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26 agosto 2013
L’incubo artico che le autorità russe non vogliono si veda
di Christy Ferguson
Traduzione di Giuseppe Volpe
Sono a bordo della rompighiaccio di Greenpeace, Arctic Sunrise, prossima a entrare in un’area dell’Artico che le autorità russe non vogliono che noi vediamo. Hanno violato la legge internazionale negando alla nostra nave l’accesso a un’importante rotta marittima e hanno cercato di chiuderci fuori, cercato di farvi tacere. Ma con il mondo che guarda e con milioni di Difensori dell’Artico dalla nostra parte stiamo sfidando le autorità russe, rivendicando il nostro diritto di recare testimonianza e di protestare, e di entrare nel Mar di Kara. Sappiamo più o meno cosa c’è dietro il sipario:
Il gigante petrolifero russo di proprietà statale Rosneft: una società di cui pochi hanno sentito parlare fuori dalla Russia ma che è una delle più grandi compagnie petrolifere del mondo e uno dei più grandi responsabili mondiali di fuoruscite di petrolio nei terreni
Il gigante statunitense Exxon: famoso per il devastante riversamento della Exxon Valdez. Questo mostro affamato di profitti si è associato alla Rosneft per avvantaggiarsi della legislazione carente e dell’assenza di responsabilità nelle acque russe
Il Parco Nazionale Russo dell’Artico: un habitat critico per narvali, balene franche, orsi polari e trichechi e ora sito di una concessione illegale di trivellazione detenuta dalla Rosneft e sfruttata congiuntamente con la Exxon
Navi che conducono preparativi per queste società, individuando i depositi petroliferi con esplosioni forti abbastanza da uccidere una balena e verificando il fondale introducendo pesanti cilindri di metallo nel letto dell’oceano
E’ un incubo, e se le cose non cambieranno non potrà che peggiorare.
Ma c’è una differenza tra il sapere che qualcosa sta succedendo e vederlo con i propri occhi. Il governo russo e le compagnie petrolifere lo sanno quanto noi; e noi crediamo che sia per questo che stanno cercando di escluderci.
Ieri, avvicinandoci a Novaya Zemlya, l’arcipelago nell’estremo nord che separa il Mar di Barents dal Mar di Kara, scuole di delfini dal becco bianco hanno nuotato e giocato sulla scia della nostra nave su uno sfondo di arcobaleni e montagne dalle cime innevate. Abbiamo visto balene emergere nella distanza, pulcinella di mare e gabbiani volare sopra le nostre teste e spettacolari albe tropicali. Se questa è la periferia, posso solo immaginare la magia che ci attende entro i confini del Parco Nazionale Artico. Quale magia e quali tenebre.
Entro tale parco, formalmente riconosciuto dal governo russo come ecologicamente sensibile e bisognoso di protezione, ci sono narvali, balene franche, delfini, orsi polari, trichechi e innumerevoli altre specie artiche. Se ci fosse una perdita di petrolio in quest’area questo presunto rifugio di creature che non possono sopportare un’offensiva di attività industriale devasterebbe questo luogo in un istante. Nonostante le leggi russe vietino l’attività industriale in quest’area, il governo ha concesso licenze illegali di trivellazione alla Rosneft e alla Exxon che si sovrappongono ai confini del parco; e tali compagnie non hanno esitato un attimo a prendersi tali licenze e a cominciare i preparativi per la trivellazione.
Le compagnie petrolifere ritengono di poter operare in luoghi remoti come l’Artico russo senza essere controllate. Pensano di potersi giocare il futuro di luoghi come questo e condannare ogni abitante del pianeta a un pericoloso cambiamento climatico senza ostacoli o conseguenze. E se taceremo avranno ragione. Ma tre milioni e mezzo di persone si rifiutano di restare zitte. La Arctic Sunrise entrerà nel Mar di Kara nonostante i tentativi del governo russo di tenerci fuori. E assieme a attivisti e sostenitori di tutto il mondo continueremo a combattere le spericolate iniziative petrolifere nell’Artico dovunque le individueremo.
Da Z Net Lo spirito della resistenza è vivo
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Fonte: http://www.zcommunications.org/the-arctic-nightmare-russian-authorities-don-t-want-you-to-see-by-christy-ferguson.html