http://blogs.china-files.com Immolazioni in Tibet, anche Xu Zhiyong rompe il silenzio Le autoimmolazioni sono 95 nel momento in cui scrivo, e qualcosa comincia a muoversi: qui sotto il pezzo che ho scritto per l' ANSA sull' articolo dell’ avvocato Xu Zhioyonh pubblicato dal New York Times col titolo "Tibet is Burning". Aggiungo due parole su Xu. L' ho conosciuto a Pechino poco meno di 10 anni fa, insieme a Teng Biao. L' uno e l' altro sono tra le persone migliori che ho incontrato in Cina. Intelligenti, coraggiosi, generosi, giovani di valore decisi a cambiare il meglio il loro Paese. Si erano appena laureati in legge e volevano usare a beneficio di tutti quello che avevano imparato, dopo aver studiato con passione. Ora sono "dissidenti": metto la parola tra virgolette perche' in realta' sono i principini ad essere dissidenti da se stessi - continuano da allora a dire che la Cina e' uno Stato di diritto mentre in realta' la polizia (le varie polizie) sono onniponenti e calpestano continuamente le leggi in vigore, a partire dalla legge fondamentale dello Stato, la Costituzione, che garantisce liberta' di associazione e di parola. I due giovani avvocati sono isolati, sabotati e minacciati: l' anno scorso Teng Biao e' "sparito" - cioe' e' stato sequestrato illegalmente dalla polizia per un paio di settimane. Sicuramente e’ stato minacciato, forse torturato. Ciononostante ne' l' uno ne' l' altro hanno perso il coraggio di parlare apertamente, come l' articolo di Xu dimostra. Ecco il link: http://www.nytimes.com/2012/12/13/opinion/tibet-is-burning.html?smid=tw-share&_r=0 ANSA-FOCUS/ TIBET: INTELLETTUALE CINESE DIFENDE TIBETANI SU NYT AVVOCATO XU ZHIYONG, 'NON DOBBIAMO TACERE'
(ANSA) - PECHINO, 13 DIC - Dopo l'artista dissidente Ai Weiwei, un altro importante intellettuale cinese, l'avvocato democratico Xu Zhiyong, ha parlato in sostegno delle ragioni dei tibetani, che a decine si sono suicidati negli ultimi anni per protestare contro la politica della Cina nel territorio. In un editoriale pubblicato oggi dal New York Times Xu che e' il fondatore dell'organizzazione non governativa 'Costituzione Aperta' - racconta di essersi recato in una zona remota sulle montagne del Tibet per far visita alla famiglia di un giovane di nome Nangdrol che si era ''dato fuoco'' il 19 febbraio scorso. ''Negli ultimi tre anni - ricorda l'avvocato cinese - quasi cento monaci e laici tibetani si sono dati fuoco; 30 persone sono morte in questo modo tra il 4 novembre e il 3 dicembre. Il governo cinese sta cercando di fermare quest'ondata di immolazioni arrestando i tibetani che accusa di essere istigatori''. Proprio oggi, secondo Radio Free Asia, cinque tibetani sono stati arrestati nella regione di Zeku (Dokarmo in tibetano) nella provincia cinese del Qinghai, per aver ''istigato'' le immolazioni. In precedenza, otto studenti della scuola media di Gonghe (Chabcha in tibetano) sono stati condannati a cinque anni di prigione per aver preso parte ad una manifestazione di protesta, innescata da una immolazione. Rispondendo alle domande dei giornalisti nelle periodiche conferenze stampa del ministero degli Esteri, il portavoce Hong Lei ha piu' volte affermato che secondo Pechino la situazione nelle aree a popolazione tibetana della Cina e' ''armoniosa'' e che le immolazioni siano esclusivamente frutto della propaganda del Dalai Lama, il leader tibetano e premio Nobel per la pace che vive in esilio in India, e della sua ''cricca''. In una prefettura a popolazione tibetana del Qinghai, quella di Huangan (Malho in tibetano), dove nove persone si sono date fuoco, le autorita' hanno deciso di sospendere per tre anni tutti i progetti di sviluppo in corso. Concludendo il suo editoriale sul New York Times, Xu Zhiyong scrive: ''mi dispiace che noi cinesi abbiamo taciuto mentre I nostri fratelli tibetani muoiono per la liberta'. Noi stessi siamo vittime, perche' viviamo estraniati, combattendo tra di noi, nell'odio e nella distruzione. Questa terra appartiene a tutti noi. E' la nostra casa comune, la nostra responsabilita' comune, il nostro sogno comune - e sara' la nostra comune liberazione''. (ANSA).
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