http://www.asianews.it Patriarca siro-ortodosso, "Mosul deve essere ripresa" Ignazio Ephrem II: "L'espulsione programmata dei cristiani è un atto barbarico, senza precedenti nella storia dei rapporti tra cristiani e musulmani". Ci sono Stati che sostengono quei gruppi, ma "questi atti ricadono inevitabilmente, a breve o a lungo termine, su coloro che li appoggiano". Beirut (AsiaNews) - "Mosul deve essere ripresa". E' l'appello lanciato ieri dal patriarca siro-ortodosso Ignazio Ephrem II che ha denunciato nel corso di una conferenza stampa l'epurazione religiosa condotta dallo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) in tutta la Piana di Ninive. Una settimana dopo l'appello del patriarca della Chiesa cattolica caldea, Louis Sako, per i cristiani di Mosul, cacciati dalle loro case e spogliati dei loro beni, Ignazio Ephrem II ha chiesto che gli Stati che finanziano quei gruppi cessino di farlo e ha annunciato che illustrerà la situazione all'Onu e in alcune capitali mondiali. Il patriarca dei siriaco-ortodossi ha parlato dalla sede patriarcale di Atchaneh (Metn-Nord), davanti a una appassionata platea di personalità religiose ortodosse e cattoliche. Tra loro, mons. Michel Kassarji, vescovo caldeo del Libano, padre Michel Jalkh, segretario generale del Consiglio delle Chiese del Madio Oriente, oltre al pastore degli assiri orientali in Libano, padre Batroun Coliana e l'ambasciatore dell'Iraq in Libano, Raad Alloussi. La conferenza stampa è stata preceduta dalla riunione plenaria della Chiesa siro-ortodossa del Libano. All'inizio dell'incontro, il patriarca Ignazio Ephrem II ha ricevuto una chiamata del ministro degli esteri Gebran Bassil al quale ha chiesto di far giungere alla comunità internazionale la voce dei cristiani perseguitati in Iraq. Appelli alla solidarietà sono giunti ad Atchaneh anche da parte dei patriarchi maronita e greco-ortodosso. "L'espulsione programmata dei cristiani di Mosul (...) è un atto barbarico, senza precedenti nella storia dei rapporti tra cristiani e musulmani in questa regione" ha detto innanzi tutto l'esponente religioso, sul viso del quale si potevano leggere segni di indignazione e di collera. "Condanniamo con la massima energia - ha proseguito - questi atti e insistiamo sul fatto che tale comportamento non è quello dell'islam che noi conosciamo, che incontriamo e col quale viviamo da più di 13 secoli". "Croci abbattute, icone bruciate..." Per il Patriarca, l'islam che ispira i jihadisti dello Stato islamico "è in contraddizione con il testo coranico". "Croci abbattute e icone bruciate non è l'islam che conosciamo. Invitiamo i nostri fratelli musulmani e i loro leader a prendere chiaramente posizione contro queste azioni", ha ammonito, mentre appariva scoraggiato dal silenzio internazionale e dalla ritrosia delle condanne espresse finora. Nella fierezza nazionale propria delle comunità ortodosse, il Patriarca ha aggiunto: "Questa ingiustizia (...) non ci spingerà, sotto qualsiasi pretesto, a chiedere l'aiuto o la protezione di qualche Stato occidentale (...) perché noi sappiamo di essere il sale di questa terra e i testimoni per sempre della Risurrezione, ma noi chiediamo ai nostri concittadini di essere fedeli ai valori umani e di civiltà che ci sono comuni". Egli ha chiesto che la solidarietà si manifesti al di là delle parole e si traduca in un appello chiaro "ai regimi che appoggiano, armano e finanziano lo Stato islamico e altri gruppi simili, perché smettano di farlo, in quanto questo fanatismo e questi atti ricadono inevitabilmente, a breve o a lungo termine, su coloro che li appoggiano". Sarcasmo verso l'Onu "Da parte nostra - ha detto ancora, in tono di trasparente sarcasmo - contiamo di ricorrere alle Nazioni Unite e alla Commissione dei diritti dell'uomo e chiedere loro di essere coerenti con la Carta che pretendono di rispettare". "Noi non chiediamo all'Occidente nient'altro che il rispetto dei principi della Carta e di non applicarla in modo selettivo, a seconda degli Stati e dei gruppi sociali". Ciò che avviene a Mosul "è un crimine contro l'umanità". "L'espulsione di una popolazione sulla base dell'appartenenza religiosa, che sia cristiana o musulmana, è un crimine contro l'umanità e chi ne è responsabile deve essere punito". "Ci sono prove - dirà più tardi, rispondendo a domande dei giornalisti - che questi gruppi sono appoggiati da Stati, come dice anche la stampa, ma noi pensiamo che avranno vita breve". L'aiuto del Kurdistan In conclusione, il Patriarca ha lanciato un appello alle autorità irachene perché "difendano i diritti dei cristiani dell'Iraq" e ha anche chiesto l'aiuto del Kurdistan, confermando anche l'esistenza di un coordinamento pratico tra i vescovi siro-ortodossi e le autorità curde. "Chiediamo ai nostri fratelli curdi, nostri concittadini, di aiutarci a proteggere questa presenza cristiana nel rispetto della diversità e del suo valore storico e culturale", ha aggiunto, prima di annunciare la convocazione, al più presto, di un congresso dei patriarchi orientali allo scopo di formare una delegazione che si recherà all'Onu e in altre sedi, per sollecitare la causa delle popolazioni spogliate. Sul piano interno libanese, il patriarca Ignazio Ephrem II ha chiesto che un notiziario unitario di informazione sulla tragedia di Mosul sia coordinato a Beirut, così come si fa per ciò che accade a Gaza.
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