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29 agosto 2014

La guerra in Iraq e la risposta umanitaria dell’Unione europea
di Umberto Mazzantini

«La crisi supera l'attuale capacità della comunità internazionale di rispondere»

La guerra dello Stato Islamico in Iraq si è trasformata nelle brutalità e negli sgozzamenti esibiti su Youtube ed è diventata rapidamente una crisi che si deteriora ogni giorno di più. Oggi la Commissione europea sottolinea che «il conflitto in corso sta disperdendo le popolazioni in tutto il Paese ponendole in una situazione di bisogno di assistenza».

Lasciando da parte le responsabilità politica della debolissima politica estera dell’Ue, fagocitata dal neocolonialismo britannico e francese che ha dato il peggio di sé in Siria, appoggiando insieme ad americani, sauditi e qatariani i tagliagole islamisti che fino a ieri ci erano sconosciuti perché spacciati per democratici che combattevano contro la dittatura nazional-socialista siriana, è indubbio che la Commissione europea stia rispondendo al disastro irakeno con i suoi strumenti di aiuto umanitario e in coordinamento con gli Stati membri attraverso l’Emergency Response Coordination Centre, ma ammette che «la crisi supera l’attuale capacità della comunità internazionale di rispondere».

La commissaria Ue alla cooperazione internazionale, aiuti umanitari e risposta alle crisi, Kristalina Georgieva, quest’anno è già stata in Iraq, a marzo e agosto per valutare prima l’emergenza causata dall’afflusso di rifugiati siriani e poi la fuga delle minoranze cristiane e yazide di fronte all’’avanzata delle armate nere dello Stato Islamico.  Nella sua seconda visita, il 18 e 19 agosto, insieme al ministro degli esteri svedese  Carl Bildt, la Georgieva ha ribadito l’impegno dell’Unione europea di continuare a sostenere la risposta umanitaria in Iraq ed ha sottolineato la necessità di ampliare questa risposta così come la capacità di fornire assistenza a tutte le persone bisognose.

In risposta alla situazione in rapido deterioramento, il 14 agosto è stato attivato il meccanismo di protezione civile dell’Ue per facilitare e sostenere il rapido dispiegamento di assistenza per l’Iraq. E’ stato istituito un ponte aereo umanitario per fornire generi di soccorso, logistica e altre risorse. Italia, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Olanda, Svezia e Gran Bretagna attraverso questo ponte aereo umanitario, con più di 20 voli hanno fornito assistenza essenziale e strumenti indispensabili per i profughi:  come tende, sacchi a pelo, coperte, cucine, razioni alimentari, veicoli, kit per l’igiene, gruppi elettrogeni e forniture mediche.

La Commissione europea ha progressivamente aumentato la sua assistenza finanziaria e gli aiuti dell’Ue che stanno raggiungendo i più vulnerabili, senza distinzione di etnia o religione, sono più che quadruplicati dall’inizio dell’anno, da  4 milioni a 17 milioni di euro. La Commissione finanzia le attività rivolte agli sfollati interni ed ai rifugiati, compresa la fornitura di riparo, cibo, acqua e altre forme di assistenza salvavita. Complessivamente, il sostegno umanitario dell’Ue, compreso quello della Commissione e degli Stati membri, supera i € 40.000.000 dall’inizio di agosto. Ma la cifra spesa dall’Ue dal 2007 in Iraq sfiora i 145 milioni di euro di aiuti umanitari solo per ospitare sfollati rifugiati iracheni e siriani. Verrebbe da dire che è il prezzo da pagare per due guerre per il petrolio e per la scellerata gestione del post-Saddam Hussein.

L’Ue e gli occidentali ora contemplano un disastro fatto di tre diverse sfide umanitarie: il conflitto settario interno tra sunniti e sciiti  che ha portato alla fuga di oltre 2 milioni di persone; i rifugiati iracheni nei Paesi vicini e l’arrivo di circa 220 000 profughi dalla Siria.

La Commissione Ue ha rafforzato la sua presenza umanitaria nel Paese con l’apertura di un ufficio ad  Erbil. Nel Kurdistan Irakeno e lo staff dell’Ue sta lavorando attivamente per portare assistenza tempestiva e segue costantemente la situazione per fornire una risposta coordinata e rapida per il numero crescente di persone in stato di bisogno. Oltre a questo, l’Ercc ha schierato ad Erbil un ufficiale di collegamento e un information manager  per sostenere il coordinamento e la consegna dell’assistenza in natura nel campo profughi.

La Children of Peace Initiative, ispirato dal premio Nobel per la pace ricevuto dall’Unione europea nel 2012 L’iniziativa, ha in Iraq due progetti di istruzione di base per i bambini rifugiati, per un valore complessivo di 700.000 euro: uno  è per uno spazio accogliente per bambini e giovani a nel campo profughi di Domiz; l’altro sta fornendo l’istruzione primaria a 250 bambini rifugiati siriani di età compresa tra 6 e 11 anni, nonché assistenza psico-sociale ed attività educative a 150 bambini e ragazzi tra i 3 ei 18 anni.

Intanto la Commissione europea continua a sostenere lo sviluppo a lungo termine delll’Iraq per evitare che la violenza attuale impedisca la realizzazione della stabilità strutturale in un Paese mai uscito davvero dal dopo-guerra.

Come annunciato dal Commissario europeo per lo Sviluppo, Andris Piebalgs, «per il periodo 2014-2020, saranno messi a disposizione per l’Iraq circa 78 milioni di ero per il  sostegno allo sviluppo, nonostante il difficile contesto di sicurezza, il finanziamento si concentrerà sul rafforzamento dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, sostenendo lo sviluppo di capacità in materia di istruzione primaria e secondaria e di aumentare l’accesso alle fonti energetiche sostenibili».

Progetti dell’Ue riguardano anche lo sviluppo di istituzioni democratiche conformi alla regola dei principi del diritto e dei diritti umani ed il sostegno all’accesso all’istruzione pubblica nazionale e all’energia per i poveri e per le aree remote. La nota Ue conclude laconicamente: «La progettazione e la realizzazione di questi progetti saranno adattati agli sviluppi della situazione della sicurezza», ma la parola sicurezza in Iraq e più che mai un’eufemismo.

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