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22 maggio 2013

Le mille battaglie di Don Gallo: poveri, prostitute, no-global, gay, e quella multa per lo spinello

Don Andrea Gallo, il prete di strada fondatore e animatore della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 18 luglio.

Nato nel capoluogo ligure nel 1928, fu attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani di don Giovanni Bosco e nel 1948 entrò nel loro noviziato di Varazze, proseguendo poi il liceo e gli studi filosofici a Roma. Nel 1953 chiese di partire per le missioni e venne mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici. Continuò quindi gli studi ad Ivrea e venne ordinato presbitero il 1 luglio del 1959. Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori. Lì cercò di introdurre un'impostazione educativa diversa, provando a sostituire i metodi esclusivamente repressivi con una pedagogia basata sulla fiducia e sulla libertà. Dopo tre anni venne rimosso dall'incarico e nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana per entrare nella diocesi genovese. Ottenuta l'incardinazione, il cardinale Siri, allora arcivescovo di Genova, lo inviò a Capraia per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo venne nominato vice parroco della parrocchia genovese del Carmine, che divenne ben presto un punto di riferimento per i più poveri, gli emarginati e anche per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non.

Don Andrea fu così accusato di essere comunista e sarebbe proprio questo il motivo per cui il cardinale Siri nel 1970 decise di trasferirlo nuovamente a Capraia, decisione che provocò nel quartiere e in città forti proteste. Il prete genovese si rifiutò però di obbedire e rifiutò l'incarico offertogli, ritenendo che lo avrebbe totalmente e definitivamente isolato. «La cosa più importante, che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra - disse in quei giorni ai tanti parrocchiani scesi in piazza per esprimergli solidarietà - è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai. Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare».

Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora ed insieme ad un piccolo gruppo di persone diede vita alla Comunità di San Benedetto al Porto, che ancora oggi accoglie tossicodipendenti, ex prostitute, transessuali ed emarginati.

Dalla fine degli anni '90 si avvicinò al movimento no global, di cui divenne ben presto uno dei simboli. Da allora si è impegnato sempre di più per la pace, la giustizia sociale, i diritti degli omosessuali e di tutte le persone emarginate. Nel 2006, per protestare contro la legge sulle droghe, si fece multare dopo aver fumato uno spinello nella sede del Comune di Genova.

Nella primavera del 2012 sostenne alle primarie del centrosinistra il candidato di Sel, Marco Doria, poi divenuto sindaco del capoluogo ligure. Pochi mesi dopo, alle primarie nazionali, dichiarò il suo appoggio alla candidatura del leader di Sel, Nichi Venodola. 

Nel dicembre del 2012, terminata la celebrazione della messa per il 42esimo anniversario della Comunità di San Benedetto al Porto, intonò in chiesa insieme ai fedeli il canto partigiano 'Bella ciao', sventolando un drappo rosso. «I miei vangeli non sono quattro. Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo De Andrè - diceva spesso don Gallo, che era stato un grande amico del cantautore genovese - un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, constatarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori».

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