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11 aprile 2012

Assad, ore contate
di Christian Elia

La diplomazia internazionale ama alimentare il mito di se stessa. Una narrazione fatta di tavoli della pace, di vertici e sessioni. Una storia che avanza di pari passo con la storia dell’umanità. Tra qualche tempo, quando magari la crisi siriana avrà conosciuto una sia fine, si ricorderà il tira e molla di queste ore.

L’inviato dell’Onu e della Lega Araba per la Siria, l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan, ha affermato che ”la violenza in Siria deve finire senza pre-condizioni entro le 6 del mattino del 12 aprile e che tutte le parti in campo devono osservare lo stop”. Due giorni in più, come a congelare la situazione, mentre la diplomazia di muove frenetica, alzando una gigantesca cortina di fumo, che parte ieri, quando contro ogni logica i militari siriani aprono il fuoco contro civili in fuga verso al Turchia, mentre i cecchini dell’esercito di Damasco sparano e colpiscono oltre confine.

E quando lo fanno? Proprio alla vigilia dell’entrata in vigore del piano Annan, l’ex segretario delle Nazioni Unite. Per lo meno un’azione strana. In nessun modo, né i media internazionali né i diplomatici di professione, hanno mai messo in dubbio a dinamica dei fatti. Chi ha sparato? Hanno sparato i siriani. Di fronte all’evoluzione dei fatti, la realtà diventa un ospite indiscreto, la razionalità un lusso e la verifica di fatti e fonti una perdita di tempo.

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, in serata, ricevendo il rapporto del suo mediatore Annan, ha esortato la Siria a rispettare l’impegno a cessare i combattimenti entro 48 ore e ha espresso preoccupazione dopo che Damasco non avrebbe ottemperato ai passi concordati, ovvero il ritiro dalle aree abitate e la cessazione dell’uso di armi pesanti.”I membri del Consiglio di Sicurezza sono uniti nella preoccupazione dopo che la scadenza di martedì è trascorsa e la violenza si è intensificata negli ultimi dieci giorni”, ha dichiarato la presidente di turno del Consiglio, l’ambasciatore americano Susan Rice. Lo stato dei fatti dice che Damasco e l’opposizione armata avrebbero concordato con Annan e la Lega Araba un piano per un cessate il fuoco che dovrebbe iniziare alle 06.00 di giovedì (ora locale). Secondo la Rice, Damasco ”ha ora l’opportunità di rispettare i suoi obblighi entro giovedì”.

Quello che sfugge, però, è se questa scadenza interessi ancora a qualcuno. Nel senso che la sensazione è che la decisione, come troppo spesso è accaduto in passato, sia già presa. Annan, nella sua lettera al Consiglio, ha dichiarato: ”È essenziale che le prossime 48 ore mostrino cambiamenti immediati ed indiscutibili nell’atteggiamento delle autorità siriane e delle forze militari in tutto il Paese. Deve essere fatto ogni sforzo per assicurare il rispetto da parte di Damasco dell’impegno assunto con l’accettazione del piano di pace. Ed anche l’opposizione deve cessare i combattimenti in modo da non dare alcuna scusa al governo per rinnegare i propri impegni”.

Annan ha detto che Damasco ha mosso alcuni reparti, ma solo per spostarli altrove. I miliziani armati, pure. Ma la percezione forte che viene inviata in tutto il mondo da questa giornata è che il tempo del presidente siriano Bashar al-Assad è scaduto. Ha iniziato il premier turco Erdogan: ”Una chiara violazione del confine tra i due Paesi”. Così il primo ministro di Ankara, in visita in Cina, ha definito gli spari provenienti dalla Siria su un campo profughi siriano in Turchia. ”C’è stata una chiara violazione del confine. Noi chiaramente prenderemo le misure necessarie”. Senza dubbi.

Il ministro degli esteri siriano, Walid al Muallim, è volato a Mosca, tentando di ottenere l’aiuto (ancora una volta) dello storico alleato russo. ”Il ritiro dei militari da alcune zone è già iniziato”, ha detto Muallim.

Il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha chiesto in una conversazione telefonica con Annan di intensificare la pressione sull’opposizione siriana e sui Paesi che la sostengono, riferendosi a Turchia, Arabia Saudita, Qatar, Stati Uniti e Francia. Non è parso, però, forte come in passato sulla sua posizione. Anche perché Muallim ha chiesto delle precondizioni al cessate il fuoco che Annan rigetta. Quali erano queste condizioni? Avere voce in capitolo rispetto agli osservatori internazionali, dato più che legittimo, se devono essere considerati osservatori terzi.

Condizioni definite ”irrealizzabili e inaccettabili” dai vertici del Consiglio nazionale siriano (Cns), principale ombrello delle opposizioni all’estero. Annan è con loro: ”La violenza in Siria deve finire senza pre-condizioni entro le 6 del mattino del 12 aprile”. Annan, subito dopo la seduta al Consiglio di Sicurezza, è atterrato a Teheran, dopo la visita di oggi in Turchia. Lo riferisce la tv di stato iraniana, spiegando che Annan e i sei consiglieri che lo accompagnano discuteranno della situazione in Siria con la leadership della Repubblica Islamica, alleata del regime di Damasco. E’ probabile che il mediatore stia aggiornando l’Iran sulle prossime evoluzioni, cercando di trattare.

”Non ci sono prove che i siriani stiano rispettando le condizioni poste al piano di Annan. Anzi il regime di Damasco non sta rispettando le promesse”, sostengono gli ambasciatori francese e tedesco all’Onu, Gerard Araud e Peter Witting. ”È evidente che la Siria non sta applicando le prime tre misure del piano di Kofi Annan”, afferma Araud. ”La Francia sta insistendo perché i Quindici (membri del Consiglio ndr) elaborino una dichiarazione univoca di condanna se Damasco non rispetterà gli impegni assunti. Il presidente siriano Bachar al-Assad non ha rispettato il piano”. Sull’opposizione neanche una parola.

Altre 48 ore, tra notizie di massacri e di attacchi, di profughi e di impegni per il rispetto dei diritti umani. Dove nessuno chiederà conto agli attori dei loro comportamenti, perché il teatro della diplomazia internazionale ha già deciso che il tempo di Assad è finito. Bisogna solo decidere come.

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