http://nena-news.globalist.it Siria: Guerra di Potere nell’Opposizione Si accentua lo scontro tra i Fratelli musulmani, che in Ghalioun hanno il loro punto di riferimento, e le altre componenti del Consiglio nazionale siriano. Ma ormai da tempo a comandare sono i capi dei ribelli armati con i soldi del Qatar e dell'Arabia saudita e la benedizione degli Usa Roma, 18 maggio 2012, Nena News (nella foto il leader dimissionario del Csn Burhan Ghalioun) «Mi ritiro dalla carica». Così ha annunciato ieri Burhan Ghalioun, presidente del Consiglio nazionale siriano (Cns), la principale formazione di opposizione al governo di Bashar al Assad. La dichiarazione ha fatto seguito alle dure critiche rivolte al Cns un cartello di oppositori all’estero e in patria dai Comitati di coordinamento locali (Ccl), piattaforma di oppositori all’interno del paese. I Comitati locali hanno accusato i vertici del Cns di essere distanti dai problemi in campo in Siria e hanno denunciato il «deterioramento della situazione». In gioco c’è la leadership del cartello, dunque la rielezione di Ghalioun, avvenuta pochi giorni fa durante un congresso a Roma, a scapito del politico cristiano George Sabra, appoggiato dai Comitati. In campo c’è, di fatto, lo scontro tra i Fratelli musulmani, che sostengono Ghalioun, e le altre componenti dell’opposizione siriana su come condurre la lotta al regime di Bashar al-Assad. «Sono stato eletto la prima volta dopo un accordo tra tutte le componenti dell’opposizione e volevo unirle ha affermato Ghalioun ora mi dimetto per non provocare divisioni sul mio nome». Il Cns ha quindi annunciato che «si stanno avviando le procedure per eleggere un’altra persona». Da Parigi, Ghalioun ha poi lanciato un appello «alle opposizioni siriane affinché trovino l’unità e pongano fine alle divisioni». I suoi avversari lo accusano però proprio di non aver saputo tessere le dovute alleanze per unificare le diverse componenti del Cns, che ambisce ad essere riconosciuto come il legittimo rappresentante del popolo siriano dalla comunità internazionale. Ghalioun, un professore universitario (laico) di 67 anni, era stato rieletto a capo del Cns con il 66% dei voti per un nuovo mandato di tre mesi, ma già qualche ora dopo una figura d’opposizione, il liberale Fawaz Tello, aveva rassegnato le dimissioni, accusando il presidente del Cns di essere stato tenuto in sella dai Fratelli musulmani. E anche i Ccl hanno minacciato di abbandonare la coalizione a causa delle «ambizioni personali» di Ghalioun, che impedirebbero al Consiglio di diventare «un’istanza democratica». Il professore, che dirige il Cns fin dalla sua creazione, nell’agosto 2011, incarna una sinistra nazionalista araba sensibile al richiamo dei Fratelli, e sembrava poter tenere insieme le molte tendenze del cartello, che raccoglie islamisti, nazionalisti, liberali, indipendenti… Ieri ha passato la mano, indicando George Sabra come suo successore. Ha detto però che resterà comunque nel Cns, «mano nella mano con i giovani che lottano, i giovani della rivoluzione per la dignità e la libertà, fino alla vittoria». Intanto, in Siria, il piano di pace proposto da Kofi Annan e accettato dal regime, è sempre più a rischio, in balìa dei venti di guerra che premono per una svolta militare. Come ha rivelato un’inchiesta del Washington Post, i paesi del Golfo stanno fornendo ai ribelli una quantità di armi sempre maggiore, sia dal confine turco che da quello libanese. Un piano coordinato dagli Usa che, secondo l’opposizione siriana, è già presente nel paese con istruttori e intelligence. Ieri, la Cnn, citando un diplomatico occidentale che ha voluto mantenere l’anonimato, ha affermato che è stato consegnato al Consiglio di sicurezza dell’Onu che controlla le sanzioni contro l’Iran, un dossier confidenziale che accusa Tehran di avere fornito armi al governo siriano in almeno due occasioni nel corso del 2011. E mentre l’agenzia governativa Sana continua a denunciare gli attacchi «terroristi» e l’opposizione l’uccisione di civili, la Russia dichiara al G8 che non firmerà nessun comunicato contro il governo siriano. Al vertice del G8, che si tiene a Camp David oggi e domani e che si occuperà di sicurezza internazionale, il rappresentante russo, Arkadi Dvorkovitch, ha chiesto «di trasmettere alle due parti in Siria indicazioni per agire in maniera pacifica». Per il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ieri in visita ufficiale a Washington, il destino di Bashar al-Assad è ormai «segnato» e la comunità internazionale deve «alzare la voce» per accelerarne l’uscita di scena e infliggere così «un gran colpo» all’Iran, agli sciiti libanesi di Hezbollah e alla Jihad islamica. Nena News
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