L'Huffington Post 13/05/2015
Seymour Hersh distrutto dalla stampa Usa per la sua teoria del complotto sull'uccisione di bin Laden. "È uscito dai binari" di Giulia Belardelli
Seymour M. Hersh attacca, la grande stampa americana risponde. Con delle critiche pungenti almeno quanto l’affondo del noto giornalista investigativo, secondo cui sull’uccisione di Osama bin Laden avrebbero tutti mentito, a cominciare dal presidente Barack Obama. Il responso più duro sul lungo articolo in cui Hersh racconta la “sua” verità sull’uccisione dello sceicco del terrore lo dà il sito vox.com, fondato nel 2014 da Ezra Klein (ex Washington Post). Ma critiche arrivano anche da altre testate, dal New York Times a Politico.com, passando per il New Yorker che, secondo una rivelazione proprio di Politico, si rifiutò di pubblicare la storia, malgrado Hersh collabori regolarmente con il giornale. Sia Vox che il New York Times fanno notare come la storia “alternativa” dell’uccisione di bin Laden si basi quasi esclusivamente su fonti anonime. Il Times dice nero su bianco che l’articolo, per come è strutturato, sarebbe stato accantonato in un attimo, se Mr Hersh non fosse Mr Hersh - un premio Pulitzer, famoso per aver raccontato il massacro di My Lai in Vietnam e gli orrori di Abu Ghraib. Quella di Vox è una stroncatura in piena regola: secondo Max Fisher, direttore per i contenuti editoriali di Vox, Hersh è “uscito dai binari”, e non per la prima volta. “La storia raccontata da Hersh – scrive Fisher – è affascinante da leggere […], ma le sue accuse sono supportate per la maggior parte da soltanto due fonti, nessuna delle quali ha conoscenza diretta di ciò che è accaduto; entrambe sono in pensione, e una delle due è anonima. La storia è intrisa di contraddizioni interne e incoerenze”. Secondo Vox, la versione del Pulitzer, semplicemente, “non è in grado di sostenere uno scrutinio – “un fatto che, tristemente, è il linea con il recente allontanamento di Hersh dal giornalismo investigativo”. Un allontanamento – prosegue Fisher – “che lo sta rendendo famoso per le sue teorie del complotto, rigorosamente non comprovate”. Vox prosegue smontando, passo dopo passo, tutte queste “teorie della cospirazione”. “Un decennio fa, Hersh era uno dei giornalisti investigativi più rispettati del pianeta, avendo fatto dei grandi scoop come il massacro di My Lai nel 1969 e lo scandalo di Abu Ghraib nel 2004. Più recentemente, però, i suoi articoli sono diventati sempre meno credibili”. Qualche esempio: Hersh ha affermato che la maggior parte delle forze speciali degli Stati Uniti è controllata da membri segreti dell’Opus Dei, che l’esercito americano ha fatto volare terroristi iraniani in Nevada per addestrarli, e che l’attacco chimico del 2013 in Siria era una tattica “sotto falsa bandiera” inscenata dal governo della Turchia. “Questi resoconti – scrive Vox – sono per lo più rimasti indimostrati, o sono stati smentiti del tutto”. La stroncatura prosegue, durissima. Si fa notare come le due fonti principali utilizzate da Hersh per la sua “contro-storia” su Osama siano in realtà molto deboli. Una è addirittura anonima, e viene definita come “un alto ufficiale in pensione che era a conoscenza di informazioni iniziali di intelligence sulla presenza di bin Laden ad Abbottabad”. “Non proprio un giocatore chiave nell’intero dramma”, commenta sarcasticamente Vox. Infine, non ci sarebbero prove né documenti a sostegno della sua teoria. “Negli ultimi anni – sentenzia il sito – sembra che Hersh esca sempre più spesso dai binari” del buon giornalismo d’inchiesta.
La versione di Seymour Hersh Stando alla ricostruzione di Hersh, pubblicata sulla London Review of Books, innanzitutto non sarebbe vero che sia stata una missione esclusivamente americana quella che portò alla cattura e all'uccisione di bin Laden da parte dei Navy Seals, i corpi speciali che nel maggio 2011 fecero irruzione nel compound di Abbottabad dove si nascondeva lo sceicco del terrore, scoperto - è la versione ufficiale - seguendo le tracce lasciate da un corriere di bin Laden. Secondo Hersh, invece, dove si trovasse il capo di al Qaida era ben noto alle autorità pachistane in quanto erano proprio i servizi di Islamabad a tenerlo prigioniero, e fin dal 2006. Furono loro che 'concessero' una soffiata agli Stati Uniti, pagata 25 milioni di dollari. E allora Obama mentì quando disse al Paese che la missione era stata condotta dagli Stati Uniti e che le autorità pachistane ne furono informate soltanto a 'cose fatte'. Hersh va oltre e contesta la versione ufficiale anche sulla fine che ha fatto il corpo di bin Laden: non affidato agli abissi del mare con una cerimonia rispettosa dei dettami islamici, ma racchiuso in sacchi poi lasciati precipitare tra le montagne dall'elicottero in volo verso Jalalabad. |