http://comune-info.net/ Discutere i Cie? No, chiuderli subito Sabato 21 dicembre l’ennesima protesta al Cie di Ponte Galeria, Roma, dopo che la mattina alla Camera si era svolto un dibattito parlamentare surreale. Non ci sono ulteriori “dibattiti” e riflessioni da fare: il sistema dei Cie è già imploso da solo, sono strutture che vanno chiuse. Questo l’appello che la campagna LasciateCIEntrare ha prodotto da mesi e inviato ai parlamentari. Sta già scritto tutto lì: aiutateci a diffonderlo e a fare pressione sui parlamentari e sui ministri. Una delegazione della campagna è tornata a Ponte Galeria domanica 22. Mai più Cie foglio di via alla violazione dei diritti umani La Campagna LasciateCIEntrare nasce nel maggio del 2011 dall’iniziativa di alcuni settori attivi della società civile insieme alla Federazione nazionale della stampa e all’Ordine dei giornalisti in risposta alla circolare 1305/2011 emanata dall’allora Ministro dell’Interno che vietava l’ingresso dei giornalisti e di gran parte delle associazioni nei Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE). Proprio a seguito dell’azione di pressione portata avanti dalla Campagna, a dicembre 2011 la circolare è stata ritirata ma il problema dell’accesso ai CIE permane. Infatti, l’elevata discrezionalità delle singole Prefetture nell’autorizzare l’accesso determina ancora oggi una censura di fatto. La Campagna ricorda come la normativa europea prevede che “I pertinenti e competenti organismi ed organizzazioni nazionali, internazionali e non governativi hanno la possibilità di accedere ai centri di permanenza temporanea…. Tali visite possono essere soggette ad autorizzazioni” (Direttiva 2008/115/CE art. 16 co.4). Il diritto europeo prevede quale regola generale il diritto di accesso ai CIE da parte di enti che vogliano monitorare le condizioni effettive in cui si svolge il trattenimento e la possibilità che le visite siano soggette ad autorizzazione non deve ostacolare di fatto, con procedure lunghe e dilatorie, il concreto accesso alle strutture, come invece avviene in Italia. Nel corso di questo anno e mezzo la Campagna ha promosso un monitoraggio costante rispetto alle condizioni di vita dei migranti nei CIE, strutture degradate oltre il limite della vivibilità e del rispetto della dignità umana e dove si verificano continue e sistematiche violazioni dei diritti umani fondamentali. Due le mobilitazione nazionali organizzate, il 25 luglio del 2011, e dal 23 al 28 aprile del 2012, con presidi in dieci diverse città che hanno visto la partecipazione di parlamentari, associazioni e organizzazioni della società civile, sindacati, giornalisti. Il sistema della detenzione amministrativa per i migranti rappresenta un vulnus nel nostro sistema giuridico in quanto prevede la privazione della libertà personale per chi non ha commesso alcun reato, se non quello “formale” dell’assenza di permesso di soggiorno (reato amministrativo introdotto dalla legge 94/2009 cd. “legge sicurezza”). I centri di detenzione amministrativa sono stati introdotti dalla legge Turco-Napolitano (con la denominazione di CPTA Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza con limite di trattenimento ai 30gg). Il periodo di trattenimento è stato poi prolungato a un massimo di 60 giorni (L. 189/2002 cd. Bossi-Fini), poi a 180 giorni (L.125/2008) sino ad arrivare per iniziativa dell’ex Ministro dell’Interno Maroni a un massimo di 18 mesi (D.L.89/2011). Denominati Centri di Identificazione ed Espulsione dalla legge 125/2008, i centri si sono dimostrati nel corso degli anniinefficaci e fallimentari. La Campagna osserva che, per quanto la normativa europea non censuri l’istituto della detenzione amministrativa, ne ammette l’utilizzo solo come estrema ratio, mentre in Italia esso è assunto come strumento ordinario di esecuzione delle espulsioni. I tanti episodi di rivolte e di fughe, di suicidio, di autolesionismo, il racconto delle violenze subite, lo stato di prostrazione che provocano anche pochi giorni di detenzione, l’alto tasso di consumo e abuso di psicofarmaci indispensabili a sopportare un “regime carcerario” legalizzato sono comprovati non solo dalla cronaca ma anche da approfondite ricerche svolte da organizzazioni nazionali e internazionali indipendenti e tra esse la stessa preoccupata relazione curata dalla Commissione De Mistura istituita dal Governo italiano nel 2007 che, a conclusione del rapporto, propose il progressivo superamento dei CPTA. Da allora la situazione dei centri di detenzione è ulteriormente peggiorata. In particolare segnaliamo alcuni degli aspetti più critici: - violazione del diritto alla salute utilizzo massiccio di psicofarmaci, frequenti omissioni di soccorso; - mancato accesso alle informazioni le persone spesso vengono detenute senza sapere perché e per quanto tempo; - difficoltà di comunicazione con l’esterno alle persone detenute vengono spesso preclusi il possesso e/o l’utilizzo del cellulare, l’uso della rete tramite internet così come la possibilità di acquisire informazioni sul loro trattenimento; - assenza di tutela legale gravissimi e frequenti gli episodi di convalide “farse” a volte solo cartacee, espresse da giudici di pace spesso privi delle necessarie competenze. Sono inoltre frequenti i casi in cui non è consentita neanche la comunicazione tra i detenuti e gli avvocati di fiducia o le associazioni ed enti di tutela; - frequenti abusi e maltrattamenti da parte delle Forze dell’ordine e/o del personale di sorveglianza; - violazione del diritto di informazione e di cronaca l’accesso ai centri da parte dei giornalisti rimane problematico e discrezionale; - Molti i casi di trattenimenti illegittimi e illegali di minori, vittime di tratta, richiedenti asilo, persone nate in Italia e cittadini comunitari; - massiccia presenza nei centri di persone provenienti dal circuito penale, che dopo aver scontato l’intera condanna subiscono un ulteriore e ingiustificato periodo di detenzione , perché non sono già stati identificati in carcere. - Sproporzione tra l’alto costo di gestione dei CIE e l’efficacia della detenzione amministrativa, scarsa trasparenza delle convenzioni stipulate con gli enti gestori. A fronte di queste gravi violazioni dei diritti umani, la Campagna sottolinea l’inefficacia e l’inefficienza dei CIE rispetto alle funzioni affidate ad essi dal legislatore: negli anni, meno della metà delle persone detenute nei centri è stata effettivamente rimpatriata a fronte di costi elevati per l’allestimento, la gestione, la manutenzione e la sorveglianza delle strutture (cfr. Tavola 1). La campagna sottolinea altresì come i diritti delle persone trattenute non siano disciplinati da alcuna norma primaria, bensì siano affidati ad una generica e lacunosa disposizione regolamentare e persino a meri “capitolati” di gestione. Alla luce di queste considerazioni CHIEDE l’immediata chiusura di tutti i CIE d’Italia Le alternative alla detenzione amministrativa e ai CIE sono possibili a partire innanzitutto dalla puntuale e corretta applicazione della Direttiva 2008/115/CE (cd. direttiva rimpatri) e comunque dall’indispensabile e improrogabile riforma complessiva del Testo Unico immigrazione d.lgs. 286/98. Sono urgenti una modifica del sistema degli ingressi, delle procedure di identificazione, della disciplina del soggiorno e delle espulsioni, una corretta applicazione della normativa europea sull’accoglienza che innalzi gli standard attualmente praticati, una riforma della legge sulla cittadinanza, una legge per l’introduzione del diritto di voto amministrativo, una legge organica sul diritto di asilo. Le istanze della Campagna saranno sottoposte alle forze parlamentari, politiche, amministrative, istituzionali, e alla società civile e, contestualmente al percorso nazionale, la Campagna presenterà la propria posizione a livello europeo presso il Parlamento della UE. Questo il percorso che LasciateCIEntrare intende promuovere, anche in prospettiva delle elezioni politiche in Italia nella primavera del 2013, ed in Europa nella primavera del 2014. Novembre 2012 La campagna è promossa, tra gli altri, da Lunaria, Cgil, Antigone, Esc, Cnca, ZaLab, Arci. L’elenco completo è QUI.
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