di Redazione Il Fatto Quotidiano Siria, i ribelli: “Sì a transizione guidata”. Poi la smentita: “Bugia totale” Il consiglio nazionale siriano: "Accetteremmo una partenza del presidente con il trasferimento dei suoi poteri a una figura dell'attuale governo che guidi il periodo di transizione, come avvenuto in Yemen". Poi il responsabile comunicazione per l'Europa del cns: "E' una bugia totale, chi è coinvolto in uccisioni popolo siriano non può far parte dei negoziati" “Accetteremmo una partenza di Assad con il trasferimento dei suoi poteri a una figura del regime che guidi il periodo di transizione, come avvenuto in Yemen“. E’ quanto dichiara il portavoce del consiglio nazionale siriano (cns) Georges Sabra. Il comunicato è stato diffuso dalla tv al-Arabiya. Poi però il coordinatore in Europa delle relazione esterne del cns, Monzer Makhous,ha passato questa nota a Interfax ”E’ una bugia totale. Sabra non ha mai detto frasi simili”. Infatti secondo Makhous, “chi è coinvolto nelle uccisioni del popolo siriano non può far parte dei negoziati”. In un primo momento quindi è sembrato che i ribelli fossero disposti a deporre le armi in cambio dell’abbandono del potere da parte del presidente Bashar al-Assad, anche senza che l’establishment di Damasco lasci le leve del potere, appoggiando la decisione della Lega araba. A rassicurare l’attuale presidente che otterrà un’uscita “sicura” infatti è stato il segretario della Lega araba Nabil al-Arabi, che in una intervista al quotidiano Al-Hayat ha spiegato che “non è più tempo di parlare di riforme politiche in Siria, bensì di transizione del potere”. Dopo l’incontro della Lega a Doha, Arabi ha detto che “l’uscita di scena sicura per Assad e la sua famiglia può essere ispirata al modello yemenita”, esortando l’opposizione siriana a unirsi e formare un governo di transizione. Il segretario generale della Lega ha quindi ribadito che “il tempo delle riforme politiche è stato superato da circa un anno”, sottolineando la necessità di “porre fine alle violenze e liberare i detenuti” incarcerati durante le proteste contro il regime di Damasco. Già nei giorni scorsi la Russia, che con la Cina si è sempre opposta ad azioni incisive verso Damasco dentro le Nazioni Unite, ha spiegato per voce del suo ambasciatore a Parigi che Assad ha accettato di “partire dal Paese, ma in modo civile”. In quell’occasione però il governo siriano ha smentito le parole del diplomatico di Mosca.
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