L'Huffington Post Vanessa e Greta partite come i vecchi pellegrini senza copertura "Sono partite come i vecchi pellegrini di una volta, con la bisaccia e la cintura, convinte così di poter aiutare ed alleviare le sofferenze di quei popoli. Il problema è che l'organizzazione con cui hanno deciso di operare non aveva la necessaria copertura. Detto questo, chiedo a tutti di avere rispetto e di non dare giudizi. La situazione è delicata e ora la priorità è riportarle a casa". Giuseppe Esposito, senatore del Nuovo centrodestra, è vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza), incarico che ricopre da due legislature, e segue le trattative per riportare a casa Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti ventenni lombarde di cui si sono perse le tracce il 31 luglio. Stefano Clerici, assessore all'Ambiente del comune di Varese, ex An poi Pdl, ha definito Greta e Vanessa "due ragazze in cerca di avventure per portare a casa un selfie". Cosa risponde? "Che in questi casi è meglio tacere e non dare giudizi. È molto più saggio, soprattutto per chi ha incarichi pubblici, astenersi da giudizi. Quelle ragazze non sono in cerca di selfie ma volevano veramente dare aiuto a popolazioni che soffrono. Il loro unico errore è che si sono improvvisate operatrici umanitarie. Un errore grave, ma un errore, non certo una colpa. E non è in discussione il fatto che il governo italiano faccia ogni passo per riportarle a casa". Greta e Vanessa operano nell'ambito di Horryaty, un'associazione non governativa. Non è sufficiente? "Questa ong non risulta nell'elenco di quelle (circa 232, ndr) riconosciute dalla Farnesina. Si tratta invece di una piccola organizzazione che avrebbe dovuto operare nell'ambito di altre più strutturate e quindi più sicure. Horryaty ha come finalità aiuti medici e sanitari nei campi profughi. Sappiamo che già qualche mese fa le due ragazze avevano compiuto un primo viaggio. Ma il quadrante iracheno-siriano sta evolvendo rapidamente sempre più nel caos. E accorgimenti di sicurezza sufficienti tre mesi fa non lo sono stati più adesso. Per questo tipo di operazioni dovevano affidarsi ad altre organizzazioni". Perchè la notizia della loro scomparsa, e del rapimento, è stata data una settimana dopo? "La loro presenza non era tracciata in Siria. Nessuna ONG sapeva della loro presenza là. E la Farnesina, e di conseguenza il Copasir, ha sperato nella prima settimana che potessero comparire da qualche parte lungo la frontiera turca. Un sequestro-lampo finito bene. Oppure una momentanea perdita di tracce. Purtroppo non è così. Quando si decide di partire per missioni umanitarie è necessario, indispensabile, muoversi nell'ambito di reti in grado di dare il necessario supporto organizzativo e di copertura". Sono stati aperti canali per la liberazione? "Possiamo dire numerosi canali. Ma la speranza di risolvere tutto nel breve periodo è caduta ed è chiaro che adesso i tempi della liberazione sono dilatati. L'operazione di rescue é complicata dal quadro generale di crisi in quel quadrante che comprende Siria, Iraq, la nascita del Califfato, i problemi politici a Bagdad, la sostituzione di Maliki, i jihadisti verso il Kurdistan. Per farla breve, non sappiamo con chi parlare. L'Isis è uno stato non riconosciuto, non c'è polizia, non ci sono servizi segreti, i nuovi capi non ragionano certo con gli occidentali che stanno bombardando. Dobbiamo quindi ricorrere a triangolazioni con paesi diversi. Insomma, un quadro complicato. Ma restiamo ottimisti". Quanto preoccupa la nascita di Isis, il nuovo califfato tra Iraq e Siria è sempre più vicino alla Turchia? "Posso dire questo: ci sono 13 mila cittadini iracheni e siriani che hanno chiesto il passaporto del Califfato. Ognuno di loro è già un capo". E il fenomeno dei foreign fighters, cittadini islamici con passaporti europei che tornano in Europa dopo essersi addestrati nei paesi di origine? "È sotto osservazione ma finchè c'è la guerra non rientrano. In questo momento preoccupano di più gli europei che vanno a dare una mano ai ribelli siriani e iracheni". Tutto questo, oltre a destare allarmi sul fronte del terrorismo, crea nell'immediato problemi per l'arrivo di profughi e immigrati. "Le stime ufficiali parlano di 800 mila, un milione, pronti a lasciare il nord e il centro dell'Africa in fuga da guerre e carestie. In questo momento preoccupa anche la situazione in Ucraina: il quadro a est è molto stressato e se implode il sistema ucraino, potrebbero presto esserci 700 mila persone che cercano di raggiungere l'Europa da est". Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa, rompe l'embargo con un'intervista a Oggi in cui difende le buone intenzioni della figlia. "Nessuno ha mai dubitato della bontà e del coraggio di quelle ragazze. Il problema è un altro: in queste situazioni non si può improvvisare. Le ottime intenzioni devono sempre coniugarsi con la necessità di non creare altri problemi in situazioni già ad altissimo rischio".
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