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http://complex.foreignpolicy.com Il Pentagono dice che le truppe Usa potrebbero combattere in Iraq Il Pentagono sta valutando attacchi aerei in Iraq a causa di una crescente convinzione che le forze di sicurezza irachene non saranno in grado di riprendere i territori sequestrati dallo Stato Islamico dell'Iraq e al-Sham, lo ha detto Giovedi il Gen. Martin Dempsey. "Valutazione, consulenza e abilitazione, sono parole molto diverse rispetto ad attaccare, sconfiggere, irrompere" ha detto Dempsey sul ruolo attuale degli Stati Uniti in Iraq. "Potremmo arrivare a quel punto se i nostri interessi nazionali ci spingessero fin lì, se ISIL diventasse una minaccia per la patria e il presidente degli Stati Uniti con il nostro consiglio decidesse che dobbiamo intervenire direttamente". Le sue osservazioni vengono mentre l'Arabia Saudita intensifica il proprio impegno, distribuendo 30.000 delle sue truppe al confine iracheno per evitare che i combattenti ISIS, che hanno conquistato ampie distese di Siria e Iraq, e rinominato tale territorio dlo Stato islamico, si espandano pure nel regno. I funzionari americani temono che ISIS possa finalmente cercare di colpire sia l'Arabia Saudita che la Giordania, alleati vitali per gli Stati Uniti. Un attacco alla Giordania, che ha un rapporto speciale sia con gli Stati Uniti che con Israele, potrebbe indurre un molto più intenso intervento militare americano. Nel frattempo, l'esercito statunitense continua ad espandere le sue operazioni in Iraq, il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha annunciato la creazione di un secondo centro di operazioni congiunte a Erbil, capitale del Kurdistan semi-indipendente, per integrare quello già installato e funzionante a Baghdad. Gli Stati Uniti hanno un quadro di intelligence molto migliore di quanto avessero due settimane fa, ha detto Dempsey, ma la compenetrazione dei sunniti che si oppongono all'attuale governo dominato dagli sciiti e agli estremisti in piena regola di ISIS, potrebbero rappresentare una sfida difficile per gli Usa, se decidessero di effettuare attacchi aerei. Un totale di sei squadre di valutazione sono ora sul campo, in grado di sviluppare un quadro più chiaro della situazione delle forze di sicurezza irachene e della forza degli estremisti ISIS, ma Dempsey ha detto che i rapporti iniziali non sono incoraggianti. Le forze di sicurezza irachene sono irrigidite e sembrano in grado di difendere Baghdad ma, ha detto, che sarà improbabile che siano capaci di riprendersi il territorio conquistato dai militanti dello stato islamico. Ciò comprende vaste aree di terreno nel nord-ovest e le città di Fallujah, Ramadi e Mosul. "Gli iracheni saranno in grado di tornare all'offensiva per riconquistare la parte di Iraq che hanno perso? ... Probabilmente non da soli", ha detto Dempsey. Ciò non significa necessariamente che gli Usa contribuirebbero al sostegno militare diretto per aiutarli, ma non è un’opzione che il Pentagono sia disposto ad escludere, ha detto Dempsey. I circa 800 soldati americani che sono lì adesso, consigliano le forze di sicurezza irachene e valutano la situazione della sicurezza sul campo ma non svolgono alcuna missioni di combattimento contro gli insorti islamici, Dempsey e Hagel hanno confermato. Dempsey ha descritto la minaccia rappresentata dall’ISIS oggi, come una crisi regionale, ma ha anche ipotizzato che potrebbe diventare transregionale o globale nel corso del tempo. Per il momento, il gruppo si è allungato, in Iraq, in termini di logistica e per mantenere il controllo del territorio che hanno conquistato, ha detto Dempsey. Se dovessero essere prese decisioni offensive, le forze irachene potrebbero, idealmente, colpire i militanti da più direzioni. "Si potrebbero attaccare da sud e da ovest, da nord, e anche da Baghdad." Ma prima che ciascun piano si sviluppi e prima che gli Stati Uniti determinino quale ruolo, se del caso, vorranno giocare in questo tipo di offensiva, Washington dovrebbe sapere se il governo iracheno è un partner affidabile degli Stati Uniti insieme alle amareggiate minoranze sunnite e curde del paese. La Casa Bianca sta valutando attacchi aerei contro obiettivi ISIS, ma ha detto che prima vuole vedere la creazione di un governo di unità nazionale. "Se la risposta fosse negativa, allora il futuro sarebbe piuttosto desolante", ha detto Dempsey. http://complex.foreignpolicy.com Pentagon Says U.S. Troops Could Fight in Iraq The Pentagon is weighing airstrikes in Iraq because of a growing belief that Iraqi security forces will be unable to take back territory seized by the Islamic State of Iraq and al-Sham on their own, Joint Chiefs Chairman Gen. Martin Dempsey said Thursday. "Assessing and advising and enabling are very different words than attacking, defeating, and disrupting," Dempsey said about the current U.S. role in Iraq. "We may get to that point if our national interests drive us there, if ISIL becomes such a threat to the homeland that the president of the United States with our advice decides that we have to take direct action." His comments come as Saudi Arabia stepped up its own involvement, deploying 30,000 of its troops to the Iraqi border to prevent the ISIS fighters who have conquered broad swaths of Syria and Iraq -- and renamed that territory the Islamic State -- from expanding into the kingdom as well. U.S. officials fear that ISIS may eventually try to hit both Saudi Arabia and Jordan, a vital American ally. An attack on Jordan, which has a special relationship with both the United States and Israel, could prompt a much more intensive American military intervention. In the meantime, the U.S. military continues to expand its operations in Iraq, setting up a second joint operations center in Erbil, the capital of semi-independent Kurdistan, to complement the one already up and running in Baghdad, Defense Secretary Chuck Hagel announced. The United States has a much better intelligence picture than it did two weeks ago, Dempsey said, but the intermingling of Sunnis who oppose the current Shiite-dominated government and full-blown ISIS extremists would pose a difficult challenge should the United States decide to conduct airstrikes. A total of six U.S. assessment teams are now on the ground to develop a clearer picture of the state of the Iraqi security forces and the strength of the ISIS extremists, but Dempsey said the initial reports are not encouraging. Iraqi security forces are "stiffening" and appear able to defend Baghdad, but he said they will likely be unable to retake the territory seized by the Islamic State militants. This includes large swaths of land in the northwest and the cities of Fallujah, Ramadi, and Mosul. "Will the Iraqis at some point be able to go back on the offensive to recapture the part of Iraq that they've lost?... Probably not by themselves," Dempsey said. That does not necessarily mean the United States would contribute direct military support to help them out, but it's not an option the Pentagon is willing to rule out yet, Dempsey said. The roughly 800 American troops that are there now advising the Iraqi security forces and assessing the security situation on the ground are not performing any combat missions against the Islamic insurgents, Dempsey and Hagel said. Dempsey described the threat posed by ISIS today as a regional one, but said it could become transregional or global over time. But today, the group is "stretched," in Iraq, in terms of its logistics and maintaining control of the territory they've gained, Dempsey said. If they were to be taken on offensively, Iraqi forces would ideally hit the militants from multiple directions, he said. "You'd like to squeeze them from the south and west, you'd like to squeeze them from the north, and you'd like to squeeze them from Baghdad." But before any such plan is developed and before the United States determines what role, if any, it would play in that type of offensive, Washington would first need to know whether the Iraqi government would be a reliable U.S. partner with buy-in from the country's embittered Sunni and Kurdish minorities. The White House is considering airstrikes against ISIS targets, but has said it first wants to see the creation of a unity government. "If the answer to that is no, then the future is pretty bleak," Dempsey said.
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