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17 agosto 2014

Le comunità massacrate dallo Stato Islamico in Siria e in Iraq

La tribù al-Shuaytat, in Siria, ha subito un destino analogo a quello degli yazidi in Iraq. E fanno davvero impressione i numeri sulle persone sterminate dai jihadisti.

Eliminare gli “infedeli” senza alcuna pietà. L’Isis, il famigerato Stato islamico comandato dal Califfo Abu Bakr al Baghdadi, è stato responsabile di numerosi massacri, che stanno venendo fuori grazie all’attenzione rivolta dai media internazionali ai guerriglieri islamisti. Così, cercando di mettere insieme le informazioni a disposizione, emerge che le persone uccise sono oltre 2mila tra Siria e Iraq.

Le ultime notizie hanno fatto evidenziato l’azione omicida intrapresa contro gli yazidi in Iraq, che ha portato di recente all’uccisione di almeno 80 persone e al rapimento di 200 donne. La comunità credente nello yadizismo (qui un articolo che spiega la loro fede) è stata dunque colpita nonostante la mobilitazione occidentale contro l’avanzata dei jihadisti. A inizio agosto, inoltre, almeno 500 persone sono state sterminate in un blitz, che non ha fatto distinzione tra anziani, donne e bambini. Questi delitti di massa hanno convinto gli Stati Uniti a evitare che l’intero Kurdistan capitolasse, a favore della conquistata dei guerriglieri di al Baghdadi.

Tuttavia, l’Isis non ha agito solo in Iraq: nelle scorse settimane, nel corso del conflitto in Siria, sono stati uccisi almeno 700 componenti della tribù al-Shuaytat, che vive nella provincia orientale siriana di Deir al Zour. Secondo quanto riferito la maggioranza delle vittime è in gran parte formata da civili. Il motivo della strage risiede nel rifiuto della tribù a riconoscere l’autorità dell’autoproclamato Stato islamico. Circa 1.500 della comunità al-Shuaytat, infine, mancano all’appello: è probabile che anche loro siano rimaste uccise dalla furia di Isis. Se fosse così il bilancio sarebbe ancora più pesante e appare quasi certo che nelle prossime settimane vengano scoperte altre atroci verità.

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