Una nuova e più avanzata pratica di gestione ecologica comunitaria del territorio non può che essere basata su una nuova visione del mondo e della società e su una nuova coscienza sociale. Questa Carta immagina e propone un nuovo modo di considerare e gestire il territorio e il paesaggio, non solo più attento all’ecologia, ma anche più democratico, più partecipativo, più comunitario, più basato sulla valorizzazione e armonizzazione delle diversità, un modo che apra un orizzonte più vasto, che possa dare un contributo al dischiudersi di una civiltà nuova e migliore.

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17 ottobre 2014

La ricomposizione dei legami comunitari
di Paolo Cacciari

La Rees delle Marche (Rete di economia etica e solidale: www.resmarche.it) è nata dieci anni fa ed è un punto di riferimento di un movimento, che si sta diffondendo in tutto il mondo, che punta a costruire dal basso un sistema economico e sociale orientato all’ecologia, al bene comune, all’equità e ad una democrazia sostanziale. Ne fanno parte più di cinquanta imprese (aziende agro e zootecniche, cooperative sociali, società di distribuzione di prodotti equi e solidali, laboratori artigiani, società di servizi alle imprese in vari campi tra cui l’informatica, la formazione, l’editoria, il turismo e la mobilità sostenibile), una decina di gruppi di acquisto, una ventina di associazioni tra cui il Forum del Paesaggio, le Acli, Legambiente e Wwf, il Centro servizi del volontariato, la Confcooperative, Agricoltura biodinamica, Associazione consumatori e utenti, Terre dell’Adriatico e molte altre ancora.

Nella convinzione che i progetti della Rees siano portatori di una visione diversa del produrre, del consumare e, più in generale, del vivere in armonia nel territorio, un gruppo di ricercatori, attivisti e amministratori locali hanno iniziato ad elaborare delle Carte che riassumono i principi delle buone pratiche di sostenibilità. La prima Carta (presentata lo scorso anno) verte sul modello di agricoltura. La seconda, discussa in questi giorni a Piticchio nella storica sede della cooperativa agricola biologica La Terra e il Cielo e presentata al pubblico nella splendida piazza di Arcevia, con i contributi di Franco Arminio, Paolo Madalena, Francesca Limana della fondazione Olivetti, Olimpia Gobbi ed altri, affronta il tema della gestione comunitaria del territorio e del paesaggio.

Un ponderoso documento che in ventun capitoli offre una cornice ideale di una società dotata di un’etica del futuro. Un nuovo modello di funzionamento dell’economia, alternativo a quello attuale. Una sorta di declinazione del Manifesto convivialista promosso da Caillé (Edizioni ETS, 2014). Loris Asoli, presidente di Rees Marche, pensa ad un progetto di rete capace di accomunare movimenti diversi; sia quelli che si occupano di beni comuni (acqua, paesaggio, biodiversità, saperi, stili di vita, ecc.), sia quelli che promuovono particolari settori economici virtuosi (agricoltura biologica, energia rinnovabile, commercio equo, software libero, consumo critico, ecc.). Insomma, la via di uscita alla crisi non può partire che dalla ricostruzione di legami comunitari.


Paolo Cacciari è autore di Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità (Carta/Intra Moenia), Decrescita o barbarie (Carta) e tra gli autori di La società dei beni comuni (Ediesse). Questo articolo viene pubblicato anche su Left. Altri articoli di Cacciari sono qui.

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