Fonte: Hescaton

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dic 13, 2015

 

Vogliono portare l’Italia in guerra

 

In questi giorni sta succedendo qualcosa di strano, perché l’Italia per la prima volta sembra non voglia più rispettare le direttive americane, sia rifiutando di prorogare le sanzioni alla Russia, sia non partecipando ai pseudo-bombardamenti contro l’ISIS che hanno il solo scopo di dar fastidio all’avanzata russo-siriana-irachena, sia con la notizia della presenza non ufficiale di forze speciali italiane in Libia. E in risposta a questo improvviso coraggio italico, stranamente, l’ISIS torna a minacciare Roma con un video dove ne prevede la conquista e, sempre gli stessi uomini del Califfo, conquistano per un breve periodo la cittadina di Sabratah, comparendo improvvisamente in una zona in cui ancora si erano visti poco; cittadina di Sabratah che è pericolosamente vicina ad Az Zawiyah città fondamentale per gli interessi energetici dell’ENI in Libia, come vediamo in questa mappa:

 

 

Allo stato attuale sembra che i due parlamenti rivali di Tobruk e Tripoli abbiano raggiunto un’intesa che firmeranno il 16 dicembre per un governo di unità nazionale, ma le incognite sono ancora molte, dato che i due attori principali sono supportati da interessi stranieri diversi; il governo laico di Tobruk supportato da Egitto ed Emirati, quello islamista di Tripoli dal Qatar e dalla Turchia, senza contare la presenza dell’ISIS a Sirte, a Derna, a Bengasi ed ora anche a Sabratah. A nostro avviso possono intravedersi quattro scenari principali:

1) FINE GUERRA CIVILE: il governo di unità nazionale riesce a nascere, l’ISIS diventa il nemico principale e viene annientato, inizia la ricostruzione del paese. PROBABILITA’ MOLTO BASSA

2) COLLASSA IL GOVERNO DI TRIPOLI: l’eventuale accordo per un governo di unità nazionale potrebbe non essere riconosciuto dalle bande islamiste che sorreggono il governo di Tripoli. Molte di esse potrebbero unirsi allo Stato Islamico e l’intera Tripolitania potrebbe collassare. In quel caso gli interessi strategici dell’Italia sarebbero a serio rischio e l’intervento italiano sarebbe sempre più probabile. Sicuri scontri con le milizie di Misurata e con le forze di Zintan. PROBABILITA’ MEDIO-ALTA

3) FALLIMENTO TRATTATIVE: l’eventuale accordo per un governo di unità nazionale potrebbe essere raggiunto, ma i principali attori potrebbero non riconoscerlo come le milizie di Alba Libica o il generale Haftar, attori che potrebbero rimanere esclusi dagli accordi. In quel caso gli scontri potrebbero accendersi in maniera più grave della situazione odierna, in uno scenario di tutti contro tutti. PROBABILITA’ MEDIA

4) INTERVENTO STRANIERO: nel caso la situazione precipitasse, nel caso di avanzata dell’ISIS soprattutto in zone strategiche, nel caso di ulteriori attentati sul suolo europeo, è probabile un intervento di forze straniere. In primis l’Italia, che deve assolutamente difendere le postazioni dell’ENI che ha interessi miliardari nel paese. L’eventuale perdita di queste postazioni energetiche sarebbe un colpo durissimo per l’Italia sia in termini economici che di approvvigionamento energetico. A sostegno di questa ipotesi le recenti dichiarazioni del ministro degli esteri russo Lavrov che ha sostenuto il pieno supporto della Russia ad un intervento militare italiano in Libia. PROBABILITA’ MEDIO-ALTA

 

Qui di seguito la più recente mappa della guerra civile libica:

 

 

A nostro avviso il presunto coraggio di Renzi nel schierarsi a fianco della Russia contro le sanzioni e a favore degli interessi energetici italiani in Libia, sarà punito dalle forze che guidano gli States. Nel nostro immediato futuro dobbiamo sicuramente e ripeto sicuramente aspettarci un attentato, anche di proporzioni più grandi di quelli attuati a Parigi. Roma è ovviamente l’obiettivo principale, l’ISIS lo ha ribadito più volte nei suoi video e come sappiamo spesso mantiene le sue promesse. Ed è anche abbastanza sicuro che le postazioni dell’ENI verranno presto attaccate. L’obiettivo è quello di spingere l’Italia, che ricordiamo è ancora in una fase di depressione economica, ad impegnarsi in un conflitto che, bisogna ammetterlo, non è in grado di affrontare per almeno questi motivi:

1) Il tendenziale buonismo dell’opinione pubblica italiana, che quando vedrà i primi soldati italiani morti, se la prenderà subito con il governo in carica che potrebbe probabilmente rischiare il posto.

2) Il cattivo stato dei nostri conti pubblici non ci permette di affrontare una guerra che potrebbe costare miliardi di euro se l’Unione Europea non allenta le regole sul pareggio di bilancio.

3) Anche se l’Italia dispone di forze militari di discreto livello, non è sicuramente preparata ad una guerra aperta e difficile, come potrebbe essere quella in Libia e, ripeto non è assolutamente preparata la nostra opinione pubblica a decine se non centinaia di soldati italiani morti.

4) Ricordiamoci che la Libia ha subito, da parte di Gheddafi, decenni di propaganda anti-italiana e un intervento italiano, di qualsiasi tipo, potrebbe essere visto dalla maggioranza della popolazione come un tentativo neo-coloniale e quindi le forze ribelli di qualsiasi genere potrebbero fare fronte comune contro gli italiani. Inoltre le recenti accuse da parte dei militari di Tobruk ad una presunta violazione delle acque libiche, dimostra che l’Italia in Libia non ha alleati sicuri nemmeno tra le forze laiche.

Concludiamo sostenendo che da più parti ci arrivano segnali del fatto che si voglia spingere l’Italia in guerra in Libia, guerra che potrebbe facilmente far collassare il nostro paese a livello economico e politico. Ricordiamo inoltre che il 2-3% della popolazione residente in Italia è di religione musulmana. Nel caso l’Italia non si limitasse ad un intervento aereo o navale, ma decidesse di intervenire a terra per difendere fisicamente le postazioni dell’ENI, il rischio che diventi il nemico principale dei musulmani, in qualità di neo-crociato, è grandissimo e non escludiamo la presenza di diverse cellule dormienti nel nostro paese, pronte ad attaccare proprio in quell’eventualità. Guardando chi ci governa, cioè Renzi ed Alfano, siamo sicuri che veramente l’ISIS non arriverà fino a Roma?

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