As-safir Un passo indietro lungo novant’anni Implicazioni della proclamazione del califfato da parte dell'ISIS La storia fa un passo indietro lungo novant’anni. Nel 1924, il califfato islamico fu abolito per decisione del presidente turco Kemal Ataturk. Il 28 giugno scorso, nel primo giorno di Ramadan, il consiglio dell’ISIS ha annunciato la restaurazione del califfato e proclamato Abu Bakr al-Baghdadi primo “califfo dell’Islam” della nuova era. Lo stesso consiglio ha cambiato il nome dell’ISIS in Stato islamico, ad indicare che l’organizzazione non è più confinata ad uno o due Paesi. Di fatti, il califfato è stato proclamato dopo che l’ISIS ha unito i territori sotto il suo controllo in Siria e Iraq, aprendo la strada da Raqqa a Mosul. Decisiva è stata la conquista di Abu Kamal, situata nella regione rurale di Deir ez-Zor e adiacente alla città irachena di al-Qaim. I progressi realizzati sul campo, poi, hanno permesso all’ISIS di avvicinarsi ai confini di diversi Paesi, tra cui Arabia Saudita, Giordania e Turchia. A questo punto, secondo il portavoce Abu Mohammed Adnani, i musulmani avrebbero commesso un peccato se non avessero proclamato il califfato. Il nascente Stato islamico ha affermato i doveri della shari’a, dall’istituzione dei tribunali islamici all’esecuzione di tutte le pene previste, all’imposizione della tassa meglio nota come jizya. L’ultimo passo, agognato da ogni musulmano, non poteva essere che la proclamazione del califfato, “il dovere del tempo perduto”. Ogni fedele deve prestare lealtà al nuovo califfo, o morirà come al tempo della jahiliyya. Un punto importante è che, con la proclamazione del califfato, gli altri emirati islamici hanno perso la loro legittimità. Il riferimento è chiaramente a quello guidato dal mullah Omar, al quale Al-Qaeda ha giurato fedeltà. Questo metterà i movimenti salafiti jihadisti dinanzi ad un inevitabile fatto compiuto, ad accettare di essere invalidati o a combattere con metodi e mezzi più brutali di quelli usati gli ultimi sette mesi nella guerra contro l’ISIS. Adnani sembra aver intuito questa possibilità allorché ha inviato una lettera a “tutte le fazioni e i gruppi sulla faccia della terra”, chiedendo loro di sostenere il califfato. Lo conferma anche il fatto che il portavoce ha messo in guardia i soldati dello Stato islamico dai suoi oppositori, che andranno incontro a “viaggi orribili, varie forme di sedizione, tribolazioni e catastrofi”. Si salveranno solo coloro che si trovano nella misericordia di Dio. Adnani, infine, ha invitato tutti a rimanere uniti e a non creare divisioni, pena l’uccisione.
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