Alternative Information Center Sogniamo milioni di palestinesi uniti nella lotta Il venerdì è il giorno della manifestazione ad Al Ma’sara e negli scorsi sette anni il Comitato Popolare del villaggio ha scelto la via della resistenza non violenta all’occupazione israeliana. Riguardando agli ultimi anni, gli organizzatori ritengono che le manifestazioni stesse siano il loro più grande successo.
Circondati dai colori della bandiera palestinese i manifestanti attraversano il villaggio intonando “One, two, three, four, occupation no more!” (1,2,3,4, stop all’occupazione!) Le voci si alzano forti e vigorose, le parole sono le uniche armi che si è deciso di utilizzare. I palestinesi, insieme a donne e uomini provenienti da tutta Europa, dagli Stati Uniti e Israele hanno preso parte alla manifestazione del 25 ottobre,in occasione del settimo anniversario dall’inizio della lotta popolare non violenta di Al Ma’sara. In questa occasione importante più di cento persone si sono incontrate per protestare pacificamente contro l’occupazione israeliana. Proprio come ogni venerdì, i manifestanti hanno marciato dal centro di Al Ma’sara, un villaggio di circa 950 abitanti, fino al punto di ingresso al paese, dove i soldati israeliani aspettavano il corteo ostruendo il passaggio. I leader del Comitato Popolare hanno tenuto alcuni discorsi rivolgendosi sia alla folla che ai circa 30 soldati presenti. “Vogliamo essere liberi, come in tutte le altre nazioni del mondo! Ma voi, i sionisti, ci opprimete e ci private dei nostri diritti!” dice Hassan Brijieh, membro del Comitato di Resistenza Popolare (CPR) di Al Ma’sara, rivolgendosi ai soldati. Dopo circa un’ora l’esercito israeliano dichiara la strada una “zona militare chiusa” e ordina ai manifestanti di andarsene. Manifestazioni giornaliere Nel 2006, quando i bulldozer arrivarono al villaggio per iniziare i lavori di costruzione del muro dell’apartheid, gli abitanti di Al Ma’sara iniziarono a manifestare quotidianamente, ricorda Mahmoud Zawahre, uno dei fondatori del Comitato di Resistenza Popolare locale. Il percorso pianificato del muro prevedeva la separazione della colonia di Gush Etzion dai vicini villaggi palestinesi tramite una barriera elettronica di 14 km e la confisca di terra agricola appartenente a decine di famiglie palestinesi. Quando nel 2008, la costruzione della barriera è stata interrotta le manifestazioni sono divenute settimanali. Mahmoud Zawahre ricorda la fase iniziale del Comitato di Resistenza Popolare di Al Ma’sara: “nel primo periodo non avevamo una strategia o una visione a lungo termine”. Oggi il gruppo si è organizzato attorno a un “nucleo forte” di circa dieci attivisti che si adoperano per mantenere viva la resistenza, si coordinano con i membri di altri Comitati Popolari e organizzano dei workshop su questioni riguardanti i diritti umani e la giustizia. La strategia della non violenza Il comitato sottolinea il carattere non violento delle proteste settimanali. “Non vogliamo dare agli israeliani una ragione per spararci. Abbiamo perso molti famigliari durante la prima e la seconda intifada” spiega Mahmoud Al’aa Elddin, il coordinatore del Comitato di Resistenza Popolare di Al Ma’sara. Secondo il CPR non sta a loro decidere se “non violenza” include il diritto di reagire agli attacchi fisici dei soldati israeliani, “sta alle persone decidere che definizione dare al termine, noi non vogliamo imporne una. È una questione di quanto si crede nella lotta non violenta. Ma succede raramente che vengano tirate delle pietre” dice Mahmoud Zawahre. Il successo più grande Circa trenta abitanti del paese sono stati imprigionati nel corso degli ultimi sette anni. Solo due mesi fa, il portavoce del Comitato, Mohammad Brijieh è stato arrestato durante una manifestazione pacifica: “Mi hanno trattenuto per due settimane, solo perché sono il portavoce del Comitato”. In sette anni è stato arrestato ben cinque volte e l’ultima volta ha dovuto pacare una cauzione di 70.000 shekel (20.000 dollari statunitensi) per il rilascio. Zawahre è stato invece arrestato 15 volte. Arresti, incursioni notturne, lancio di lacrimogeni, punizioni collettive, l’occupazione continua e la revoca dei permessi lavorativi per Israele alle persone attive politicamente hanno lasciato molti abitanti di Al Ma’sara delusi dopo tutti questi anni di lotta, ammette Brijieh. Il Comitato di Resistenza Popolare è comunque soddisfatto perché continua ad esserci un numero sufficiente di persone per continuare con le manifestazioni. Quando nel 2009, un elevato numero di attivisti locali fu arrestato, le manifestazioni sembrarono sul punto di finire, ma Fatima, la madre di Brijieh, insieme a molte altre donne del villaggio organizzarono la più grande protesta mai vista ad Al Ma’sara a cui presero parte più di 500 manifestanti. Secondo Mahmoud Zawahre, il successo più grande di sette anni di lotta popolare sono le manifestazioni stesse: “Protestando ogni settimana senza l’uso delle armi, abbiamo stabilito una scuola delle azioni non violente”. Sognando la vittoria della Palestina Circa 30 persone partecipano alle manifestazioni ogni venerdì, ma per questo evento speciale la partecipazione è molto superiore. Mahmoud Zawahre spera che un giorno tutta la Palestina si unirà in una unica grande manifestazione, “Stiamo contattando gruppi, studenti e molti villaggi affinché si uniscano a noi. Sogno il giorno in cui un milione di palestinesi protesteranno insieme!”. Mahmoud è sicuro che gli israeliani non sarebbero pronti a tale evenienza. Nel frattempo, lui e i suoi compagni di lotta continuano a sperare nel giorno in cui i palestinesi vinceranno la loro battaglia. Guardando indietro agli ultimi sette anni di resistenza in Al Ma’sara si sentono incoraggiati a continuare, immaginando la loro lotta come un albero le cui radici crescono e si irradiano lentamente sottoterra e che un giorno nasce dalla terra e continua a crescere. - See more at: http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/aic/sogniamo-milioni-di-palestinesi-uniti-nella-lotta#sthash.BEEF275C.dpuf
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