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11 agosto 2014

Mogherini: nessun intervento militare

"Stiamo valutando insieme ai principali partner europei forme più efficaci" per fermare lo stato islamico, "non si tratta di un intervento militare ma di un sostegno, anche militare, al governo curdo". Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini, intervenendo a Radioanch'io.

"Ho scritto ieri all'Alto rappresentante Catherine Ashton per chiederle formalmente la convocazione di un consiglio Affari esteri che si dovrebbe occupare di Iraq, di Gaza e di Libia tre crisi che riguardano direttamente tutta l'Europa", ha aggiunto Mogherini, spiegando che "diversi paesi si stanno muovendo, ma serve che l'iniziativa sia europea". Si aspetta "una risposta positiva". "Sia io, sia il ministro della Difesa Pinotti siamo pronte a riferire in Parlamento in qualsiasi momento sulla crisi irachena - ha detto -. Siamo a disposizione del Parlamento". Quella per la situazione in Iraq, sottolinea, "è una preoccupazione condivisa da tutte le forze politiche italiane".

Kerry avverte Maliki: sostegno a Masum, no crisi politica. Il segretario di Stato americano, John Kerry, ha ribadito oggi il sostegno di Washington al presidente iracheno Foud Masum, mettendo in guardia il suo primo ministro, Nuri al Maliki, di non aggiungere una crisi politica alle emergenze militari e umanitarie.

Inviato Onu: presidente farà governo inclusivo. Il presidente iracheno Fuad Masum lascerà il Parlamento nominare un primo ministro che formi "un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della societa'". Lo ha detto l'inviato dell'Onu a Baghdad, Nicolay Mladenov, citato dall'agenzia Nina, mentre aumentano le pressioni sul premier Nuri al Maliki perchè si faccia da parte. Mladenov ha inoltre invitato il primo ministro Nuri al Maliki a "rispettare le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica", dopo che lo stesso Maliki ieri sera aveva detto che avrebbe denunciato il presidente Fuad Masum proprio per una violazione delle Costituzione.

Le forze di sicurezza - ha sottolineato Mladenov - devono astenersi da "interferenze" nel processo "politico democratico" dell'Iraq. La scorsa notte ingenti forze di sicurezza sono state schierate nella Zona Verde di Baghdad mentre il premier Nuri al Maliki annunciava una denuncia contro il presidente Fuad Masum.

Lo spiegamento, come riferiscono fonti delle forze di sicurezza, ha avuto inizio verso le 20.30 ora italiana, 90 minuti prima che il primo ministro annunciasse alla televisione di Stato l' intenzione di denunciare il presidente Fuad Masum per aver violato la Costituzione. Queste misure di sicurezza "sono molto insolite - ha dichiarato un alto responsabile della polizia irachena - e assomigliano a quelle che si impongono in situazioni di emergenza". "Numerose strade - ha aggiunto un funzionario del ministero dell' Interno - sono state chiuse, come pure numerosi punti sensibili. Tutto è legato - ha sottolineato - alla situazione politica". "Oggi presenterò una denuncia alla Corte federale contro il presidente", ha detto Maliki alla tv di Stato in una dichiarazione a sorpresa trasmessa a mezzanotte (le 22 in Italia) dalla televisione di Stato.

Almeno 500 yazidi sono stati "giustiziati" nei giorni scorsi dai jihadisti dello Stato Islamico a Sinjar, nel nord dell'Iraq. Lo riferisce l'agenzia ufficiale egiziana Mena, aggiungendo che molte delle vittime, incluse donne e bimbi potrebbero essere state sepolte vive e che quasi 300 donne sono state rapite per essere trasformate in schiave. Gli Stati Uniti ieri hanno condotto nuovi raid contro l'Isis vicino a Erbil, nel Kurdistan iracheno. Lo affermano - riporta l'agenzia Bloomberg - le autorita americane, sottolineando che i raid sono stati compiuti con aerei e droni.

Intanto sono riuscite a fuggire 20.000 delle almeno 40.000 persone della minoranza degli Yazidi intrappolate da giorni sui monti diSinjar, in Iraq, sotto la minaccia dei jihadisti dello Stato islamico (ex Isis). Lo riferisce l'Afp. Già sabato i combattenti curdi avevano annunciato di aver aperto un primo corridoio come via di fuga. Secondo la deputata Vian Dakhil, rappresentante della minoranza Yazidi, gli scampati sono almeno 20.000, mentre un responsabile curdo del valico di Fishkabur, nel nord dell'Iraq, ha indicato un numero fino a 30.000. I fuggitivi sarebbero riusciti a rifugiarsi in Siria, per poi tornare sotto scorta curda nel territorio del Kurdistan iracheno al riparo dai jihadisti.

YAZIDI, CHI SONO

Sinjar, la città irachena situata a 50 chilometri dalla frontiera con la Siria conquistata domenica scorsa dagli jihadisti dell'Isis (Stato islamico), é la "culla" secolare degli yazidi, una minoranza curdofona seguace di una religione pre-islamica, in parte derivata dallo zoroastrismo. Fino a una settimana fa a Sjniar vivevano 310.000 persone ma anche decine di migliaia di profughi in fuga di fronte all'avanzata sanguinaria dei fondamentalisti islamici. Quella yazidica è una delle religioni più antiche a memoria d'uomo, vecchia di almeno 4.000 anni, al punto da essere definita da molti studiosi "il museo dei culti orientali".

E' praticata da circa mezzo milione di persone, in primo luogo in Iraq ma anche in Siria, Turchia, Georgia, Armenia e Iran. Gli yazidi adorano "un angelo decaduto" (il "diavolo"), da loro rappresentato come un pavone. E ciò é valso loro l'appellativo di "adoratori di Satana", con conseguenti persecuzioni e ripetuti massacri. Gli yazidi sono invece una popolazione pacifica e tollerante. Sono circoncisi come gli ebrei, adorano il sole e credono alla trasmigrazione delle anime. Credono anche nell'esistenza di un dio buono, Khoda, dio della luce, e di un dio cattivo, Auz-Melek, il dio-pavone considerato da chi li perseguita il diavolo.

Secondo il loro "Libro della rivelazione", denominato anche "Libro nero", il creato é opera di sette dei. Nel culto yazidita, dato che il dio buono ispira solo sentimenti positivi é inutile adorarlo, mentre bisogna fare offerte e indirizzare preghiere a quello cattivo sperando di placare la sua malvagità. Perciò ogni anno il 10 agosto a Saadli, nella catena montuosa irachena del Jabel Sinjar, si svolge una processione durante la quale i fedeli si flagellano offrendo le loro sofferenze al diavolo. A Saadli c'é anche la tomba del loro santo, Adi Ibn Musafir, morto nel 1163: due fuochi restano accesi in permanenza per onorarlo.

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