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27 feb 2014

Richard Falk insiste: “Palestinesi segregati”
di Eleonora Pochi

Nel rapporto finale del Relatore speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori Occupati si parla di “segregazione e apartheid” del popolo palestinese. “Israele ha rifiutato anche una minima cooperazione in linea con il mandato del Consiglio ONU”, si denuncia. Falk contestato da Israele, Stati Uniti e Canada

Roma, 27 febbraio 2014, Nena News – Il Relatore speciale dell’Onu per i diritti umani nei Territori Occupati, Richard Falk, ha di nuovo scatenato l’Ira degli USA e del Canada che hanno chiesto le dimissioni di Falk nonostante il suo mandato finisca nel marzo 2014. La quasi totalità del Consiglio per i Diritti Umani, ha preso le difese di Falk mentre l’ambasciatore australiano in Israele lo ha definito “vergognoso”.

Falk e’ da tempo nel mirino di molti governi occidentali,  da lungo tempo, anche per aver dichiarato pubblicamente le proprie perplessità in merito all’attacco dell’11settembre alle Torri Gemelle. Inoltre, Falk, che pure e’  di origine ebraica, è stato accusato di antisemitismo e per questo espulso, nel 2012, dal team di Human Rights Watch, che ha promosso l’adozione di una risoluzione per rimuovere il relatore Onu dal suo ruolo. “Antisemita” poiché ha invitato pubblicamente a boicottare alcune aziende, come Motorola, Caterpillar e Volvo, che hanno legami commerciali con gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e per altre ragioni riconducibili alla sua attività ispettiva nei Territori Occupati.

Nel rapporto finale, pubblicato lo scorso gennaio, sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati si parla di “segregazione e apartheid” del popolo palestinese: “Sfortunatamente Israele ha rifiutato anche una minima cooperazione in linea con il mandato del Consiglio ONU”, e’ scritto. A Falk, relatore speciale all’ONU, è stato impedito molte volte l’accesso nei Territori Occupati e nel dicembre del 2008 è stato anche espulso dallo Stato di Israele. “Questa umiliante non-cooperazione rappresenta una violazione dei doveri legali degli Stati membri, in quanto essi sono tenuti a facilitare tutte le missioni del Consiglio dei Diritti Umani, nonché dell’ONU in genere”.

 Una parte del rapporto, “Corporate complicity in international crimes”, evidenzia che le aziende che operano negli insediamenti israeliani in Cisgiordania dovrebbero “assumere un comportamento più responsabile in rispetto ai recenti  obblighi formulati per le aziende, in conformità con il diritto internazionale e le linee guida per il commercio e i diritti umani”. Allo stesso tempo il relatore speciale non ha intenzione di condannare tali aziende di essere complici dei crimini internazionali che coinvolgono gli insediamenti dello Stato israeliano. Il rapporto vuole essere un monito per questo genere di attività commerciali in termine di reputazione e potenziali conseguenze legali per fare business in insediamenti illegali”.

Il documento fotografa in poco più di venti pagine la condizione dei Territori Occupati, denunciando la violenza smisurata dell’IDF, l’arresto e la tortura di minori, la repressione di qualsiasi movimento di protesta pacifico, l’esproprio di terreni, il muro di separazione. Tutto ciò rappresenta  “l’oppressione sistematica del popolo palestinese”.  Tra le raccomandazioni “si richiede che la Corte di Giustizia Internazionale esprima un parere in riguardo alla illegittimità della prolungata occupazione della Palestina e proibisca il trasferimento di un alto numero di persone dalla potenza occupante nei Territori Occupati. Si auspica una presa di posizione in merito al sistema amministrativo e legale, altamente discriminatorio”. Il rapporto conclude: “L’occupazione della Palestina possiede le inaccettabili e illegali caratteristiche del colonialismo, dell’apartheid e della pulizia etnica”. Nena News

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