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10 aprile 2015

 

Colpita al cuore

di Jennifer Nauright

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Mio cognato è un uomo di colore. Fino a ieri il fatto che il colore della sua pelle sia di poche gradazioni più scura della mia, sembrava insignificante. Fino a ieri mio cognato era semplicemente il marito di mia sorella.

Fino a ieri

Mio cognato è gentile e affettuoso e generoso. Ha un cuore grande come la sua voce sonora e tonante. La sua risata è contagiosa. Adora mia sorella e stravede per i figli di lei. Verifica quotidianamente come stanno i suoi genitori e nostra madre. Lavora come operaio per lunghe ore di brutale fatica fisica. Ha una forte etica del lavoro e molto spesso fa gli straordinari. Ha una casa e un’automobile. Due su quattro dei loro figli questa primavera si laureano e in autunno gli altri due iniziano le scuole superiori.

Mio cognato è nuovo per la nostra famiglia, dato che ha sposato mia sorella soltanto due anni fa. E’ arrivato nella nostra vita con una sincerità tonificante e una gioia esuberante. Certamente eravamo inquieti e ci chiedevamo in che modo avrebbero navigato tra le complessità della loro relazione mista nel Profondo Sud. Ci preoccupavamo che si sarebbero trovati ostracizzati semplicemente per il loro colore e che la piccola città della Carolina del Sud non fosse abbastanza pronta per loro.

Mia sorella e il nostro cognato hanno deciso di sposarsi. Siamo fortunati di appartenere a una chiesa affettuosa e di supporto dove sono stato accolti con sincero amore e gentilezza. Hanno formato una casa. Hanno continuato a far crescere i loro figli. Ci siamo concessi di dimenticare le differenze nel colore della nostra pelle.

Fino a ieri.

La discriminazione e la schedatura razziale non sono nuovi. Eravamo consapevoli ed abbiamo osservato con orrore lo svolgimento degli eventi a Ferguson e a New York. Abbiamo discusso di Trevon Martin. Abbiamo cercato di ignorare gli insulti ovviamente razzisti contro il nostro presidente. Ci siamo assicurati che questo fosse un problema causato dai media affamato di indici di ascolti. Non volevamo credere che problema pervasivo stavamo affrontando. Non volevamo vedere che questo poteva accadere nel nostro cortile.

Fino a ieri.

Ieri ho parlato su Skype con mia sorella per una sessione-maratona on line per recuperare i contatti. Mi ero trasferita dalla Carolina del Sud in Inghilterra, e facciamo tesoro di questo tempo che passiamo da sorelle usando alta tecnologia. Mentre chiacchieravamo, mia sorella ha controllato per vedere se una notizia di una località non lontano dalla nostra città natale veniva mostrata sul programma delle notizie nazionali. Ho osservato che ansimava, si metteva una mano davanti alla bocca e cominciava a urlare: “O mio Dio!”. Le sue lacrime sono state istantanee. Un’emozione pura, cruda, ha attraversato le miglia di distanza per stringermi il cuore. “Potrebbe essere stato lui (suo marito),” continuava a ripetere nel suo mantra di dolore che le lacerava le viscere.

Quello che ha visto era il filmato (non tagliato) di un uomo di colore di 50 anni che veniva colpito da un’arma da fuoco alla schiena mentre correva via da un poliziotto bianco nella città di  North Charleston, nella Carolina del Sud. Fatemi ripetere. Stava scappando dal poliziotto ed è stato colpito alla schiena. Alla vittima era stato chiesto di accostare perché la luce di sinistra dei  freni non funzionava e hanno trovato che aveva un mandato attivo a causa di un assegno di mantenimento dei bambini non pagato.

Non riuscivo a smettere di tremare. Ero nauseata. Mia sorella era devastata. Allora ha cominciato a dirmi di come suo marito non usciva molto, di come deve stare attento a dove va e si preoccupa che sarà preso di mira semplicemente perché è in macchina con una donna bianca.

Nella mia città natale.

Certamente questo non potrebbe accadere dove sono cresciuta.  Uno degli articoli che ho letto mentre parlavo con mia sorella citava un altro caso che era stato presentato alla corte della mia città. Semplicemente non potevo crederci. Sembra che lo stesso giorno il poliziotto di North Charleston sia stato arrestato e accusato di omicidio;  un poliziotto bianco del locale dipartimento di polizia e addetto alla sicurezza pubblica nella mia città natale è stato arrestato e accusato del reato di aver scaricato un’arma da fuoco in un veicolo, e di avere ucciso l’occupante: questo era un uomo di colore di 68 anni, disarmato.

Nella mia città.

Fino a ieri trattavo i commenti e gli insulti razziali sui media sociali semplicemente  cancellando dagli amici i peggiori dei colpevoli e ignorando coloro che pensavo non fossero offensivi. Mi assicuravo che il feed delle notizie venisse liberato dai peggiori  trasgressori. Non mi impegnavo con coloro che esprimevano commenti offensivi in mia presenza e sceglievo invece di annuire e sorridere e di andarmene o di cambiare argomento. Non inoltravo dei messaggi o delle mail “carine” che mostravano il nostro presidente in una luce razziale ovviamente negativa. Ho concesso loro le “attenuanti” per l’età o l’ignoranza  o “perché è il Sud”. Mettevo al primo posto la cortesia. Davo a ognuno il beneficio del dubbio. Mi scusavo per ogni mio comportamento che fosse meno che accettabile. Io ero parte del problema.

Fino a ieri.

Ho accettato  le storie su Martin Luther King che non era perfetto come se queste in qualche modo diminuissero la sua straordinaria eredità. Quelle stesse persone che mettevano da parte King per la sua infedeltà coniugale, sembravano  accettare  Jefferson, Roosevelt e, più di recente, Mark Sanford. Restavo in disparte tranquillamente mentre sempre di più i poliziotti vengono considerati automaticamente  come eroi semplicemente per la loro occupazione. Osservavo come sempre di più la parola del poliziotto è legge, sia che questo stesso segua la legge oppure no. Non mi sono fatta abbastanza domande, non ho  resistito abbastanza. Non ho urlato con tutto il fiato che dobbiamo fermare questa follia.

Fino a ieri.

Ieri mi sono resa conto che le regole sono diverse per mio cognato e per mio marito. Se mio marito decide di uscire  in pubblico in canottiera o non sbarbato, si può  permettere  il suo momento di poca discrezione a Wall Mart. Se mio cognato esce in pubblico vestito allo stesso modo, è considerato un delinquente. Se mio marito parla  male o fa un errore di grammatica, possiamo giudicare questo  carino  o divertente. Se mio cognato usa un inglese meno che perfetto, è considerato un emarginato. Se mio marito fosse  in un distributore alle 3 di notte, nessuno lo guarderebbe due volte. Mio cognato sarebbe guardato con sospetto e anche con paura.

Fino a ieri non riflettevamo su come mio cognato si veste al lavoro. Dopo di ieri ci siamo resi conto che il suo cappuccio o lo zucchetto fatto ai ferri indossati per tenersi al caldo al lavoro, gli pongono un problema come uomo di colore. Ci siamo preoccupati che fosse fuori alle 3 di notte o a mezzanotte. Fa turni pomeridiani e serali. Ci siamo domandati che cosa succederebbe se avesse problemi con la macchina a notte fonda. Sarebbe stato  sicuro? Ci siamo sforzati di pensare a che cosa deve significare essere nei suoi panni.

Fino a ieri pensavo che il problema fosse stato ingigantito. Sobbalzavo ogni volta che qualcuno usava l’argomento della razza a proprio vantaggio. Volevo moltissimo credere che il nostro paese, nell’anno 2015, si fosse evoluto in modo che gli uomini non dovessero temere per la loro vita semplicemente a causa del colore della loro pelle.

Non assisterò più inerte. Martin Luther King Jr. aveva  fatto un sogno. Nel suo discorso più famoso aveva detto: “i miei quattro bambini un giorno vivranno in una nazione dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per i contenuti del loro carattere.” E’ ora di smettere di sognare e si deve cominciare ad agire. King ha chiesto di “tornate al Mississippi, di tornare in Alabama, di tornare nella Carolina del Sud, di tornare in Georgia, di tornare in Louisiana, di tornare nei quartieri poveri e nei ghetti delle nostre città del nord,  sapendo che in qualche modo questa situazione può essere e sarà cambiata:” Ci ha chiesto di  non crogiolarci nella valle della disperazione.”

Oggi si comincia.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znet/rticle/shot-to-the-heart

Originale: non indicato

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