L’Arcobaleno Associazione Lgbt http://www.huffingtonpost.it/ 19/03/2015
Isis... "Not in my name" di Giovanni Russo
Esistono varie minacce nel mondo ed elencarle tutte sarebbe alquanto audace. Carestia, povertà, malattie mortali e disastri naturali, solamente per elencarne alcune. Sfortunatamente, anche l'uomo ha deciso di dare il suo contributo. È così all'inizio dell'estate 2014 è nato il più terribile gruppo terroristico mai comparso sulla scena internazionale: lo Stato islamico o Isis, attualmente governato da Abu Bakr al-Baghdadi e principalmente operativo in Iraq e Siria. I tempi d'oggi sono molto diversi rispetto a poche decine di anni fa; l'informazione è "scongelata" e può essere distribuita in tutto il mondo in un lasso di tempo quasi infinitesimale. Ciò è dovuto anche allo sviluppo dei social media, un tipo di struttura che viene usata comunemente dall'Isis stessa per trasmettere le sue rivendicazioni, i suoi messaggi d'odio e peggio ancora, per poter diffondere le esecuzioni di occidentali come giornalisti, operatori sociali e viaggiatori. L'odio dei miliziani di questa organizzazione terroristica non conosce limiti, essendo essi (così almeno sostengono) i portavoce del volere di Allah e del Corano. È un gran peccato che loro non sappiano che il Corano predica la pace e la misericordia. Il compito degli jihadisti, a loro avviso, è quello di sterminare tutti coloro che si oppongono alla dottrina islamica, basandosi quindi su caratterizzazioni a base religiosa, razziale e sessuale. Oltre al massacro di migliaia di persone innocenti, gruppi organizzati come l'Isis fanno sì che l'odio verso l'intera popolazione islamica si intensifichi sempre più. Secondo dati ufficiali raccolti da siti quali muslimpopulation.com, la popolazione mondiale mussulmana ha raggiunto la quota di 2 miliardi e 8 milioni di praticanti. Sfortunatamente, chi più chi meno, quasi tutte queste persone vengono ritenute colpevoli e possibili terroristi dal resto del mondo, alimentando per l'ennesima volta nel corso della storia dell'umanità, il problema del razzismo. Tale fenomeno si basa su pregiudizi basati su elementi non influenti quali il colore della pelle, l'orientamento o il genere sessuale ed anche la religione. Poco dopo i fatti di Parigi, dove la redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo e un negozio ebraico hanno subito attacchi terroristici ad opera di miliziani fondamentalisti, l'opinione pubblica ha puntato il dito contro il mondo mussulmano. Molti esponenti di tale religione però hanno deciso di dire la loro, esprimendo chiaramente il loro dissenso per il terrore provocato da questi pazzi omicidi ed è così che è nata la campagna virale "Not in my name". Molti mussulmani hanno semplicemente pubblicano una foto che li ritrae con in mano un foglio di carta con su scritto "non in mio nome". Si è cioè voluto rimarcare che il fatto che lo Stato Islamico affermi di uccidere in nome di Allah, non implica che ogni credente mussulmano sia un possibile terrorista o che appoggi tale pazzia. Il notiziario web russo RT.com, ha fatto sapere che in Francia l'intolleranza verso minoranze religiose, come quella mussulmana, è cresciuta vertiginosamente come conseguenza diretta degli attacchi dello Stato Islamico. La speranza di molti è che questa ondata di odio verso persone innocenti svanisca quanto prima, perché il nemico c'è, non si può negarlo, ma è colui che impugna un mitra e decapita cittadini innocenti del mondo che si sono "macchiati" solamente della colpa di seguire la parola di Allah, senza far del male a nessuno. |