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Martedì, 17 novembre 2015

 

"Dietro gli attacchi un messaggio massonico"

 

Gioele Magaldi, il Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, intervistato da Lorenzo Lamperti per Affaritaliani.it analizza i significati nascosti degli attentati a Parigi

 

Come vanno interpretati i tragici fatti di Parigi? Quale potrebbe essere stato il ruolo di Al Qaeda e Isis? 

I tragici fatti di Parigi, sia del 7 gennaio che dello scorso 13 novembre 2015, sono anzitutto opera di coloro che hanno creato a tavolino prima Al Qaeda e poi l’Isis. Di costoro ho parlato nel mio libro MASSONI. Società a responsabilità illimitata, Chiarelettere Editore (primo volume), profetizzando già nell’autunno 2014 (quando il libro è uscito), in termini minuziosi e inequivocabili, eventi terribili come quelli che sono accaduti a Parigi quest’anno e come altri che continueranno a verificarsi. 

 

Lo scorso anno su Charlie Hebdo c'era stato chi ipotizzava ci fosse dietro una mano non islamica. Si può fare lo stesso discorso anche per questi nuovi attacchi a Parigi? 

Le menti e le mani che hanno prima pianificato ed effettuato gli attentati a “Charlie Hebdo” e poi le terribili stragi di venerdì 13 novembre 2015 sono le stesse, identiche. E sono menti e mani che amano particolarmente le simbologie della tradizione esoterica e massonica occidentale…in modo impressionante. Non ho ancora sentito nessuno, a livello di mainstream mediatico, ricordare che il venerdì 13 ottobre del 1307, proprio in Francia, il re Filippo il Bello, ordinò l’arresto dei Templari. Da allora, quella data ha assunto una rilevanza fondamentale in determinati ambienti appunto esoterici e massonici, e persino nella produzione letteraria e filmografica. Chi ha voluto realizzare la strage di Parigi, facendola compiere proprio un venerdì 13, ha mandato un segnale preciso di natura infra- massonica. Spiegherò in seguito di che segnale si tratti e perché, al lume delle notizie riservate che mi sono pervenute, sia stato scelto egualmente l’autunno per questo attentato, ma non il mese di ottobre, bensì quello di novembre.

 

Secondo lei come dovrebbe rispondere l'Occidente?

C’è sempre stato un solo modo per reagire adeguatamente a questo tipo di situazione. Se solo si volesse (ma non si vuole, perché lo show del terrorismo hollywoodiano a cura dell’Isis fa comodo a molti…), si dovrebbe procedere cosi: 1) Un’azione militare poderosa, per via aerea ma soprattutto via terra, concertata tra tutte le maggiori potenze almeno nominalmente democratiche, preferibilmente sotto l’egida dell’ONU. Un’azione risoluta per spazzare via il cosiddetto Califfato dell’Isis dalla faccia della terra. Militarmente, se solo si volesse, in poco tempo i miliziani dell’Isis sarebbero travolti dalla infinitamente preponderante forza bellica che le nazioni democratiche potrebbero mettere in atto. 2) Solo che, per essere credibile, legittimato, giustificabile e ben accetto, al presente come per il futuro, un tale intervento militare, una volta conseguita la vittoria, dovrebbe essere seguito rapidamente e seriamente dalla costruzione di infrastrutture materiali e immateriali, culturali, istituzionali ed economiche volte a trasformare quei territori martoriati medio- orientali (ora dominati dal Califfato) in società libere, democratiche, laiche, con un grande dispendio di risorse per aiutare la popolazione locale ad associare un ritrovato benessere economico-sociale alla implementazione di istituzioni democratico-liberali. Non si tratta di fingere di “esportare la democrazia”, come volevano far credere all’opinione pubblica mondiale i farabutti massoni contro-iniziati che, tramite la superloggia sovranazionale Hathor-Pentalpha (si legga il primo volume della serie di MASSONI, per capire di che si tratti), andarono a mettere a ferro e fuoco l’Iraq nei primi anni ‘2000 e altri territori in tempi successivi. Si tratta di costruirla davvero una vita democratica, libera, laica, pluralista e pacifica in quello che ora è lo stato totalitario-integralista-ierocratico dell’Isis, e nel resto del Medio Oriente. E per farlo, occorre che i governi delle maggiori potenze democratiche mondiali collaborino con gli ambienti islamici più laici e moderati dell’area nord-africana e medio-orientale.

 

C'è il rischio che ora, in Europa, prendano sempre più forza i populismi e gli estremismi, come Le Pen in Francia o Salvini in Italia?

E’ uno spauracchio, questo della possibile avanzata dei movimenti populistici ed estremistici, agitato strumentalmente da coloro che poi, per far fronte a questa eventuale avanzata, propongono governi consociativi che, per loro natura, annullano la normale dialettica democratica tra forze politiche alternative. Governi consociativi che poi favoriscono l’approvazione, quasi sempre con scarso dibattito politico-mediatico (si ricordi l’approvazione totalitaria e silenziata del funesto Fiscal Compact, ad opera del governo Monti, in Italia, e altri provvedimenti simili presi in tutta Europa), di misure legislative contrarie all’interesse del popolo sovrano ma assai utili ad interessi privati sovranazionali e apolidi. D’altra parte, non ho alcuna simpatia per i populismi e gli estremismi, tanto più se di natura neo-nazionalistica, e occorre anche osservare che i gruppi dirigenti di questi movimenti, solitamente, quando vanno al governo, si dimostrano del tutto docili e subalterni a quegli stessi poteri apolidi che di consueto si servono di maggioranze consociative e formalmente “moderate”. Non bisogna però confondere il carattere cinico e apolide delle élites massoniche neoaristocratiche e reazionarie, cui mi sto riferendo, e che in alcuni loro segmenti sono responsabili dell’atroce strage di Parigi del 13 novembre scorso, dal positivo cosmopolitismo dei gruppi massonici progressisti, per i quali la patria non è la propria nazione, ma ogni luogo dove occorra combattere per la democrazia, la libertà e i valori racchiusi nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata all’Onu il 10 dicembre 1948, grazie al “matrocinio” della libera muratrice Eleanor Roosevelt.

 

In molti chiedono ora di bombardare la Siria e chiudere le frontiere. Lei è d'accordo?

Non serve chiudere alcuna frontiera. E non servirebbe bombardare e basta (come è stato fatto in passato, spesso senza considerare le pesanti conseguenze per le popolazioni civili coinvolte), in assenza di quell’impegno concreto e lungimirante nella costruzione di infrastrutture materiali e immateriali necessarie per costruire, consolidare e difendere qualsivoglia società aperta, libera, laica, democratica ed equa. Come del resto spiegavo più sopra, rispondendo a un’altra domanda.

 

Il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Roberti ha detto che "dobbiamo esser pronti a cedere una parte delle nostre libertà" di comunicazione. Un Patriot Act all'italiana sarebbe una scelta giusta?

Se davvero Franco Roberti si è espresso cosi, devo allora dire che trovo gravissime, scellerate e inaccettabili le parole del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Proprio il 14 novembre, sul sito ufficiale del Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com), poi rilanciato anche sul sito di Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com), è apparso un importante intervento intitolato “Strage a Parigi del 13 novembre 2015: il tragico avverarsi delle profezie di MASSONI e di Gioele Magaldi (risalenti al 2014) e un necessario impegno di tutti e di ciascuno per difendere democrazia e libertà, contro qualsivoglia deriva autoritaria e illiberale in stile Patriot Act sul suolo europeo e contro altre conseguenze strumentali e scellerate auspicate dai mandanti degli attentati di ieri (13 novembre) e del 7 gennaio 2015 in Francia”, articolo pubblicato il 14 novembre 2015 sul sito MR, di cui consiglio un’attenta lettura. Se Franco Roberti si è espresso cosi, il Movimento Roosevelt, entità politica metapartitica da me presieduta, chiederà ufficialmente le dimissioni dell’attuale procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, per manifesta incompatibilità ideologica con i principi e i fondamenti di quelle istituzioni democratiche e liberali che egli, con le strutture da lui guidate, dovrebbe difendere dalle minacce del terrorismo e della malavita organizzata. Sarebbe il caso di ricordare a Franco Roberti e a coloro che, a questo punto, hanno il diritto-dovere di indurlo a dimettersi, che il massone progressista Benjamin Franklin, uno dei massimi padri della nascita della prima Repubblica costituzionale e democratica al Mondo, gli Stati Uniti d’America, soleva affermare: “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”. E Franco Roberti certo non merita di continuare a presiedere l’Antimafia e l’Antiterrorismo in Italia, lo dico con forza e convinzione. Peraltro, vogliamo anche dire una cosa che ancora non ho sentito osservare da nessuno? Ho diversi amici fraterni onesti e scrupolosi, tra i quadri e i dirigenti dei servizi d’intelligence (di diverse nazioni) operanti in Francia e in particolare a Parigi. E sa cosa mi hanno suggerito? Che senza una falla grossa come una casa nell’operato degli stessi servizi segreti occidentali e francesi (qualche agente infedele che, evidentemente, ha “collaborato” con i terroristi, tradendo con infamia i propri doveri e la propria dignità di uomo e di servitore dello Stato), quello che è accaduto venerdì 13 novembre non sarebbe mai potuto accadere. Ma stiamo scherzando? Terroristi che arrivano indisturbati a pochi passi da dove si muove il Presidente della Repubblica e che vanno a fare il più atroce attentato in un locale che avrebbe dovuto essere scientificamente guardato a vista da servizi d’intelligence e sicurezza, in quanto già attenzionato in precedenza per possibili atti di terrorismo e violenza? Senza la connivenza di apparati deviati dell’intelligence militare e civile, tutto ciò non sarebbe stato assolutamente possibile. Perciò, vorrei dire a Franco Roberti e ad altri, di non venirci a cantare la canzone stonata della rinuncia alla libertà in favore della sicurezza. Semmai, il successore di Roberti (dopo che costui si sia doverosamente dimesso) si prodighi per evitare, in Italia, le falle clamorose e inescusabili relative alla prevenzione degli attentati e al presidio capillare dei luoghi più esposti a rischi.

 

Isis ha minacciato attentati a Roma. Quanto rischia secondo lei l'Italia?

L’Italia rischia come ogni altro importante Paese europeo. Ma sarà cura mia personale, e di altri fratelli dell’area di Grande Oriente Democratico, vigilare al fine di rendere molto difficile la vita ai terroristi che volessero operare a Roma o altrove, magari con la connivenza anche qui di pseudo- servitori dello Stato infedeli e infami.

 

 

 

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Giovedì, 22 gennaio 2015

 

"Charlie, strage voluta dalle logge segrete. Ecco perché Obama non è andato a Parigi"

di Lorenzo Lamperti

 

Il legame tra Massoneria e Chiesa, l'azione di Papa Francesco, l'ipotesi Jeb Bush alla Casa Bianca, gli attentati di Parigi, Napolitano, Quirinale, Renzi e il Patto del Nazareno. Sono alcuni dei temi affrontati da Gioele Magaldi, Gran Maestro del movimento massonico Grande Oriente Democratico, in un'intervista a tutto campo ad Affaritaliani.it che anticipa la presentazione del suo libro "Massoni" alla chiesa di Santa Maria in Portico a Roma.

 

Dopo il successo del libro Massoni e delle precedenti presentazioni, nuovo evento a Roma. Che cosa può dirci di più di questo evento? Chi ci sarà?

Preferirei che la curiosità sua e di altri suoi colleghi giornalisti li porti a presenziare all’evento, che è a lista di invitati chiusa, ma naturalmente accessibile ai cronisti che vengano a fare il proprio mestiere e a raccontare questo epocale evento con sopralluogo diretto. Certamente ci saranno alte personalità ecclesiastiche, politiche, diplomatiche, militari, intellettuali, imprenditoriali e, in generale, rappresentanti di rilievo della società civile.

 

Desta stupore il luogo e la presenza di tanti ecclesiastici. Come mai una presenza così massiccia di esponenti della Chiesa? Qual è il legame con la Massoneria?

I legami tra Chiesa Cattolica e altre chiese e ambienti massonici è sempre stato intenso e fecondo, a prescindere da formali scomuniche e ufficiali, quanto ipocrite e insincere, prese di distanza. Comunque, non sempre coloro che, in ambito ecclesiastico (e dunque essoterico sul piano spirituale) dialogano con gruppi e singoli esponenti della Libera Muratoria (che in quanto “iniziati misteriosofici” coltivano una dimensione esoterica della spiritualità, prediligendo un approccio conoscitivo ad uno fideistico sulle cose umane e divine) sono per forza di cose massoni. Molto spesso vi sono prelati ed ecclesiastici cattolici che, pur non essendo mai stati iniziati liberi muratori, si rapportano con curiosità, apertura mentale ed emotiva, persino simpatia filosofica e culturale, a determinati ambienti della Massoneria. Diverso il caso di eminenti pesi massimi illuminati e progressisti della Cattolicità, come Angelo Roncalli (alias papa Giovanni XXIII) e Carlo Maria Martini, ad esempio. Costoro, come viene raccontato nel libro “Massoni”, hanno voluto essere orgogliosamente sia dei grandi pastori cattolici che dei raffinati iniziati massoni. Cosi come è ancora diverso il caso di un eminente para-massone conservatore molto vicino alla Ur-Lodge “Three Eyes” (la stessa di Giorgio Napolitano, per intenderci), Karol Wojtyla (alias papa Giovanni Paolo II), dei cui legami cripto-latomistici con un “grande fratello” come Zbigniew Brzezinski, pure si parla nel best-seller di Chiarelettere dal sottotitolo “La scoperta delle Ur-Lodges”, e di cui si parlerà ancora meglio negli altri volumi della serie di “Massoni”.

 

A proposito di Chiesa, nelle scorse settimane c'è stato chi, nel Parlamento (in particolare un deputato di Scelta Civica), ha espresso timori per la vita di Papa Francesco avanzando l'ipotesi che qualcuno possa volergli male per la sua azione di rinnovamento nel Vaticano. Che cosa ne pensa? Quanto può dare fastidio Bergoglio?

Dell’attuale pontificato di Francesco in relazione alla Massoneria si parlerà diffusamente nel secondo volume di “Massoni”. Intanto posso anticiparle che, per ora, i propositi di rinnovamento di Bergoglio sono rimasti belle intenzioni e suggestioni, ma poco di più. Intendiamoci: personalmente ho grande simpatia per questo papa, che potenzialmente potrebbe fare molto, anche se finora non ha concretizzato granché. Se Bergoglio intende davvero rinnovare la Chiesa Cattolica all’alba del XXI secolo, deve fare come il suo grande predecessore Giovanni XXIII (alias il fratello massone progressista Angelo Roncalli) e indire un Concilio Vaticano III, che perfezioni e porti a compimento migliorativo alcune intuizioni benemerite del Concilio Vaticano II (1962-1965).

 

Nel suo libro Massoni afferma che il progetto delle Ur-Lodges reazionarie sia di portare un nuovo Bush alla Casa Bianca nel 2016. Quanto siamo vicini a che ciò accada?

La partita è ancora tutta da giocare. Se si lascerà che l’Isis e gruppi collegati proseguano la propria opera interna (nei territori occupati di Iraq e Siria) ed esterna di terrorismo in salsa hollywoodiana, senza che nessuno intervenga tempestivamente, prima con intervento militare chirurgico ad estirpare tale Califfato, poi con poderoso intervento civile e politico ad implementare regimi autenticamente democratici, liberali, libertari, laici, pluralisti e socialmente equi in territorio siriano e iracheno, questi due anni che ci attendono di caos, decapitazioni e attentati sanguinari in Occidente, saranno il miglior viatico per la elezione di Jeb Bush, massone reazionario della Hathor Pentalpha, alla Casa Bianca. Questo nuovo-vecchio Bush (Jeb era già attivo ai tempi del Pnac, Project for a New American Century e ai tempi della spregevole tragedia dell’11 settembre 2001) sarà infatti presentato come il nuovo campione di una presunta riscossa american-occidentale contro gli islamici fondamentalisti e cattivoni in quanto tali, secondo lo schema pretestuoso dello scontro di civiltà teorizzato dal massone neo-aristocratico Samuel Huntington già a fine anni ’90. Ma, naturalmente, Jeb Bush e i suoi non porterebbero in Medio Oriente, in Iraq e in Siria, democrazia, libertà, pacificazione, pluralismo, laicità e giustizia sociale, quanto macroscopiche occasioni di lucro economico e politico (autoritariamente gestito) per amici e amici degli amici del consueto complesso miltar-industriale-finanziario legato alle Ur-Lodges globali più reazionarie e spregiudicate. Barack Obama, gli ambienti euro-atlantici e i leader mondiali di tendenza democratico-progressista o almeno moderata, distanti dai progetti “hathor-pentalphiani” dei sostenitori del nuovo-vecchio Bush, dovrebbero intervenire subito, senza perdere tempo, contro l’Isis e a favore delle popolazioni medio-orientali martoriate da questi masnadieri del sedicente Califfato. Ma la partita, lo ripeto e lo spiegherò meglio nel secondo volume di “Massoni”, è estremamente delicata e complessa.

 

Come vanno interpretati i tragici fatti di Parigi e dell'attentato a Charlie Hebdo? Quale potrebbe essere stato il ruolo di Al Qaeda e Isis?

Lo ribadisco con molta chiarezza: lo spregevole attentato di Parigi è avvenuto con la complicità di svariate istituzioni di controllo locali, in combutta con manovalanza terroristica e mandanti che si muovono nell’area delle Ur-Lodges Hathor-Pentalpha, Geburah, Amun, Der Ring, ecc.

 

C'è chi ipotizza che dietro gli attentati di Parigi ci sia una mano non islamica. Per lei è possibile?

Gliel’ho appena confermato nella risposta alla sua domanda precedente. Ma non si tratta di ragionare secondo inconsistenti dicotomie del tipo: “si tratta di mani islamiche e medio-orientali, oppure occidentali”. Si tratta di mani sovranazionali e apolidi, che utilizzano i pretesti religiosi come instrumentum regni e armi di manipolazione di massa. Fra coloro che hanno progettato e poi fatto realizzare eventi come gli attentati di Parigi, e come altri che si cercherà di effettuare, ci sono sedicenti islamici e però anche non islamici, cosi come tra i massoni progressisti che cercheranno di prevenire e impedire tali esecrabili crimini contro l’umanità ci sono sinceri islamici e sinceri cristiani, ebrei, indù, buddhisti, ecc: persone nate indifferentemente in Occidente e in Oriente, ma che cominciano a riscoprire l’orgoglio di appartenere a una tradizione latomistica cosmopolita, universale e autenticamente democratica.

 

In molti hanno polemizzato sull'assenza di Obama a Parigi nell'incontro tra capi di Stato. Secondo lei come va letta questa assenza?

Il fratello massone progressista (moderato) Barack Obama era perfettamente a conoscenza di quanta ipocrisia si celasse in quell’incontro di capi ed ex- capi di Stato, alcuni dei quali direttamente coinvolti, in modo diretto o indiretto, nei presupposti che hanno propiziato gli stessi attentati terroristici di Parigi e quelli di anni precedenti. Obama ancora non ha trovato il coraggio di fronteggiare efficacemente personaggi del genere, ma con la sua assenza almeno ha mandato un segnale inequivocabile di sdegno e presa di distanza.

 

Dopo le stragi alcune parti dell'Ue hanno messo in dubbio Schenghen e c'è stato chi ha chiesto a gran voce la pena di morte. A che cosa ci porteranno queste reazioni estreme?

Sono assolutamente favorevole agli Accordi di Schenghen e al principio universale della libera circolazione delle persone, tanto più in un’Europa che si pretenderebbe unita e integrata (anche se purtroppo, al momento, non lo è su basi democratiche, bensì tecnocratiche e oligarchiche) e sono fermamente contrario al principio della pena di morte applicata da entità statuali su detenuti ormai inermi e messi in condizione di non nuocere. Il back-ground dispotico e fascistoide di Marine Le Pen e di altri è chiaramente venuto allo scoperto proprio con la loro proposta di riattivare la pena di morte. E una torsione dispotica e autoritaria (vedi, negli Usa, l’implementazione del liberticida e anti-democratico Patriot Act) è proprio ciò che i mandanti di questi attentati terroristici vogliono conseguire, anche per il tramite di personaggi alla Le Pen.

 

Tornando all'Italia, che cosa cambia dopo le dimissioni di Napolitano? Quali sono le forze in gioco nella designazione del successore?

Altrove, magari nei prossimi giorni, con più calma, spazio e tempo, e con altra intervista ad hoc, mi riservo di rispondere ad Affari Italiani e ad altri operatori mediatici, anche su questo tema, che certamente troverà esaustiva analisi nel secondo volume di Massoni. Società a responsabilità illimitata, sottotitolo: “Globalizzazione e massoneria”, non necessariamente edito da Chiarelettere, e che anzi offrirò pubblicamente alla Casa Editrice (compresa Chiarelettere, certo) italiana o estera che sia in grado di assicurare le migliori garanzie a 360° su vari aspetti della pubblicazione e dell’operazione editoriale e culturale che la sottende. Intanto, posso anticipare che le forze in gioco per la designazione del successore del fratello Napolitano sono ancora e sempre terminali italiani di alcune Ur-Lodges sovranazionali.

 

C'è chi sostiene che ambienti massonici possano sostenere Amato e portarlo sul Quirinale. Le risulta?

Certo che alcuni (tra cui lo stesso confratello libero muratore Napolitano) avrebbero gradito il massone fintamente progressista (e autentico tecnocratico e neo-aristocratico) Giuliano Amato al Quirinale, ma si tratta di un candidato provvidenzialmente indebolito da vari fattori. Anche se, nelle “quirinarie” in corso, anche i “cavalli azzoppati” hanno virtuali chanches di recuperare terreno…

 

Renzi è riuscito a entrare nelle grazie (e nella Ur-Lodge) di Draghi oppure il suo potere non è ancora a quel livello? Quanto pesa ancora oggi il Patto del Nazareno?

Su questo tema, la rinvio appunto al secondo volume di Massoni. Società a responsabilità illimitata, sottotitolo: “Globalizzazione e massoneria”, di futura pubblicazione, dove si parlerà, tra le moltissime altre cose, in modo attento e monografico, tanto di Matteo Renzi e delle sue aspirazioni e relazioni massoniche, quanto delle vere ragioni delle dimissioni di Giorgio Napolitano, dei nomi e cognomi dei mandanti della strage di Parigi presso Charlie Hebdo, dei costruttori del Califfato dell’Isis, e dei rapporti passati, presenti e futuri tra il pontificato di Jorge Mario Bergoglio (alias papa Francesco) e la Libera Muratoria argentina e sovranazionale.

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