Fonte: Cribb10 La corte suprema americana favorisce Monsanto
Ogni volta che un seme OGM viene piantato, la multinazionale deve essere pagata. Lunedì la corte suprema americana ha convalidato la sentenza a favore della Monsanto contro un contadino americano. Non si potranno utilizzare i fagioli di soia geneticamente modificati per produrre nuove sementi senza pagare la Monsanto. Il cittadino dell’indiana aveva sottoscritto con l’azienda un contratto di acquisto di semi di soia brevettati resistenti ad un noto pesticida, con la clausola di non poter riseminare dalle piante ottenute. In generale chi acquista le sementi geneticamente modificate dalla Monsanto si deve impegnare a ricomprarli ogni anno e non può riciclarli. Il contadino in questione, aveva acquistato per la successiva semina un miscela di semi, venduta come alimento per gli animali; sperando che tra quelli presenti ce ne fossero alcuni resistenti al pesticida Roundup. Così fu, molte delle piante si rivelarono resistenti ed il contadino pensò di ottenere da quelle pianti nuove sementi geneticamente modificate, senza pagare nulla alla Monsanto. La Monsanto fece causa al contadino, il giudice federale dell’indiana diede ragione alla società e obbligo il contadino a pagare una multa di 84 mila dollari. Giudizio confermato in appello ed ora dalla corte suprema americana. Il giudice però sottolinea che tale sentenza è ristretta al caso specifico e non è valida negli ambiti medici e tecnologici. Da alcuni studi emerge che le coltivazioni OGM si stiano diffondendo in modo ampio, attaccando in alcuni casi quelle coltivazioni biologiche nel quale non sono presenti organismi modificati geneticamente e portandole ad un’ipotetica estinzione. Questa sentenza ci permette di comprendere quale sia il vero potere dispotico della multinazionale che costringe gli agricoltori a dover seguire i meri criteri basati sul guadagno.
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