I KATHIMERINI ATENE Fermiamo la barbarie Il 17 aprile trenta raccoglitori di fragole immigrati sono stati feriti a fucilate per aver chiesto i salari arretrati. Un altro episodio vergognoso che infanga la memoria delle lotte dei lavoratori greci. La notizia che i caporali dei campi di fragole di Nea Manolada hanno aperto il fuoco contro i braccianti stagionali, e le immagini delle vittime ferite e distese a terra ci sono piombate addosso come una pugnalata. Come qualcosa che risale ad altri tempi e altri luoghi. Ci hanno confermato, per altro, che per molti aspetti la Grecia è in regressione, e sta ricadendo in un comportamento archetipico. Lo sfruttamento di braccianti inermi da parte dei proprietari terrieri ha sempre connotato la storia del genere umano, proprio come le lotte degli oppressi e i loro eroici tentativi di migliorare la loro condizione. I contadini e i braccianti greci hanno avuto un ruolo di primo piano nelle lotte del secolo scorso, e ciò rende ancora più tragico il fatto che oggi si vedano i greci calpestare ancora i diritti dei lavoratori stranieri, infangando il nome del popolo greco e mettendo a rischio le sue lotte storiche. La scellerata aggressione di Manolada, nel Peloponneso occidentale, non è la prima in quella regione né, naturalmente, in Grecia. Sappiamo fin dal 2006 che i braccianti agricoli che raccolgono la frutta a Manolada, provenienti per lo più dal Bangladesh, lavorano in condizioni terribili, per una paga irrisoria, privi di diritti, senza tutele. È risaputo anche che i loro datori di lavoro non esitano a ricorrere alla violenza. La situazione è dunque simile a quella di molti altri posti e colpisce direttamente molti migranti clandestini senza documenti e molti che si sono stabiliti lì da tempo. In genere, sapevamo già che sfruttamento e ingiustizia sono la regola. Soltanto un secolo fa (nel 1907, per la precisione) i proprietari terrieri greci avevano ordinato l’assassinio di Marinos Antypas, un attivista che in Tessaglia stava organizzando i contadini senza terra. Tre anni dopo gli scontri tra contadini e autorità culminarono nella battaglia di Kileler, in Tessaglia, che rappresentò una svolta per l’emancipazione dei coltivatori greci. Ma le battaglie dei lavoratori greci non si limitano alla Grecia: il cretese Ilias Spantidakis, diventato famoso negli Stati Uniti con il nome di Louis Tikas, si è guadagnato un posto nella storia del movimento dei lavoratori statunitensi durante il grande sciopero dei minatori di carbone in Colorado. Il 20 aprile 1914 fu assassinato insieme ad altri 18 scioperanti da una milizia armata al servizio dei proprietari della miniera. In tutto il mondo i greci si sono sempre battuti per affermare i diritti umani. In Sudafrica l’avvocato George Bizos è tuttora in prima linea nella lotta per la giustizia, da quando difese Nelson Mandela nel processo del 1963-64 a quando ha rappresentato le famiglie dei minatori uccisi dalla polizia durante le proteste scoppiate l’anno scorso. Sono proprio i lavoratori stranieri ad aver mandato avanti la produzione greca negli ultimi anni, subendo spesso grandi privazioni. Hanno il diritto di lavorare in condizioni rispettabili e umane, e di ricevere un salario ragionevole, invece di essere alla mercé di datori di lavoro spietati e di uno stato indifferente, che non li protegge né punisce coloro che commettono violenze contro di loro. Per onorare ciò che rende fieri del nostro passato tutti noi coltivatori, poliziotti, giudici e specialmente cittadini dobbiamo far uscire il nostro paese dalla barbarie di chi agisce impunemente in mezzo a noi.
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