilities, Tartus-Latakia), per poi eventualmente sedersi al tavolo dei negoziati con delle carte “buone”, disposta anche a giocarsi Assad come agnello sacrificale. E nel fare ciò continua i bombardamenti delle zone a maggioranza ribelle e la copertura aerea delle avanzate lealiste. Ecco perché, nell'analizzare la mappa degli airstrikes dell'aviazione di Putin, si nota come le zone più battute siano quelle Hama/Idlib e quelle vicino al confine con la Turchia.

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