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http://chinadigitaltimes.net Lu Yuyu : Archivista Digitale delle proteste cinesi In esclusiva per Foreign Policy, Tea Leaf Nation fa il Profilo a Lu Yuyu, un ex lavoratore migrante che ha dedicato la sua vita all'archiviazione digitale degli incidenti di massa, che si verificano costantemente in tutta la Cina: [ ... ] Ogni anno, secondo l'Accademia Cinese delle Scienze Sociali, un organismo di ricerca sotto l’egida del potente Consiglio di Stato, ci sono più di 100.000 “incidenti di massa“, la definizione ufficialmente accettata per le proteste, le rivolte e altre forme di disordini sociali in Cina. Ma siccome la maggior parte degli incidenti di massa sono confinati all’interno delle rispettive località, le persone al di fuori di queste regioni, vengono raramente a conoscenza di essi. Di conseguenza, secondo il professore di scienze politiche Stephen Hess, dell'Università di Bridgeport, "lo scoppio delle proteste" in Cina "mentre sono frequenti e spesso molto partecipate, emergono invece come un fenomeno frammentato e localizzato." Lu sentiva di poter contribuire a collegare queste voci sparse ad un pubblico più ampio. Finora ha avuto ragione, ma non è stato facile: Navigando l’Internet Cinese, pervasivamente censurato, ha richiesto Lu di essere in sintonia con rapidi cambiamenti lessicali online, per stare al passo con i censori. Parole come "protesta", "sciopero", "sommossa" e "dimostrazione", spesso non durano a lungo in linea. Gli utenti di Internet a volte rispondono scrivendo in codice, mescolando caratteri cinesi con le lettere romane, usando metafore, e altri trucchi. Usando una lista di più di 100 frasi che ha sviluppato, rifiutandosi di condividere, Lu crede di poter catturare la maggior parte delle proteste in corso, condivise online. Lu archivia da diverse decine a più di duecento episodi al giorno. Egli conserva le immagini, le descrizioni degli eventi, i commenti dei partecipanti e i link ai post di origine. Lu è in grado di evitare che il suo Internet venga oscurato dalla polizia locale, tramite schede wireless. Come risultato, il suo indirizzo IP cambia continuamente. [ ... ] Lu ha detto che tenta di verificare ciò che vede. Se una foto o un tweet non è corroborata dalle fonti, Lu non pubblica l'incidente su Weibo o Twitter. Lu ha detto che, un paio di volte, i dettagli delle sue relazioni si sono rivelati inesatti, in particolare i dettagli relativi al numero di manifestanti. Ma Lu ha garantito di essere sempre il più attento possibile. [ ... ] Wang Jiangsong, uno specialista di relazioni sindacali e professore alla Istituto Cinese di Relazioni Industriali a Pechino, ha scritto su Weibo che l'opera di Lu "documenta e promuove la verità sul lavoro e i movimenti cittadini, ed è un ottimo servizio pubblico". [ ... ] http://chinadigitaltimes.net Lu Yuyu: Digital Archivist of Chinese Protest In an exclusive for Foreign Policy, Tea Leaf Nation profiles Lu Yuyu, a onetime migrant worker who has devoted his life to digitally archiving the “mass incidents” that are constantly occurring throughout China: [...] Each year, according to the Chinese Academy of Social Sciences, a research organization under the powerful State Council, there are more than 100,000 “mass incidents,” the officially accepted name for protests, riots, and other forms of social disorder in China. But because most mass incidents are confined to their respective localities, people outside of these regions scarcely know about them. As a result, according to University of Bridgeport political science professor Stephen Hess, “the outbreak of protest” in China, “while frequent and often highly charged, has emerged as a fragmented and localized phenomenon.” Lu felt he could help connect these scattered voices to a wider audience. So far he’s been right, but it hasn’t been easy: Navigating China’s pervasively censored Internet has required Lu to be in tune with a rapidly changing online lexicon to stay ahead of the censors. Words like “protest,” “strike,” “riot,” and “demonstration” often don’t last long online. Internet users sometimes respond by writing in code, mixing Chinese characters with Roman letters, using metaphors, and other tricks. Using a list of more than 100 phrases he’s developed, which he refused to share, Lu believes he can capture most of the protests being shared online. Lu archives several dozen to more than two hundred incidents a day. He preserves pictures, descriptions of the events, comments from participants, and links to the source posts. Lu is able to avoid having his Internet cut-off by local police by using wireless Internet cards. As a result, his IP address changes constantly. [...] Lu said that he tries to verify what he sees. If a photo or a tweet has no corroborating sources, Lu does not post the incident on Weibo or Twitter. Lu said there have been “a few times” when the details of his reports turned out to be inaccurate, particularly details about the number of protesters. But Lu said he is being as careful as possible. [...] Wang Jiangsong, a labor relations specialist and professor at China Institute of Industrial Relations in Beijing, wrote on Weibo that Lu’s work “documents and promotes the truth about labor and citizen movements, and it’s great public service.” [...] Follow Lu Yuyu’s work via Blogspot, Twitter, and his current Sina Weibo incarnation (all accounts operated in Chinese). To keep up with terms and topics forbidden by state censors, stay tuned to CDT’s “Sensitive Words” and “Directives from the Ministry of Truth” series. For more on the evolving language of resistance used by Chinese netizens to slip past censors, see CDT’s “Grass Mud Horse Lexicon.”
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