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ASIA/SIRIA - Il Vicario Apostolico di Aleppo sostiene lo sforzo di riconciliazione di “Mussalaha” Aleppo (Agenzia Fides) “Ritengo che l’iniziativa ‘Mussalaha’ debba essere incoraggiata e sostenuta da parte di tutti. La riconciliazione, anche se a volte è dura da accettare, è una via da non tralasciare e da non sottovalutare”: con tali parole, espresse all’Agenzia Fides, Sua Ecc. Mons. Giuseppe Nazzaro OFM, Vicario Apostolico di Aleppo, esprime il sostegno istituzionale della Chiesa in Siria all’iniziativa popolare interreligiosa “Mussalaha” (“Riconciliazione”), che si sta profilando come una “terza via” nello scenario siriano: nel tentativo di contribuire a placare il conflitto in corso, punta sul “dialogo interno” fra le diverse componenti politiche, sociali e religiose della popolazione siriana. Il Vescovo spiega a Fides: “Per la mia esperienza in materia, soprattutto per quello che hanno fatto in passato i miei confratelli francescani, chiamati ad intervenire in situazioni delicate, credo che la ‘Mussalaha’ vada appoggiata. Sono totalmente d'accordo con il suo spirito, perché il suo fine principale è salvare vite umane”. “L'uomo d'oggi, anche nel tragico conflitto a cui assistiamo in Siria nota Mons. Nazzaro deve rendersi conto che una vita umana è un dono di Dio e, in quanto tale, deve essere conservata per rispetto a Dio che l'ha data all'uomo, sia esso cristiano, musulmano, ebreo, buddista”. Il movimento “Mussalaha”, che sta prendendo piede, nonostante la guerra civile, in diverse aree della Siria, è nato “dal basso”, dalla società civile, è interreligioso, trasparente e indipendente (vedi Fides 6, 9, 11 /7/2012). Intende dialogare con entrambe le parti in lotta e l’interesse che persegue è solo la salvezza di vite umane, la riconciliazione, l’unità e la fratellanza del popolo siriano. Ne fanno parte leader civili e religiosi, capi delle comunità, notabili e rappresentanti delle professioni. Grazie all’impegno di un Comitato della “Mussalaha” per la mediazione nel conflitto, negli ultimi giorni oltre 60 civili, in maggioranza cristiani, hanno lasciato la città martoriata di Homs e sono stati tratti in salvo. L’evacuazione dei civili è stata possibile grazie all'accordo bilaterale fra le forze governative, che assediano la città, e le fazioni dei rivoluzionari armati.
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