Video della campagna «No alle banane Ogm in India» http://www.youtube.com/watch?v=NpDYkzg3PF0&feature=player_embedded Fonte: navdanya.org I parassiti delle banane Un uomo molto ricco, chiamato Bill Gates, sta finanziando una ricerca per imporre inefficienti e pericolose banane Ogm a milioni di persone in India e in Uganda, due paesi dove la banana rappresenta una linea di produzione significativa e presenta una ampia diversità. Serviranno milioni di dollari e dieci anni. La giustificazione del nuovo business è la carenza di ferro di cui soffrono molte donne indiane. Ma quella carenza è provocata dalle monocolture e della conseguente malnutrizione. I prossimi dieci anni saranno sufficienti per abbandonare per sempre le alternative basate sulla biodiversità, sicure, da tempo sperimentate, democratiche che sono già nelle mani delle donne. Per questo, Vandana Shiva insieme a una rete di organizzazioni presenta in questi giorni la campagna mondiale contro le banane Ogm e il parassita Bill La Natura ci ha messo a disposizione una cornucopia di biodiversità ricca di elementi nutritivi. La malnutrizione e le carenze di elementi nutritivi sono il risultato della distruzione della biodiversità. La Rivoluzione Verde ha aumentato la diffusione delle monocolture di riso e grano chimici, che hanno espulso la biodiversità dalle nostre fattorie e dalle nostre diete. E ciò che è sopravvissuto come coltivazioni spontanee come l’amaranto verde (chaulai) e il chenopodium (bathua) che sono ricchi di ferro sono stati irrorati con veleni ed erbicidi. Invece di prendersi cura di queste piante che sono un dono ricco di vitamine e di ferro, questi vegetali sono stati trattati come piante infestanti. La «monocultura della mente» tratta la diversità come fosse una malattia e crea delle strutture coercitive che trasformano questo nostro mondo biologicamente e culturalmente diverso nelle concezioni di una classe privilegiata, di una «razza» e di un genere di una specie singola. Quando la «monocultura della mente» ha preso il sopravvento, la biodiversità è scomparsa dai nostri campi e dal nostro cibo. Ed è la distruzione delle coltivazioni e degli alimenti ricchi di biodiversità che ci ha immerso nella crisi della malnutrizione. L’ultima pazzia degli ingegneri genetici è di promuovere in India banane geneticamente modificate per ridurre le carenze di ferro delle donne indiane. Il 75 per cento delle donne indiane soffre di carenza di ferro. Un uomo molto ricco, chiamato Bill Gates sta finanziando lo scienziato australiano James Dale il quale sa come utilizzare un prodotto agricolo, la banana, per imporre inefficienti e pericolose banane geneticamente modificate a milioni di persone in India e in Uganda. Il progetto rappresenta una perdita di tempo e di denaro. Serviranno dieci anni e milioni di dollari per completare le ricerche. Nello stesso periodo, governi, agenzie di ricerca e scienziati non potranno più vedere le alternative basate sulla biodiversità, sicure, da tempo sperimentate, democratiche che sono già nelle mani delle donne. Le donne e la biodiversità Le donne indiane dispongono di un patrimonio di conoscenze sulla biodiversità e sulla alimentazione corretta, conoscenze che hanno ricevuto dalle generazioni precedenti, dalle loro madri e dalle loro nonne. Qualunque donna vi può dire che la soluzione al problema della malnutrizione risiede nella crescita degli alimenti, che significa far crescere la biodiversità. Per eliminare le carenze di ferro si dovrebbero far crescere ovunque piante ricche di ferro nelle fattorie, negli orti per le cucine familiari, negli orti comunitari, negli orti delle scuole. La scarsezza di ferro non deriva da cause naturali e noi possiamo risolvere il problema diventando cocreatori e coproduttori con la natura. Ma esiste un «mito della creazione» che acceca ambedue i creatori fondamentali, ossia la creatività e la biodiversità della natura e la creatività, l’intelligenza e le conoscenze delle donne. Sulla base del «mito della creazione» del patriarcato capitalista, solo i ricchi e potenti uomini sono «i creatori». Essi possono possedere la vita attraverso i brevetti e i diritti di proprietà intellettuale. Essi possono prendersi gioco della complessa evoluzione della natura, durata millenni, e affermare che le loro rozze e distruttive operazioni di manipolazione genetica sono atti «creativi» della vita, del cibo e dell’alimentazione. La biodiversità originaria dell’India offre ricche fonti di ferro. Per esempio, l’amaranto ha 11,0 grammi di ferro per ogni 100 grammi di frutti; la segale ne ha 15,5; l’amaranto verde ne ha fino a 38,5; la karonda 39,5 e il loto arriva a 60.6. Le banane ne hanno solo 0,44 grammi per cento grammi di frutto mangiabile. Tutti gli sforzi per aumentare il contenuto in ferro delle banane non riusciranno a superare i più bassi livelli di contenuto in ferro delle biodiversità locali. Non soltanto la banana geneticamente modificata non rappresenta la scelta migliore per inserire del ferro nella nostra alimentazione, ma essa contribuirà a minacciare la biodiversità delle banane locali e delle produzioni indigene ricche di ferro, e inoltre introdurrà nuovi rischi ecologici. Se sarà adottata, la banana geneticamente modificata sarà coltivata sotto forma di monocultura molto diffusa, come il cotone BT (Bacillus Turingensis) geneticamente modificato nelle piantagioni di banana dell’America centrale. Il governo e le altre agenzie spingeranno verso questa falsa soluzione, e la nostra biodiversità di alimenti ricchi di ferro scomparirà. Inoltre, le nostre varietà originali di banane saranno emarginate e contaminate. Queste comprendono la Nedunendran, Zanzibar, Chengalikodan e la varietà II della Manjeri Nendran. Monocolture L’idea di una «coltivazione di elementi nutrienti», cioè di pochi nutrienti contenuti in monoculture di pochi prodotti è già stata promossa a livello delle politiche. Il ministro delle finanze Chidambaram ha annunciato «il progetto dei 2000 milioni di rupie» per delle «fattorie di nutrienti» nel suo discorso per il Bilancio del 2013. Gli esseri umani hanno bisogno della biodiversità di elementi nutritivi, che comprenda una gamma completa di micronutrienti e di elementi traccianti. E questi sono presenti solo nei suoli in buone condizioni e nella biodiversità. Siamo ormai in presenza di una perversa pressione esercitata dalla brigata delle biotecnologie per dichiarare guerra alla biodiversità nei suoi centri di origine. Un tentativo venne fatto per introdurre il Brinjal geneticamente modificato proprio in India che costituisce il centro della diversificazione per il Brinjal. Il granturco geneticamente modificato è stato introdotto in Messico, che è il centro della biodiversità per il granturco. La banana geneticamente modificata vorrebbero introdurla in due paesi dove la banana rappresenta una linea di produzione significativa e presenta una ampia diversità. Uno è l’India, l’altro è l’Uganda, il solo paese dove la banana è una produzione tipica locale. Gli scienziati australiani stanno inoltre utilizzando un virus che infetta le banane come stimolatore. Esso potrebbe diffondersi attraverso il trasferimento orizzontale dei geni. Tutte le ingegnerie genetiche usano i geni provenienti da batteri e virus. Studi indipendenti hanno mostrato che esistono dei rischi per la salute associati agli alimenti geneticamente modificati. Non vi è alcuna necessità di introdurre una tecnologia pericolosa in un alimento con un contenuto di ferro così basso come quello delle banane, quando si hanno a disposizione così numerose alternative, poco costose, accessibili, sicure e diverse per venire incontro alle nostre necessità nutrizionali relative al ferro. Noi dobbiamo far crescere il valore nutritivo aumentando la biodiversità, e non «rafforzando» industrialmente un alimento vuoto e molto costoso, o inserendo uno o due elementi nutrienti in produzioni agricole geneticamente modificate. Noi non abbiamo bisogno di questi esperimenti irresponsabili che creano nuove minacce contro la biodiversità e la nostra salute; noi non abbiamo bisogno di soluzioni nutritive imposte da uomini potenti che vivono in luoghi lontani da noi, che ignorano completamente la biodiversità che abbiamo nei nostri campi e nei nostri giardini, e che non devono poi subire le conseguenze dei loro poteri distruttivi. Noi abbiamo bisogno di mettere la sicurezza alimentare nelle mani delle donne, in modo che l’ultima donna e l’ultimo bambino possano condividere questi regali della natura, la biodiversità. Vandana Shiva è direttrice esecutiva del Navdanya Trust. Sarà a Terra Futura 2013 (Firenze, 17/19 maggio, mostra-convegno internazionale di cui Comune-info è media partner).
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