Fonte: Hispan Tv

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Dic 26, 2015

 

Arrivano le confessioni dei terroristi pentiti ad indicare la Turchia come il retroterra dell’ISIS

Traduzione di Luciano Lago

 

Arrivano le “confessioni” dei terroristi pentiti che rivelano dove sono stati addestrati e chi ha fornito loro le armi: questo il caso di Abdurrahman Abdulhadi, di 20 anni, detenuto dalle Unità di Protezione del popolo Curdo (YPG) nella regione di Al-Hol, nella provincia nord orientale della Siria di Al-Hasaka.

“Nell’agosto del 2014, ho ricevuto addestramento militare ad Adana (città della Turchia sud) sotto la supervisione di un comandante del Daesh (Stato Islamico)”, ha dichiarato l’ex terorrista.

 

Come informa l’agenzia Sputnik, Abdulhadi ha riferito di aver fatto parte di un gruppo di 60 elementi che si alzavano tutte le mattine per fare pratiche di tiro. I capi del Daesh gli hanno insegnato come utilizzare i fucili Kalashnikov. le mitragliatrici ed altri tipi di armi. Secondo questo ex componente dell’ISIS. L’addestramento era stato effettuato in Turchia perchè i capi del Daesh consideravano il territorio turco più sicuro di quello siriano, dove le Forze Aeree della Siria attaccavano frequentemente le loro posizioni. Abdulhadi ha spiegato che la sua principale attività consisteva nel convincere quanti più siriani nel arruolarsi nell’ISIS e partecipare all’addestramento in Turchia.

 

Un’altro vecchio componente del Daesh, identificato come Mahmud Gazi Tatar, anche questo detenuto dalle forze dell’YPG, ha confessato che lo Stato Islamico vende in Turchia il petrolio sottratto nei pozzi della Siria.

L’appoggio della Turchia alle bande terroriste è stato riferito più volte dal giornale turco Cumhuriyet, che alcuni mesi addietro aveva rivelato come l’intelligence turca inviava i carichi di munizioni ed esplosivi ai terroristi e facilitava il passaggio in Siria deigli jihadisti stranieri (foreign fighters). Allo stesso modo, il Dipartimento di Stato USA ha segnalato in Giugno che la Turchia costituiva la principale rotta di transito di takfiri che viaggiano dall’Europa per integrarsi ai gruppi terroristi in Siria ed in Iraq.

 

Secondo il vecchio componente dell’ISIS, l’addestramento si realizzava in Turchia dove i campi di addestramento erano sicuri e protetti dall’Esercito turco.

Nota: queste ulteriori testimonianze dirette di componenti dei gruppi terorristi dell’ISIS confermano quanto già si sapeva: che la Turchia di Erdogan costituisce da tempo il retrovia per tutte le attività logistiche per i terorristi, dai campi di addestramento che sono protetti dall’Esercito turco, dal transito attraverso la Turchia dei mercenari jihadisti arruolati all’estero ed infiltrati in Siria, al passaggio di armi e munizioni destinate ai teroristi ed alla vendita di ingenti quantitativi di petrolio sottratti illegalmente dai teroristi nei pozzi in Siria ed in Iraq.

Da notare che la Turchia è un membro della NATO ed ha ricevuto appoggio dall’Organizzazione Atlantica anche ultimamente quando Erdogan ha dichiarato di “sentirsi minacciato” dall’intervento russo in Siria. La NATO non poteva non essere a conoscenza delle attività di supporto al terrorismo svolte dal governo e dall’Esercito turco. Anche i governi dell’Unione Europea sono ormai al corrente da tempo, grazie ai servizi di intelligence che avevano trasmesso informazioni a riguardo, del coinvolgimento turco nel terrorismo.

Nonostante tutto questo i governi europei, con la Germania della Merkel in testa, hanno fatto approvare un finanziamento di oltre tre miliardi di euro al governo turco, con il pretesto dei profughi che la stessa Turchia sospinge ad entrare in Europa. Gli stessi governi della UE hanno da tempo decretato l’embargo contro la Siria dove non possono arrivare neppure generi di prima necessità e medicinali per la popolazione, mentre mantengono stretti rapporti con le autorità turche che favoriscono il terrorismo in Siria.

La NATO e la UE, come gli stessi governi europei (oltre agli USA) hanno gravissime responsabilità nella diffusione del terrorismo e nel disastro delle popolazioni di Siria ed Iraq che sono costrette a fuggire in quanto sottoposte alle persecuzioni dai terroristi del Daesh e degli altri gruppi jihadisti, armati e supportati dall’Occidente.

Non basta, per lavarsi la coscienza, gestire campagne mediatiche di falso pietismo per il bambino siriano affogato nel mare sulle coste della Turchia e dichiararsi pronti ad accogliere i profughi siriani, come hanno fatto la Angela Merkel e Matteo Renzi. “Chi specula sui morti mi fa schifo”, aveva detto Renzi pochi giorni fa.

Bene, questo è esattamente quello che hanno fatto lui ed i suoi colleghi europei per distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità.

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