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1 febbraio 2012
Siria, aspettando la fine
di Noemi Deledda
Da dieci giorni uscire da Homs é diventato impossibile. Le forze di sicurezza del regime hanno vietato qualunque spostamento al di fuori delle mura della citta’ e se qualcuno lo fa di nascosto non potra’ piu’ rientrare a casa mentre i servizi segreti siriani avranno tutto il tempo per distruggere le case “abbandonate”.
Il cibo scarseggia e quello che resta da mangiare sono ormai le conserve di olive, di melenzane e di yogurt che di solito si fanno in casa e vengono conservate per tutto l’anno. La gente passa il tempo a giocare a carte, raccontano le poche testimonianze che arrivano dalla città, ritrovando delle tradizioni che sembrano essersi perse, mentre “spiano” quello che succede fuori nelle strade.
La grande moschea di Khaled bin Walid divide ormai in due la citta’: la zona ovest blindata dai carri armati dell’esercito e dove attualmente la repressione e’ in atto e la zona est dove invece “la vita sembra quasi normale”, a detta di alcuni residenti. Le linee telefoniche sono ormai da giorni interrotte per molti resta quindi solo l’attesa e la speranza di poter ritrovare, “quando tutto questo sara’ finito” le persone care ancora in vita.
Intanto a Damasco in molti iniziano a scommettere su una fine del regime imminente, anzi per molti il regime e’ gia’ caduto perche’, racconta Yusef, un attivista da Damasco : “nessun regime puo’ vincere contro la volonta’ del suo popolo”.
E’ per questo, raccontano, che proprio in queste ore il regime sta giocando la sua ultima carta , quella cioe’ di una repressione senza precedenti. “La citta’ e’ ormai blindata”, racconta Nur da Damasco, “ siamo qui in casa mentre a pochi chilometri da qui nei vari quartieri della periferia di Damasco e’ in corso una vera e propria guerra. L’esercito libero ormai controlla il 50 percento del territorio siriano”.
Nessuno sembra piu’ essere disposto al dialogo, dopo aver ucciso cosi tante persone, racconta Hisham, “il presidente non ha piu’ nessuna credibilita’”. Ma la tv pro-regime al-Dunia continua a trasmettere immagini rassicuranti di un presidente siriano umano che visita i militari feriti nei vari ospedali della capitale e invita i telespettatori ad inviare le loro lettere d’amore e di sostegno al padre della nazione siriana.
Al-Jazeera annuncia l’ultimo bilancio delle vittime nella sola mattinata di oggi. Sarebbe di venti persone tutte nella periferia di Damasco.
La speranza resta comunque quella che questa rivoluzione iniziata come una legittima ribellione popolare contro una dittatura non venga trasformata dagli Stati Uniti e da alcuni paesi arabi come un “gioco cinico” (lo ha definito l’analista Bassam Haddad in un’intervista su al-Jazeera) per colpire, tramite Bashar, l’Iran e Hezbollah. In questo caso il popolo siriano sarà tradito due volte .