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Translated from Al Ghad newspaper, 25 June, 2014 L’Intervento americano è un dovere in Iraq, ma è proibito in Siria La possibilità di un intervento internazionale per porre fine alle stragi del popolo siriano ha portato a un sacco di angosciose strette di mano. Quelli che erano contro l'intervento sono caduti in silenzio sulla questione dell'intervenento Usa per salvare l’iracheno Nouri Al-Maliki. Nessuno dei funzionari o dirigenti iracheni ha problemi con il ritorno delle forze Usa, anche se gli sciiti credono che i siti sacri del paese debbano essere protetti dalla profanazione. Nella danza grottesca della morte intorno alla questione irachena, il presidente iraniano Rouhani, Al-Maliki se stesso e la resistenza mediatica chiedono, scandalosamente, il supporto agli Stati Uniti per colpire il terrorismo in Iraq e in Siria. Poi ci sono gli ambigui sostenitori dell’intervento limitato degli Stati Uniti, che chiedeno esperti americani, consiglieri e attacchi aerei. Di qualunque fazione essi siano, nessuno di loro crede che Al-Maliki e il suo fronte sia in grado di proteggere l'Iraq. Più di 25 miliardi di dollari sono stati spesi per il settario esercito iracheno, così come per la Forza Quds, l'Esercito del Mahdi, Hezbollah, gli insorti di Qais al-Khazali e gli Houthi. Tutte queste forze sono, presumibilmente, in grado di sconfiggere Abu Bakr Al-Baghdadi e il suo Stato islamico in Iraq e As-Sham (ISIS), ed i resti del partito Baath di Saddam Hussein. Questa non è la prima volta che l'intervento degli Stati Uniti è stato chiesto come un dovere o un obbligo. Durante l'invasione e l'occupazione degli Stati Uniti in Iraq nel 2003, questo è stato reso evidente attraverso le immagini scattate dai satelliti di controllo dell'esercito iracheno; è successo anche durante l'affare Iran-Contra negli anni ottanta. Oltre a questo, dopo l'occupazione del Kuwait, l'istituzione delle no-fly zone nel sud è stata anch’essa considerata un dovere; come lo era l'uso di aerei americani che per la sacra missione di proteggere i santuari, a quel tempo, allo scopo di completare la liberazione del Kuwait. L'intervento americano è stato anche un dovere nel caso dell'occupazione dell'Iraq e dell'Afghanistan, in cooperazione con l'Iran. Quando i carri armati inglesi e americani hanno profanato luoghi sacri, nessuno ha chiamato alla resistenza contro di loro. Né abbiamo visto nessuno volontario difendere la tomba di Zaynab bint Ali in Siria, come se "Ahl al-Bayt", la famiglia del Profeta, respingesse gli americani in Siria, ma li accogliesse in Iraq. Secondo un detto del Profeta, la pace sia con lui, la vita delle persone è più sacra della Makkah. La scomparsa dei cieli e della terra è meno diabolica dello spargimento di sangue. Il mondo avrebbe dovuto intervenire per proteggere la gente della Siria dai crimini del regime, che hanno anche incluso attacchi chimici. Se il mondo lo avesse fatto, allora nessuna di queste fazioni militanti sarebbe emersa, tra cui ISIS, che è stata stabilita dopo che, non solo il mondo non è riuscito Siria, ma è anche stato coinvolto nell'uccisione dei siriani. ISIS è nato dopo che oltre 100.000 siriani sono stati uccisi per mano del regime settario e dei suoi alleati, tra cui Hezbollah, la Brigata Al-Abbas e gli Houthi; e dopo che il mondo ha abbandonato i sunniti iracheni, sottoposti a una guerra settaria. Oggi, ISIS celebra le dichiarazioni degli Stati Uniti a sostegno di Al-Maliki ed è in attesa che gli americani tornino a Baghdad. Secondo i media statunitensi quando, 10 anni fa, Abu Bakr al-Baghdadi è stato liberato dalla custodia degli Stati Uniti, disse: "Ci vediamo a New York"; Oggi riunirà gli americani in Iraq. Questo solleva una domanda interessante. Se un membro anziano di ISIS con una taglia sulla testa passa dall'Iraq in Siria, potrebbero seguirlo i droni statunitensi? E' loro consentito di uccidere in Iraq, ma non in Siria? Forse gli studiosi islamici acquistati e pagati dal governo settario potrebbero emettere una fatwa su questo. Translated from Al Ghad newspaper, 25 June, 2014
American intervention is a 'duty' in Iraq but 'forbidden' in Syria The possibility of international intervention to end the massacres of the Syrian people led to a lot of anguished hand-wringing. Those who were against intervention have fallen silent over the issue of America stepping in to save Iraq's Nouri Al-Maliki. None of Iraq's officials or leaders have any issues with US forces going back, even though the Shiites believe that the country's holy sites must be protected from desecration by the greatest devil of all. In the grotesque dance of death around the Iraq question, Iranian President Rouhani, Al-Maliki himself and "resistance" media call scandalously on the US to strike at "terrorism" in Iraq and Syria. Then there are the ambiguous supporters of limited US intervention, asking for American experts, advisors and air strikes. Whichever side they are on, none of them believes that Al-Maliki and the resistance front is able to protect Iraq. Over $25 billion has been spent on the sectarian Iraqi army, as well as the Quds Force, the Mahdi Army, Hezbollah, Qais al-Khazali insurgencies and the Houthis. All of these forces are supposedly able to defeat Abu Bakr Al-Baghdadi and his Islamic State in Iraq and As-Sham (ISIS), and the remnants of Saddam Hussein's Ba'ath Party. This is not the first time that US intervention has been called a duty or obligation. During the 2003 US invasion and occupation of Iraq, this was made evident through the pictures taken by satellites monitoring the Iraqi army; this also happened during the Iran-Contra affair in the eighties. In addition to this, after the occupation of Kuwait, the imposition of the no-fly zones in the south was also considered a duty; as was the use of American aircraft that were on a sacred mission to protect the sanctities at the time in order to complete the liberation of Kuwait. The American intervention was also a duty in the case of the occupation of Iraq and Afghanistan, in cooperation with Iran. When the British tanks and Americans desecrated the holy sites, no one called for resistance against them. Nor did we see anyone volunteer to defend Zaynab bint Ali's grave in Syria, as if "Ahl al-Bayt", the Prophet's family, reject the Americans in Syria but welcome them in Iraq. According to a saying of the Prophet, peace be upon him, the lives of the people are more sacred than Makkah. The demise of the heavens and the Earth is less evil than the shedding of blood. The world should have intervened to protect the people of Syria from the regime's crimes, which have even included chemical attacks. If the world had done so, then none of these militant factions would have emerged, including ISIS, which was established after the world not only failed Syria but also got involved in the killing of Syrians. ISIS was born after over 100,000 Syrians were killed at the hands of the sectarian regime and its allies, which include Hezbollah, Al-Abbas Brigade and the Houthis; and after the world abandoned the Iraqi Sunnis, who have also been subjected to a sectarian war. Today, ISIS is celebrating the US statements supporting Al-Maliki and is waiting for the Americans to return to Baghdad. According to the US media, when Baghdadi was released from US custody 10 years ago he said, "I'll see you in New York"; today he is meeting the Americans again in Iraq. This throws up an interesting question. If a senior member of ISIS with a price on his head crossed from Iraq into Syria, would the US drones follow him? Is it permitted for them to be killed in Iraq but not in Syria? Perhaps the Islamic scholars bought and paid for by the sectarian government would care to issue a fatwa on this.
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