L'Huffington Post Volontaria fai da te la sono anche io, come Vanessa e Greta
Volontaria fai da te. Si lo sono anche io, forse. Alla notizia del rapimento delle due ragazze in Siria ho preso l'immenso album fotografico della mia associazione e ho cominciato a sfogliarlo, foto dopo foto, viso dopo viso. Ho rivisto i luoghi della missione cui ho partecipato, tra le tende delle famiglie siriane sfollate, le magliette strappate e intrise di polvere, gli occhi dei bambini che mi parlavano con luccichii di stelle, le loro manine protese in cerca di cibo e giochi e abbracci. Io non sono una cooperante, non faccio il volontario di mestiere, non sono per nulla una esperta, neppure nella gestione umana del dolore e della frustrazione di non poter fare abbastanza. L'esperienza e le responsabilità che ho costruito nella vita mi impediscono di partire alla garibaldina e di dedicarmi completamente a questa emergenza che non ha fine, e a tante altre strazianti e angoscianti. Vorrei tanto fare qualcosa, ovunque ci sia guerra, ovunque ci siano vittime civili innocenti, ovunque ci sia la vera povertà, la vera fame, l'indigenza assoluta. Ecco perché capisco l'intento operoso e generoso delle due giovani ragazze, la loro volontà buona e genuina di aiutare, il loro non scoraggiarsi davanti all'orrore che hanno visto e toccato: l'orrore dei bimbi maciullati ad Aleppo e dintorni. Lo rispetto. Ma come si fa a mantenere il giusto equilibrio e ponderare bene le proprie azioni? L'esperienza propria e altrui, il buon senso, l'affidarsi ad un gruppo solido e preparato, a volte il non schierarsi troppo politicamente sono tutte piccole ma fondamentali tessere nel mosaico così complesso della solidarietà "fai da te" come tanti dicono in modo dispregiativo. Ricordo che quando c'è una emergenza in aereo l'adulto si deve mettere la mascherina prima di metterla al bimbo di cui si deve occupare. E successivamente deve seguire perentoriamente gli ordini di chi fa del soccorso un mestiere. Se non segui queste regole non sei un bravo soccorritore. Non puoi essere d'aiuto agli altri e neppure a te stesso. Ciononostante non capisco e non accetto i toni duri e malevoli e spesso offensivi con cui la questione del rapimento di Greta e Vanessa è stata trattata da molti: dimentichiamo spesso che è più facile distruggere con superbia qualcosa che gli altri hanno cercato di costruire che sporcarsi le mani in prima persona. Credo che il punto adesso sia di sperare ardentemente che tornino a casa presto, sane e salve, lasciando da parte inutili polemiche e rivendicazioni. E cercare di incanalare il grande fiume della loro solidarietà così genuina e forse un poco infantile in una direzione che consenta di essere veramente utile a quei bambini che tanto amiamo e la cui sorte tanto ci angoscia. A vantaggio di tutti, anche dei cooperanti di mestiere.
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