Un video a memoria di Jamphel e del suo eroico sacrificio al sito: Fonti: Tibettruth.org Phayul
New Delhi: E’morto Jamphel Yeshi, Il 31° Eroe Tibetano. Arresti Preventivi a Delhi per L’arrivo di Hu Jintao
New Delhi, 28 marzo 2012. Non è sopravvissuto alle ustioni ed è deceduto questa mattina, alle 7.30 (ora locale) all’ospedale Ram Manohar Lohia Jamphel Yeshi, il tibetano che due giorni fa si è arso con il fuoco a New Delhi, a Jantar Mantar, non lontano dal Parlamento indiano. “E’ morto, ce l’ha detto un medico” ha dichiarato a un giornale francese un famigliare di Jamphel. Subito dopo, l’annuncio ufficiale del Tibetan Youth Congress. Per due lunghi giorni i medici hanno lottato per tenere in vita questo nuovo eroe tibetano che presentava ustioni sul 98% del suo corpo. Per facilitarne la respirazione gli era stata praticata una tracheotomia ma le sue condizioni erano subito apparse gravissime. Si era dato fuoco alle 12.30 del 26 marzo mentre, assieme ad altri seicento tibetani, partecipava alla protesta contro l’imminente arrivo nella capitale indiana del presidente cinese Hu Jintao che, domani, prenderà parte al Brics, un summit dei paesi emergenti (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa). Jamphel Jeshi aveva con sé una bottiglia di benzina: si è allontanato dai compagni e l’ha versata sul suo corpo. Prima di crollare a terra ha corso per una cinquantina di metri. Le immagini della sua corsa, con il corpo avvolto dalle fiamme e la bocca aperta in un prolungato spasmo di dolore sono veramente scioccanti. Al momento della sua morte era accanto al lui il vice presidente del Tibetan Youth Congress, Dhondup Lhadar. Nato a Kham Tawu ventisette anni fa, Jamphel era fuggito in India nel 2006 e aveva frequentato per tre anni e mezzo la Tibetan Transit School di Dharamsala. Da due anni viveva a Delhi dove partecipava attivamente alle attività del TYC. Profondamente religioso, Jamphel Yeshi era sempre il primo a partecipare alle sessioni di preghiera. “Il sacrificio del martire Jamphel Yeshi sarà scritto a lettere d’oro negli annali della nostra lotta per la libertà” ha dichiarato il vice presidente Dondhup Lhadar . “Continuerà a vivere per essere d’ispirazione alle future generazioni dei tibetani”. “Il bagliore delle sue fiamme illuminerà il buio dell’illegale occupazione cinese del Tibet e darà nuovo vigore allo spirito dell’indipendenza tibetana”. New Delhi: arresti preventivi o domiciliari effettuati dalla polizia indiana Allo scopo di prevenire nuove manifestazioni di protesta in vista dell’arrivo del presidente cinese Hu Jintao, la polizia indiana, il 26 e 27 marzo, ha effettuato arresti preventivi di massa dei tibetani e sorveglia strettamente le strade d’accesso al quartiere di Majnu Ka Tilla che ospita la maggior parte della comunità tibetana di New Delhi. E’ stato vietato ogni assembramento ed è stato ingiunto ai tibetani di non lasciare i propri domicili. Mentre si apprestavano a raggiungere le ambasciate straniere della capitale per effettuare la consegna di un memorandum, sono stati tratti in arresto il Segretario Generale del Tibetan Youth Congress, Tenzin Choekyi e il Segretario aggiunto Tenzin Norsang. Arrestato anche il poeta e attivista tibetano Tenzin Tsundue intervenuto a una tavola rotonda organizzata dall’Associazione delle Donne Tibetane. Decine di poliziotti hanno fatto irruzione nell’Auditorium che ospitava l’evento e hanno trascinato via Tsundue.
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