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Siria, nuova strage di civili L'opposizione: "Duecento morti" Attacco con elicotteri ed esecuzioni casa per casa contro il villaggio di Tremseh, nella regione di Hama. Lo denunciano gruppi di oppositori ai media internazionali. La tv di Stato: "Sono stati i terroristi, vogliono provocare un intervento militare" DAMASCO - Oltre 200 persone, in gran parte civili inermi, sono state massacrate ieri in Siria, secondo quanto denunciano gli attivisti anti-regime, che puntano l'indice contro l'esercito fedele al presidente Bashar al Assad. Il luogo teatro della strage è Tremseh, nella provincia orientale di Hama, una di quelle più martoriate nella guerra civile in Siria. I resoconti sono ancora incompleti, "stiamo contando i cadaveri" riferiscono fonti nel villaggio. La tv di Stato siriana conferma il "massacro" nella cittadina, un migliaio di anime a maggioranza sunnita, e accusa i "gruppi terroristi" che "in combutta con alcuni media", vogliono "incitare l'opinione pubblica" per favorire un intervento militare alla vigilia di un nuovo incontro del Consiglio di sicurezza Onu. A New York è stallo: la Russia in particolare si oppone a una risoluzione che richiami al capitolo VII della Carta Onu, con le potenze occidentali che evocano il ricorso all'articolo 41, ovvero embargo economico e diplomatico, ma che nello specifico esclude un intervento armato. Per Mosca però si tratta di "una linea rossa" invalicabile. Secondo i comitati di coordinamento locale (Lcc), che forniscono ogni giorno sul proprio sito web un elenco dettagliato delle vittime nel Paese, a Tremseh c'è stato un bombardamento, durato almeno 7 ore, dell'artiglieria dei militari, che "hanno circondato la cittadina, chiudendo tutte le vie di accesso". Poi sarebbero entrate in azione le famigerate milizie degli Shabiha, i paramilitari filo-governo in gran parte alawiti. Avrebbero ucciso tutti quelli che incontravano a colpi di coltello e armi da fuoco, sterminando intere famiglie rintanate nelle proprie case. I militari siriani, afferma invece la tv di Stato che parla espressamente di "massacro", "sono entrati nella cittadina dopo una richiesta dei residenti". Negli scontri, "sono stati uccisi tre soldati" delle forze pro-governative e ci sono "forti perdite tra i terroristi". Secondo alcuni testimoni, vicini all'opposizione, "i cadaveri sono ancora nei campi, lungo i fiumi, nelle case, diverse delle quali sono in fiamme". Molti cercavano di "fuggire dopo il bombardamento a colpi di carri armati ed elicotteri, ma sono stati uccisi". Una scuola "é stata rasa al suolo". Altri attivisti, che hanno iniziato a diffondere via Twitter e Youtube quelle che dicono essere le "immagini del massacro", affermano che "molti civili si erano rifugiati in una moschea, dove poi hanno trovato la morte". Gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, basato a Londra, confermano il bombardamento della città con i carri armati e gli elicotteri, fissano il bilancio dei morti a "oltre 150", per un totale di almeno 200 vittime in sole 24 ore in Siria. Il coordinamento dei comitati locali, invece, parla di 189 morti nel Paese: 122 a Tremseh, 22 a Homs, 11 nei sobborghi di Damasco, altri 12 nei quartieri della capitale, 7 a Daraa, 6 a Dayr az Zor, 5 a Idlib, 3 ad Aleppo, 1 a Hasakeh. Dal canto loro, gli attivisti della Syrian Revolution Commission, citati da Al Arabiya, hanno contato almeno 250 morti, quasi tutti civili. Il Cns, il consiglio nazionale siriano, principale piattaforma dell'opposizione all'estero, "ha chiesto la convocazione di una riunione d'urgenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu", scrive ancora Al Arabiya, e fatto appello agli osservatori dell'Onu nel Paese di recarsi immediatamente a verificare la strage. Se confermato, il massacro di Tremseh sarebbe quello più sanguinoso dall'inizio della rivolta contro il regime di Bashar al Assad: a Hula, il 25 maggio scorso, gli attivisti hanno denunciato la barbara uccisione di 108 civili. Il bilancio odierno delle vittime nella guerra civile salirebbe così a quasi 300 morti, anche questo uno dei più drammatici in 16 mesi di scontri e repressione. Nella provincia di Hama, secondo una denuncia dell'organizzazione umanitaria Human Rights Watch, le forze di regime "hanno utilizzato cluster-bomb", le bombe a frammentazione. Non è possibile verificare indipendentemente le notizie.
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