http://federicodezzani.altervista.org/ novembre 20, 2015
Quel filo che unisce i terroristi del 13/11 ai servizi segreti francesi by Federico Dezzani
È stata una settimana di ordinaria follia per la Francia e l’Europa quella che ha seguito gli attentati del 13/11: se non si ha più nessuna remora nell’attuare lo stragismo di Stato, a maggior ragione si perde qualsiasi freno inibitore nell’annunciare reali o potenziali minacce, pur di alimentare il clima di terrore. La Francia di François Hollande è precipitata ai tempi più bui degli Stati Uniti sotto George W. Bush: stesse complicità internazionali e deriva interna. A distanza di sette giorni dalla strage di Parigi è ormai chiaramente visibile il filo che unisce i terroristi al controspionaggio francese.
Il legame tra i terroristi di Parigi e la DGSE Nota: qualche simpatica “manina” ha manomesso i pulsanti social. Chi volesse diffondere l’articolo, può copiare il link su Facebook o Twitter. Tempi bui per l’Europa e notte fonda in Francia, così si può riassumere la situazione dopo gli attentati a Parigi di venerdì 13/11: a testimonianza che qualsiasi differenza politica si è ormai liquefatta nel Vecchio Continente e che i partiti conservatori e socialdemocratici sono due diverse facciate dello stesso sistema euro-atlantico, osserviamo un presidente socialista, François Hollande, trasformare la Francia, bastione dell’orgogliosa “Vecchia Europa” ai tempi dell’invasione angloamericana dell’Iraq, nel teatro del più violento e sanguinario stragismo di Stato. È perfettamente corretto parlare di “11 settembre europeo” perché la Francia si è involuta, sotto la presidenza di Nicolas Sarkozy e François Hollande, allo stadio degli Stati Uniti ai tempi di George W. Bush e dell’attacco alle Torri Gemelle. C’erano certo stati evidenti segnali che la Francia, a partire dalla presidenza di Sarkozy, avesse imboccato un pericoloso binario: il rientro nel comando integrato della NATO nel 2009, i trattati di Lancaster House del 2010 per rafforzare la cooperazione militare con il Regno Unito, la foga di avventarsi nel 2011 contro la Libia di Muammur Gheddafi nel quadro della più ampia destabilizzazione del Medio Oriente, gli sforzi dei servizi d’informazione francesi per rovesciare Bashar Assad a partire dal 2012, l’appiattimento nel 2013 sulle posizioni del Likud israeliano per quanto concerneva il programma nucleare iraniano1, la crescente dipendenza economica, come nel caso di USA e Regno Unito, dai petrodollari del Qatar e dell’Arabia Saudita2, il sostegno politico e militare di Parigi ai bombardamenti di Riad contro il vicino Yemen 3. La strage di Charlie Hebdo era stato il primo, fragoroso, campanello d’allarme, ma difficilmente qualcuno avrebbe mai immaginato che lo stragismo di Stato raggiungesse i livelli toccati il 13/11. Rispetto alla nostra ultima analisi del 16 novembre, si allunga la lista dei terroristi ufficialmente coinvolti negli attentati, di cui riportiamo sotto l’elenco. Abbiamo evidenziato in giallo i nomi dei terroristi noti alla polizia e/o ai servizi segreti belgi e francesi: come si può constatare sono il 100% dei nominativi, se si esclude il kamikaze dello Stade de France il cui passaporto siriano è di dubbia autenticità. L’attentato non è quindi stato perpetrato da sfuggenti islamisti ignoti alle forze dall’ordine, ma da piccoli criminali (sotto l’effetto di anfetamine) e mussulmani radicalizzati già noti ai servizi: qualsiasi forza di polizia, dopo la lunga serie di attentati di quest’anno, avrebbe tenuto sotto osservazione quei nomi o perlomeno uno di essi, sufficiente a scoprire il resto dell’organizzazione. Nel pomeriggio di martedì 17 arriva la rivendicazione “ufficiale” degli attentati (nel senso che le autorità e la stampa le attribuiscono tale ufficialità): è un audio, il cui contenuto è diffuso da “fonti vicine all’inchiesta”, dove il francese Fabien Clain, attualmente in Siria, legge un proclama dell’ISIS4: “Un groupe ayant divorcé avec la vie d’ici-bas s’est avancé vers leur ennemi, cherchant la mort dans le sentier d’Allah (…) Huit frères portant des ceintures d’explosifs et des fusils d’assaut ont pris pour cible des endroits choisis minutieusement à l’avance au cœur de la capitale française: le stade de France lors du match des deux pays croisés la France et l’Allemagne (…), le Bataclan où étaient rassemblés des centaines d’idolâtres dans une fête de perversité ainsi que d’autres cibles dans les Xe, le XIe et le XVIIIe arrondissement et ce simultanément. “Ils ont déclenché leurs ceintures d’explosifs au milieu de ces mécréants après avoir épuisé leurs munitions, qu’Allah les accepte parmi les martyrs. Cette attaque n’est que le début de la tempête”. La rivendicazione è una semplice cronaca dei fatti, condita con qualche spruzzata di islamismo a buon mercato. Ciò che è invece interessante è il personaggio cui appartiene la voce della registrazione, ossia il 35enne francese Fabien Clain: convertito all’Islam negli anni ’90, radicalizzatosi nel 2004, gestisce un flusso di jihadisti francesi verso l’Irak finché nel 2008 non è arrestato e condannato a cinque anni di prigione. Poi, nell’agosto del 2012 esce dal carcere, si trasferisce in Normandia, nel giugno del 2013 intenta causa ad un’emittente televisiva sull’onda di un reportage in cui è citato5 e, quel punto, “sfugge ai controlli” dei servizi segreti francesi per ricompare, nel primo semestre del 20146, come volontario in Siria. Perché Fabien Clain, un personaggio cui non interessa molto difendere il suo buon nome dati i trascorsi giudiziari, intenta nel 2013 una causa per diffamazione contro l’emittente France Télévisions? L’oggetto della disputa è un reportage di France TV dove si asserisce che Fabien Clain è stato un intimo amico di Mohamed Merah, autore nel marzo degli 2012 degli attentati di Tolosa e Montauban durante cui sono uccisi nell’arco di due settimane tre militari e quattro civili di religione ebraica, tra cui tre bambini. Clain controbatte dicendo che quando Merah commetteva gli assassini lui era in carcere e, soprattutto, negando di essere mai stato un amico del terrorista che semina il panico a bordo dello scooter TMAX. In realtà più inchieste giornalistiche hanno stabilito che Fabien Clain e Mohamed Merah si conoscono fin da quando il francese convertito all’islam organizza il trasferimento di volontari in Iraq: Clain è infatti una sorta di guida spirituale nella comunità islamista di Tolosa, tanto che quando Merah sarà arrestato per reati comuni si metterà in contatto con Clain tramite corrispondenza7. Perché un personaggio come Fabien Clain, da sempre associato agli ambienti islamisti, con una condanna alle spalle per favoreggiamento del terrorismo internazionale nonché futuro volontario in Siria contro Bashar Assad, intenta una causa per diffamazione contro France TV per essere stato associato a Merah? Ci deve qualche sfaccettatura del profilo Mohamed Merah che non vuole assolutamente sia traslata su di lui e difficilmente, dato il personaggio, è la natura di terrorista. Come emergerà nel tempo, mese dopo mese, Mohamed Merah non è un piccolo delinquente qualsiasi, un magrebino radicalizzatosi in carcere e convertitosi al terrorismo una volta libero, bensì un collaboratore della DGSE, il controspionaggio francese: secondo il famigliare di una delle vittime degli attentati di Tolosa e Montauban, al padre di Mohamed Merah sarebbero stati dati 30.000 euro per la consegna di due video-confessioni, ciascuno dalla durata di venti muniti, dove il giovane magrebino spiega la sua collaborazione con i servizi segreti francesi8. Ecco cosa induce quindi Fabien Clain, l’autore del messaggio audio che rivendica la strage del 13/11, a fare causa a France TV: teme di essere anch’esso associato alla DGSE. Merah era una sorta di suo discepolo, tanto da scrivergli dal carcere: se Merah è un collaboratore dei servizi francesi, quante sono le probabilità che lo sia anche il “suo maestro” Clain? Ciò spiega come il francese convertito all’islam riesca magicamente a scomparire dai radar della sicurezza francese nel primo semestre del 2014 e riapparire in Siria, tra le fila degli estremisti che combattono Bashar Assad che Parigi, Londra, Washington e Tel Aviv cercano disperatamente di rovesciare sin dal tardo 2011. Fabien Clain, il terrorista dell’ISIS che rivendica la strage del 13/11 è quindi, quasi certamente, un collaboratore della DGSE. Procediamo con l’analisi. All’alba di mercoledì 18 si svolge l’assalto al covo dei terroristi nel quartiere di Saint-Denis, rue de la République angolo la rue du Corbillon, poco distante dallo Stade de France dove il 13/11 si sono fatti esplodere i tre kamikaze. È il blitz di cui la stampa non lesina particolari, perché è la vendetta della giustizia contro i malvagi terroristici islamici che minacciano lo stile di vita occidentale: teste di cuoio addestrate dal Mossad, cecchini, granate, esplosioni, droni, 5.000 proiettili sparati, poliziotti feriti9, etc. etc. Per guadagnare alla causa della lotta all’islamismo anche gli animalisti, si dà grande risalto al sacrificio del cane artificiere Diesel, anche lui caduto nella guerra al Califfo. A distanza di circa 24 ore si avrà la conferma della notizia anticipata nella tarda serata del 18 dal Washington Post10 (i media americani sono sempre incredibilmente un passo avanti quando si tratta di terrorismo): tra gli occupanti dell’appartamento uccisi c’è anche il 28enne belga di origine marocchina Abdelhamid Abaaoud, la “mente” degli attentati del 13/11. Innanzitutto, come scova la polizia la base dei terroristi a Saint-Denis? Così scrive Le Monde11: “C’est un renseignement parvenu aux enquêteurs lundi, aux environs de 17?heures, qui les a conduits à Saint-Denis. Au début, les policiers sont assez sceptiques sur la crédibilité du renseignement qui leur est transmis. Après de nombreuses vérifications, notamment téléphoniques et bancaires, ils acquièrent la conviction qu’Abdelhamid Abaaoud et sa cousine Hasna Aitbouhlacen peuvent se trouver dans l’appartement de la rue du Corbillon.” Lunedì 16, ore 17, sul tavolo degli inquirenti arriva un’informazione, la cui origine è ovviamente ignota; subito sono abbastanza scettici; poi si mettono a scartabellare tabulati telefonici e bancari (il particolare ha il sapore di un’invenzione, visto che l’appartamento è occupato abusivamente e difficilmente i terroristi usano i bonifici per pagare l’affitto); infine si convincono che la mente degli attentati del 13/11, Abdelhamid Abaaoud, è in quella casa: dalla trama si direbbe che l’autore aveva fretta di chiudere la storia e ricorrendo al deus ex machina dell’informativa anonima ha snellito parecchio il racconto. Nella notte tra il 17 ed il 18 le teste di cuoio militarizzano il quartiere e parte “The battle of Saint-Denis” come titola il britannico The Indipendent, durante cui sono uccisi (raramente i terroristi sono catturati vivi) Abaaoud, la cugina che si fa saltare in aria ed un numero imprecisato di terroristi che varia da una a tre persone. L‘indeterminazione è infatti il tratto saliente degli attentati del 13/11: tutto è indefinito (numeri, nomi, luoghi, date), quasi che la confusione fosse deliberatamente alimentata per insabbiare eventuali errori. Ora, veniamo al “cervello” delle stragi del 13/11, il belga di origine marocchina Abdelhamid Abaaoud: nato a Bruxelles nel 1987, figlio di un negoziante di Molenbeek, partito nel 2013 per la Siria portandosi con sé il fratello 13enne, nome di guerra “Abou Omar Soussi”, il giovane magrebino è, già prima degli attentati allo Stade de France ed al Bataclan, uno dei terroristi più ricercati d’Europa. Giunto in Siria, pur non avendo alcuna preparazione militare (il padre lo definiva “un buon commerciante”), Abaaoud emerge rapidamente come pezzo grosso dell’ISIS, acquistando notorietà grazie ai filmini che il SITE Intelligence Group dell’israeliana Rita Katz è solito scovare in rete: un video lo immortala sorridente al volante di un fuoristrada cui sono agganciati dei cadaveri, mentre in altri fotogrammi appare a fianco del fratello, “il più giovane” jihadista della Siria 12.
Alla fine del 2014, nonostante sia ormai un personaggio famoso del terrorismo islamico, è protagonista di un primo avventuroso viaggio in Belgio per organizzare attacchi terroristici: riesce incredibilmente già una prima volta ad entrare in Europa senza difficoltà e, doppia fortuna, a riguadagnare la Siria. Qualche mese dopo, sul giornale propagandistico “Dabik” dello Stato Islamico, l’ormai celebre Abdelhamid Abaaoud decanta i suoi spostamenti in Europa nonostante sia tra i terroristi più ricercati d’Europa: con la spavalderia dei ventenni il belga si vanta della sospetta capacità di scivolare tra le maglie della sicurezza, lasciando intendere che lui è “speciale”. Il 15 gennaio 2015 la polizia belga effettua un blitz a Verviers nel quale rimangono uccisi due presunti terroristi, intenti a progettare un attacco contro il Palazzo di Giustizia di Bruxelles: sull’onda delle indagini Abdelhamid Abaaoud è condannato in contumacia a 20 anni di carcere, confermandosi tra gli elementi più pericolosi e, teoricamente, braccati d’Europa. Il suo nome riappare sui radar della polizia quando nel mese di aprile il giovane algerino Sid Ahmed Ghlam è arrestato con l’accusa di pianificare un attacco terroristico contro la chiese di Villejuif, alle porte di Parigi, e di aver ucciso una donna nel tentativo di rubare un’auto per l’operazione: Abdelhamid Abaaoud sarebbe uno dei mandatari dell’attentato e dalla Siria avrebbe incitato il giovane algerino ad entrare in azione13. Qual è l’altro nome del nostro racconto legato al mancato attacco alle chiese di Villejuif? Nientemeno che il francese convertito all’islam Fabien Clain14, il collaboratore della DGSE. Di conseguenza, ipotizzare che Abdelhamid Abaaoud, il cervello delle stragi del 13/11, abbia anch’esso lavorato per i servizi segreti francesi non solo è lecito, ma spiegherebbe anche la sua capacità di viaggiare indisturbato tra Siria e Belgio. Non solo, gli inquirenti sospettano anche il suo coinvolgimento sul fallito attentato al treno alta velocità Amsterdam-Parigi del 21 agosto, sventato grazie al provvidenziale inceppamento dell’AK-47 in possesso del terrorista ed al rapido intervento di due militari americani. Abdelhamid Abaaoud, in sostanza, sembra essere coinvolto in tutte le operazioni di terrorismo riconducibili alla strategia della tensione e, con alta probabilità, vi partecipa in qualità di uomo della DGSE. Ciò spiega come possa (gli sono attribuiti in totale sei viaggi in Siria) rientrare un’ultima volta in Europa dalle roccaforti dell’ISIS, senza che nessuna forza di polizia o servizio segreto lo intercetti. Rientrato in Belgio ha piena libertà di progettare gli attentati del 13/11 con il suo amico di infanzia Saleh Abdeslam, mettendo in piedi un’organizzazione di 20-25 persone e procurandosi fucili automatici ed esplosivi, senza ovviamente che la polizia, il DGSI o il DGSE si accorgano di qualcosa. Com’è possibile? La spiegazione più logica, di nuovo, è che il controspionaggio transalpino fosse perfettamente a conoscenza della mosse di Abaaoud, lasciandolo agire indisturbato o addirittura incitandolo a passare all’azione: si può ipotizzare che “la soffiata” alla polizia circa il covo dei terroristi sia partita direttamente dalla DGSE, decisa a eliminare il proprio elemento a missione completata. Già, perché la costante dei blitz delle teste di cuoio contro i terroristi islamici è che nessuno di questi è mai preso vivo: Mohammed Merah, ucciso da un cecchino con un colpo alla testa nonostante fosse facilmente catturabile vivo, i fratelli Kouachi, uccisi nel blitz del Groupe d’intervention de la Gendarmerie nationale nonostante fossero asserragliati da soli in un’azienda, consentendo l’uso di granate stordenti e gas soporiferi, idem per Abdelhamid Abaaoud, la cugina Hasna Aitbouhlacen e gli altri misteriosi (esistenti?) occupanti del covo a Saint-Denis. Sia il fabbricato che la conformazione dell’appartamento15, con finestre affaccianti sul cortile, avrebbero consentito l’utilizzo di gas lacrimogeni o disabilitanti, invece il GIGN sceglie di passare per la porta d’ingresso, stranamente blindata nonostante l’appartamento fosse occupato illegalmente e la casa fatiscente, perdendo così l’effetto sorpresa: a quel punto entrano in azione fucili di precisione e mitragliatori e, sparando 5.000 colpi, si ha la certezza che nessuno sopravviva. Adieu Abaaoud! Come Merah, porti nella tomba le inconfessabili verità sui tuoi rapporti con i servizi segreti francesi.
Una settimana di ordinaria follia Se lo Stato non ha più nessuna remora nell’attuare stragi in cui sono uccise 130 persone, è facile immaginare che si perda qualsiasi freno inibitorio nel minacciare rischi presunti o immaginari. La settimana che segue gli attentati del 13/11 è infatti vissuta all’insegna del terrore, con continui annuncia di bombe su treni ed aerei, attentanti dinamitardi a stadi, possibili attacchi chimici e batteriologici, falsi allarmi e segnalazioni in tutta Europa per la presenza di cellule terroristiche dell’ISIS. “Fear of new terrorist plots spreads” titola il Washigton Post mentre su testate più sensazionalistiche come l’Huffington Post si legge il tautologico “La paura del terrore travolge l’Europa”. Riportiamo la scaletta degli avvenimenti di questi ultimi sette giorni di ordinaria follia: lunedì 16, è diffusa la notizia che il terrorista in fuga Saleh Abdeslam ha varcato il confine di Ventimiglia e si cerca una Seat nera targata “GUT 18053”; martedì 17, Hannover, allarme bomba allo stadio dove si dovrebbe svolgere l’amichevole Germania-Olanda: i tifosi sono evacuati, le forze dell’ordine perlustrano la struttura, il volo su cui viaggiano Angela Merkel ed il ministro degli interni Thomas De Maiziere rientra a Berlino, la città di Hannover è gettata nel panico con le forze dell’ordine che invitano i cittadini a non uscire di casa. Fonte del possibile attacco, rivelatasi poi infondata? I servizi segreti francesi ovviamente; 18 novembre, Gare de Paris Nord, l’ingresso agli Eurostar è chiuso per un sospetto pacco bomba; 19 novembre, allerta bomba su un volo tra volo da Varsavia a Hurghada, Egitto; 19 novembre, il direttore dell’Europol, il britannico Rob Wainwright, rassicura le masse affermando che16 “l’Isis vuole esportare in Europa la sua atroce violenza. Hanno enormi risorse e sono possibili altri attacchi”; 19 novembre, il premier francese Emanuel Valls sostiene davanti all’Assemblea Nazionale che i terroristi possono ricorrere ad armi chimiche e batteriologiche; 19 novembre, possibili attentati in Italia da parte dell’ISIS secondo l’FBI: San Pietro, il Duomo e la Scala a Milano tra i possibili obbiettivi. Sfruttando il clima di terrore internazionale, l’Assemblea francese approva l’estensione a tre mesi dello stato d’emergenza , come richiesto da François Hollande: sono facilitate le perquisizioni, è possibile censurare la stampa, vietare le manifestazioni e gli assembramenti, dirottare il traffico. Il presidente socialisti si offre all’opinione pubblica come nuovo Charles De Gaulle, costretto a decretate lo stato d’emergenza sull’onda della crisi algerina: l’eroe che invita all’unità nazionale sotto la minaccia di un pericolo mortale per la République française. Servirà? Secondo i primi sondaggi pubblicati dopo la strage del 13/11 il 73% dei francesi gradisce come François Hollande sta gestendo la crisi, ritenendolo “à la hauteur de la tragédie”17. Un simile rimbalzo nell’indice di gradimento si era già verificato a gennaio, dopo la strage di Charlie Hebdo, dimostrandosi però di breve durata, considerato che nell’ottobre del 2015, un mese prima della strage del 13/11, solo il 22% dei francesi si esprimeva favorevolmente su Hollande mentre il 44% affermava di non nutrire nessuna fiducia nel capo dello Stato18. Nicolas Sarkozy faceva poco meglio, con un indice di gradimento al 26% ed il 43% dei francesi che avevano un immagine molto negativa dell’ex-presidente: una debacle per i due capofila dei partiti d’establishemnt, PS ed UMP. Le elezioni regionali del 6-13 dicembre nel frattempo si avvicinano e, paradossalmente, gli attentati del 13/11 diretti dalla DGSE sembrano aver ulteriormente gonfiato le vele al partito anti-establishment par excellence, ossia il Front National, dato in testa ai sondaggi con il 27% delle intenzioni di voto, contro il 26% del PS ed il 25% dell’UMP19. In vista delle strategiche elezioni presidenziali del 2017, si va verso un blocco d’unità nazionale tra PS e UMP, pur di arginare l’FN anti-euro ed anti-NATO? Se così fosse, la strategia della tensione tornerà presto a far parlare di sé.
1http://www.france24.com/en/20131011-hollande-promises-israel-support-iranian-nuclear-threat 2https://fr.finance.yahoo.com/actualites/monarchies-golfe-hollande-invit%C3%A9-dhonneur-dun-sommet-r%C3%A9gional-050802021.html 3http://www.france24.com/fr/20150412-laurent-fabius-soutient-poursuite-raids-saoudiens-yemen-arabie-saoudite-houthis-france-riyad 4http://www.ladepeche.fr/article/2015/11/17/2219071-jihadiste-francais-fabien-clain-revendique-attentats-nom-ei.html 5http://www.20minutes.fr/societe/1168487-20130605-20130605-presente-comme-proche-merah-reportage-attaque-france-televisions-justice 6http://www.challenges.fr/france/20151117.CHA1717/attentats-fabien-clain-un-veteran-du-djihadisme-proche-de-merah.html 7http://www.lexpress.fr/actualite/societe/fait-divers/attentat-manque-de-villejuif-relation-avec-merah-qui-est-fabien-clain_1704305.html 8http://www.lepoint.fr/invites-du-point/sihem-souid/la-dgse-aurait-achete-le-silence-du-pere-de-mohamed-merah-09-06-2015-1934712_421.php 9http://www.huffingtonpost.it/2015/11/19/blitz-sain-denis-racconto_n_8598452.html 10http://www.reuters.com/article/2015/11/18/us-france-shooting-suspect-report-idUSKCN0T72ND20151118#qorbFlsudljU83AY.97 11http://www.lemonde.fr/attaques-a-paris/article/2015/11/19/confusion-apres-l-assaut-de-saint-denis_4813390_4809495.html 12https://www.youtube.com/watch?v=jJefvcdYwIk 13http://www.lemonde.fr/attaques-a-paris/article/2015/11/16/qui-est-abdelhamid-abaaoud-le-commanditaire-presume-des-attaques-de-paris_4811009_4809495.html 14http://www.liberation.fr/societe/2015/08/04/fabien-clain-de-la-pme-islamiste-au-jihad-syrien_1358714 15http://www.lemonde.fr/attaques-a-paris/article/2015/11/19/l-assaut-a-saint-denis-raconte-par-le-patron-du-raid_4812977_4809495.html 16http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/ContentItem-1b175df2-1aa3-43e2-86f0-74a40b008ef0.html 17http://www.bfmtv.com/politique/attentats-73percent-des-francais-estiment-que-hollande-est-a-la-hauteur-930980.html 18http://www.lepoint.fr/politique/sondage-hollande-sarkozy-un-rejet-franc-et-massif-09-10-2015-1972037_20.php 19http://www.20minutes.fr/politique/1734511-20151119-regionales-2015-front-national-vire-tete-premier-tour-elections |