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25/05/2012 13:28

L'Onu: l'esercito siriano ha fucilato intere famiglie

Un rapporto della Commissione di inchiesta sulla Siria parla di torture e altre violazioni dei diritti umani da parte dell'esercito e dei ribelli. Da Israele si conferma il tentativo di avvelenamento di alcuni alti dirigenti del regime, compreso il cognato di Assad.

Beirut (AsiaNews) - Nuove accuse di una commissione dell'Onu contro la sicurezza siriana, mentre il presidente Bashar al-Assad dice che il suo Paese è in grado di uscire da solo dalla crisi e fonti "attendibili" israeliane confermano le voci su un tentativo di avvelenamento di alcuni massimi esponenti del regime.

 La Commissione di inchiesta sulla Siria, nominata dal Consiglio per i diritti umani, afferma che sia le forze fedeli al regime che gli oppositori hanno commesso violazioni dei diritti umani. I ribelli sono accusate di torture verso i militari catturati, le forze di Assad, oltre all'uso della tortura, di aver fatto "largo uso di mezzi militari, compresi pesanti bombardamenti contro aree civili", di aver usato "una forza omicida contro i dimostranti a Idlib, Homs, Aleppo, Hama, Damasco e Deraa e in numerosi villaggi", di aver bloccato interi villaggi per la ricerca casa per casa degli oppositori e di avere, durante tali operazioni, fucilato intere famiglie.

In tale situazione, Assad incontrando ieri il ministro iraniano all'informazione, Reza Taqipour, ha affermato che "la Siria è in grado di superare le pressioni e le minacce alle quali sta andando incontro, grazie alla forza e l'impegno del suo popolo per l'unità e l'indipendenza".

Di segno totalmente opposto la conferma che oggi dà l'israeliano Haaretz delle voci - smentite dai siriani - del tentativo di avvelenamento di alti dirigenti del regime siriano, compreso il cognate del presidente, Assef Shawkat. Il tentativo - andato a vuoto per il pronto intervento dei medici - indicherebbe "una importante pietra miliare nella rivoluzione in corso: mostra che l'opposizione ha penetrato la cerchia più ristretta di Assad, mettendo in dubbio la stabilità del regime".

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