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30 Novembre 2012

Le bombe negate
di Alberto Savioli

Lunedì scorso sono giunte notizie tragiche dalla Siria: delle bombe a grappolo hanno ucciso una decina di bambini alle porte di Damasco, nel sobborgo di Dayr al Asafir. Alcuni video mostrano quello spiazzo (perché non si tratta di un parco giochi o di un campo da calcio come molti media hanno scritto) mentre i bambini giocavano dieci giorni prima. Altri filmati – molto crudi – mostrano i corpi straziati, altri ancora i resti delle bombe cadute.

La notizia sembra essere una delle molte sulla guerra a cui siamo già abituati, solo più tragica in quanto coinvolge dei bambini. In realtà si tratta di un fatto significativo, in quanto l’uso di bombe a grappolo (in inglese: cluster bombs) è negato dalle autorità siriane.

Lo stesso ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, a seguito della denuncia di Human Right Watch di ottobre scorso sull’uso delle cluster bombs di fabbricazione russa in Siria, si era così espresso: “non c’è conferma di questo (…) la regione è ricca di armi, che vengono portate in Siria e negli altri paesi in gran quantità ed illegalmente”. Lavorv ribadiva: “vi sono molte armi che vengono fornite illegalmente in Medio Oriente ed è spesso difficile determinare la loro origine”.

Le bombe a grappolo sono ordigni sganciati principalmente dagli aerei. In volo, la ‘mamma’ si apre scaricando a terra i suoi ‘figli’ e distribuendo una gran quantità di ordigni più piccoli (sottomunizioni, o submunitions) che esplodono al suolo. Israele ha così tappezzato il territorio del sud del Libano nell’estate del 2006.

La loro efficacia distruttiva è documentata. Queste bombe distruggono sistematicamente e con un ampio raggio. Non sono certo ordigni da usare in caso di attacchi mirati. Chi li sgancia sui centri abitati ha un solo obiettivo: uccidere quanti più possibili civili.

Inoltre, come le mine anti-uomo sono ordigni che causano morti tra la popolazione civile nel periodo post-bellico: molte sottomunizioni (o ‘bombette’) rimangono inesplose finché non vengono toccate o smosse. Spesso proprio dai bambini intenti a giocare o a raccogliere un pallone da terra, in mezzo all’erba.

Il regime siriano ha sempre negato l’utilizzo di quest’arma. Eppure ci sono diversi filmati recenti che smentiscono le autorità di Damasco. Il video qui sotto proviene da Kfarnabl (Idlib):

Moltissimi altri filmati analoghi pubblicati su Internet dai residenti delle zone colpite mostrano grandi quantità di ‘bombette’ inesplose, oppure i danni causati da queste nei centri abitati.

Dal momento che c’è chi ancora nega il loro utilizzo, risultano particolarmente istruttivi i video che riprendono lo scoppio di queste bombe su alcune località siriane.

Accanto alle cluster bombs compaiono altre bombe altamente letali per la popolazione civile. I più rudimentali barili imbottiti di esplosivo e oggetti metallici, noti come barili-bomba, già documentate dall’inviato della Rai Amedeo Ricucci, nel villaggio di Hreitan alla periferia di Aleppo.

Da mesi inoltre, provengono notizie dai centri improvvisati di primo soccorso di strani tipi di mutilazioni e ferimenti. Questi tipi di ferite si erano già viste a Baba Amr durante l’attacco ad Homs lo scorso febbraio e sarebbero causate dall’uso di bombe a chiodi. Come suggerisce il nome sono ordigni che allo scoppio seminano una grande quantità di piccole schegge.

Tra i firmatari della Convenzione di Dublino del 2008 che mette al bando la produzione, il commercio, lo stoccaggio e l’utilizzo delle cluster bombs non compaiono nomi illustri come Stati Uniti, Israele, Russia, Cina e… Siria.

Nella seconda riunione della Conferenza, tenutasi a Beirut nel settembre 2011, la Siria figurava come Paese osservatore. Il suo delegato si era così espresso: “Apprezziamo i vostri sforzi contro le munizioni a grappolo e abbiamo la speranza di partecipare alla convenzione, una volta che gli ostacoli saranno stati rimossi”.

Il rappresentante siriano si riferiva all’occupazione israeliana delle Alture del Golan e allora, quando la rivolta armata era appena agli inizi, il regime non pensava di dover arrivare a usare le bombe a grappolo contro la sua gente.

Non è un caso che a delegazione siriana non si sia presentata, nemmeno come “osservatore” alla riunione dell’aprile 2012 dei Paesi firmatari della Convenzione di Dublino.

La Siria, che non ha aderito nemmeno al trattato per bandire le mine antiuomo, è un Paese noto per aver stoccato nel tempo cluster bombs. Secondo il Landmine & Cluster Munition Monitor Damasco sarebbe in possesso dei distributori (le ‘mamme’) del tipo KMG-U di sottomunizioni RBK-250, RBK-275 e RBK-500.

Alcune cartucce di cluster bombs raccolte dai residenti siriani, riportano la sigla in cirillico e sono da identificare con le RBK-250 e RBK-275 di fabbricazione russa (la sigla è ben visibile al minuto e undici secondi del filmato).

Dunque quanto dichiarato dal regime di Damasco sulle cluster bombs è una bugia. Così come quanto dichiarato dalla Russia. Ed essendo Mosca il partner privilegiato nella vendita di armi alla Siria, è plausibile che queste armi fabbricate in Russia, siano state vendute da Mosca a Damasco.

In quest’ultimo periodo inoltre, anche se i giornali non hanno riportato notizie in proposito, è segnalato l’utilizzo delle famigerate bombe al fosforo.

La circostanza non può essere verificata in modo indipendente ma secondo alcuni filmati provenienti dalla Siria, il regime ne avrebbe fatto uso già dal 6 agosto scorso a Talbise e, più chiaramente da novembre, a Marrat an Numan.

Il video seguente è esemplare (ma ce ne sono molti di simili) perché contiene testimonianze molto simili a quelle rilasciate dai palestinesi di Gaza durante e dopo l’operazione israeliana “Piombo Fuso”. All’epoca si denunciò l’utilizzo di armi al fosforo e i civili palestinesi raccontarono che le schegge continuavano a bruciare anche per giorni, producendo un fumo bianco ed un odore acre.

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