leggi il testo integrale del Manifesto per un'Europa Decrescente
http://www.ilcambiamento.it Manifesto per un’Europa decrescente E’ nato il Manifesto per un’Europa decrescente e tra i primi firmatari si sono personaggi noti per il loro impegno su questo fronte: Francesco Gesualdi, Maurizio Pallante, Serena Pellegrino, Jean-Louis Aillon, Laura Cima, Pietro Del Zanna, Domenico Finiguerra, Roberta Radich, Ezio Orzes. Diamo loro la parola perchè spieghino anche ai lettori de Il Cambiamento quanto importante sia andare in questa direzione. «I processi di integrazione europea sono oggetto di forte contestazione, anche perché stanno gravemente penalizzando alcune nazioni provate dalla crisi economica, e in tutti i paesi membri si stanno affermando movimenti politici ostili alla moneta comune o addirittura alla ragion d’essere dell’Unione scrivono i promotori del Manifesto - Come decrescenti, da una parte non possiamo accettare la logica di chi vuole riportare indietro l’orologio della storia proponendo soluzioni peggiori dei mali che vorrebbe curare, dall’altra non possiamo tapparci gli occhi e non constatare che l’Unione Europea, così come è configurata attualmente, non solo non risponde alle esigenze delle sfide che l’umanità si vede costretta ad affrontare i cambiamenti climatici in primis ma sostiene attivamente il degrado ecologico e la disintegrazione sociale. Come europei, consapevoli del fatto che gran parte dei problemi che attualmente attanagliano il mondo derivano da degenerazioni del pensiero occidentale, siamo altresì convinti che il Vecchio Continente abbia tutte le carte in regola proporre un’importante inversione di tendenza che possa servire eventualmente da spunto anche per altre civiltà». «Nel Manifesto per un’Europa decrescente non ci siamo limitati a riproporre i classici capisaldi della decrescita (la critica del PIL, la differenza tra decrescita e recessione, l’elogio dell’autoproduzione, la decolonizzazione dell’immaginario), ma abbiamo cercato di abbozzare un progetto politico compatibile con gli ideali di questa filosofia. Ne è uscita fuori quella che si potrebbe chiamare, con un gioco di parole, ‘riforma rivoluzionaria’: inevitabilmente rivoluzionaria, perché la decrescita segna un vero e proprio cambio di paradigma, che coinvolge inevitabilmente anche le tradizionali forme di governo. D’altro canto, quasi tutte le proposte evocano la sensazione che si potrebbero applicare ‘qui e ora’, perché non comportano né tecnologie avveniristiche né particolari stravolgimenti della vita delle persone; tendono anzi a rafforzare tutti quegli aspetti che rendono la vita umana un’esperienza meritevole di essere vissuta. Il manifesto è volutamente un passo iniziale, un work in progress che chiediamo di condividere a tutte le persone di buona volontà. Un’alimentazione più sana, un ambiente pulito, una nuova concezione del lavoro slegata dal produttivismo, maggior libertà e autonomia… sono tutti obiettivi a portata di mano, a patto di abbandonare per sempre la logica perversa della crescita infinita. Invitiamo chi contesta le presunte privazioni derivanti dall’adozione della decrescita a riflettere seriamente sui sacrifici, quelli sì veramente dolorosi, necessari per mantenere in vita un Moloch che diventa sempre più crudele ed esigente all’aggravarsi dei sintomi della sua fine riscaldamento del pianeta, perdita di biodiversità, picco del petrolio ed esaurimento di materie prime. Il Manifesto per un’Europa decrescente è il nostro modo di dissociarci e di proporre un’altra economia, un’altra politica, un’altra società».
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