Originale : TeleSUR English http://znetitaly.altervista.org/ 26 luglio 2015
L’assassinio di stato di un’attivista di Justin Podur Traduzione di Maria Chiara Starace
Oramai i fatti sono ben noti a milioni di persone, ma vale la pena considerarli di nuovo. Il 10 luglio, una donna di 28 anni, attivista del movimento “Le vite dei neri contano” che si era di recente trasferita in Texas per un nuovo impiego in un’università, era stata seguita troppo da vicino da una macchina che stava accelerando su un’autostrada. Si è spostata da una corsia a un’altra per non intralciare l’altro veicolo, , e questo dovrebbe essere stata la fine della storia, un non-evento nella sua vita. Però il guidatore, il trentenne Brian Encinia, era un poliziotto, ha acceso le luci lampeggianti e l’ha fatta accostare. Tre giorni dopo è morta nella cella di un carcere. Sono venuto a sapere di Sandra Bland dopo aver guardato il video del suo arresto e delle violenze da parte di Brian Encinia. Quando l’ho visto, pensavo fosse un altro usuale esempio di maltrattamenti e violenza della polizia contro donne di colore negli Stati Uniti, come la folle aggressione alla ragazza di 14 anni in costume da bagno da parte di Eric Casebolt in giugno (sempre in Texas). E’ risultato, invece, che stavo guardando l’inizio di una lunga, prolungata sequenza di tortura e uccisione. Omicidio è l’unica parola che può descrivere questo, dato che, anche se la notizia estremamente inverosimile del suo suicidio risulta vera, in nessun modo sarebbe morta se non fosse stata arrestata. Non è stato diverso dall’omicidio di Eric Garner per mano di un gruppo di poliziotti a New York, l’anno scorso, in cui i principali assassini erano Daniel Pantaleo and Justin Damico del Dipartimento di Polizia di New York, o da quello di Walter Lamer Scott per mano di Michael Thomas Slager, che ha freddato l’uomo mentre fuggiva. Questi sono soltanto una frazione dei casi che sono stati messi in evidenza dal movimento “Le vite dei neri contano”, che annoverava Sandra Bland tra i suoi attivisti. E “Le vite dei neri contano”, mentre raduna i numeri e dirige una critica sistemica, può plausibilmente concentrarsi soltanto su una frazione delle centinaia di persone uccise dal personale che ogni anno fa rispettare la legge negli Stati Uniti. Le uccisioni da parte della polizia statunitense sono di gran lunga più numerose di quelle della maggior parte delle altre nazioni occidentali. Ci sono modi diversi di contare, e istituzioni diverse che fanno i conteggi. Ma sia che si guardi la banca dati del Guardian, la banca dati di Killedbythepolice.net (Uccisi dalla polizia), la banca dati di Fatal Encounters (Incontri fatali) o qualche altra, sembra di vivere durante un brusco rialzo di omicidi per mano della polizia che prende di mira specialmente comuni cittadini di colore disarmati, maschi o (adesso) o femmine. Osservando i video di questi omicidi, risaltano parecchie cose: la straordinaria vigliaccheria della polizia che aggredisce persone completamente indifese da una posizione di totale sicurezza; la prudente attenzione a nascondere la realtà che inizia immediatamente dopo, o anche durante l’attacco, e la continua, metodica intensificazione della situazione da parte della polizia, fino quando è in grado di aggredire. Per tutte queste cose, il video e la trascrizione dell’arresto di Sandra Bland, eseguito da Brian Encinia, e anche l’operazione di insabbiamento abbinata, finora è l’esempio più straordinario di questo modo di agire. Encinia ha il totale controllo dell’interazione in ogni momento. La fa accostare, Sandra ubbidisce. Le chiede che cosa c’è che non va, lei risponde che è agitata perché ha dovuto accostare e il poliziotto usa questa informazione per inasprire la situazione (“hai finito?). Poi le dice di spegnere la sigaretta, una cosa che sa di non dover fare, ma sembra che comunque la faccia. Accetta la multa che ha scritto per lei, quando inasprisce di nuovo il suo atteggiamento. Ha aperto subito la porta e ha cominciato l’aggressione, durante la quale in vari momenti le dice di muoversi, e poi di non muoversi. In ogni fase, Sandra parla con Encinia come un essere umano parla a un altro, dicendogli il male che le fa alle braccia, all’orecchio, alla testa e parlandogli delle sue condizioni di salute; gli ricorda anche la struttura legale in cui si suppone stiano agendo. Encinia semplicemente procede nella sua aggressione. La mia conclusione dopo aver guardato il video è che non c’era assolutamente nulla che Sandra avrebbe potuto fare per salvarsi la vita. Dal momento in cui Encinia aveva deciso di farla accostare, avrebbe potuto calmarsi in qualsiasi dei venti o trenta momenti dell’aggressione. E’ facile immaginare in che modo la stessa dinamica sia continuata nella prigione della Contea di Waller, dove è stata detenuta per tre giorni, dopo i quali le autorità del carcere hanno presentato il suo corpo insieme a una serie di foto impossibili, videoregistrazioni montate, sciocchezze sulla ipotetica depressione di Sandra, e autopsie fatte alla meno peggio destinate ad assicurare che nessuno sia mai punito per l’uccisione di Sandra. Lo sceriffo della Contea sta conducendo l’indagine sulla sua morte. Lo sceriffo della Contea dirige anche la prigione dove è morta. Le discrepanze tra i rapporti e i video che hanno presentato finora, con facce serie sono, se vengono considerate per quello che sono, una dichiarazione sconvolgente di incompetenza. L’ovvia spiegazione alternativa è che stiamo osservando realizzarsi un insabbiamento. Malgrado la presenza, nel panorama dei media, di persone come Harry Houck che difenderà qualsiasi violenza che commette la polizia, Sandra Bland è una persona che è straordinariamente difficile presentare come minaccia fisica a un poliziotto armato. La cosa migliore che Houck ha potuto inventarsi per difendere la sua uccisione è stata dire che era “arrogante”. Arrogante mentre veniva arrestata, poi improvvisamente depressa e suicida, presumibilmente. Ciò che dimostra il caso di Sandra Bland, è che le donne di colore sono obiettivi come lo sono gli uomini di colore, che non essere minacciosi non li salverà, che conoscere la legge e asserire i propri diritti non li salverà, che la struttura legale che si suppone governare e limitare le interazioni della polizia con le persone, e le indagini su queste interazioni dopo che sono diventate fatali, è considerata facoltativa dalla polizia. Quanto ampiamente è condivisa dal pubblico statunitense questa opinione che la legge per le polizia è facoltativa? Sembra che sia l’opinione della polizia come gruppo, e anche della maggior parte dei media statunitensi che la difendono. Ma le persone che cosa ne pensano? La polizia catturata nei video emblematici del movimento “Le vite dei neri contano” è oggetto di paura, disprezzo, repulsione che si merita. Ma sono anche i destinatari di vasta solidarietà immeritata, offerta senza condizioni dall’interno del loro gruppo e della società. Parte di questa solidarietà esiste a causa del razzismo. Parte di questa è causata dal rispetto per la legge e dalla legittimità delle istituzioni, che funzionano meglio per alcuni che per altri. Una società che offre vasta solidarietà incondizionata alla polizia finirà con il tollerare l’intollerabile, e lo ha fatto. L’idea che le Vite dei Neri contano, è l’idea che questa solidarietà incondizionata può essere incrinata se i fatti possono essere sentiti. Forse potrebbe essere anche sostituita dalla solidarietà con le persone ordinarie alle quali, più che mai dopo l’uccisione di Sandra Bland, si dice di vivere nel timore che la polizia possa ammazzarle impunemente.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo www.znetitaly.org Fonte: http://zcomm.org/znet/article/the-state-murder-of-an-activist |