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Il Papa in Libano e la guerra in Siria
Corradino Mineo, direttore di RaiNews24, intervista Padre Paolo Dall’Oglio che ha appena terminato otto giorni di digiuno, intrapreso per il buon esito del viaggio del Papa in Libano programmato per il 14 settembre e per sensibilizzare la società italiana a una doverosa presa di posizione a sostegno del popolo siriano, vittima della violenza e della repressione. Guarda video dell’intervista: Segue un ampio stralcio dal comunicato stampa rilasciato da Padre Paolo al termine dell’iniziativa che ha promosso, in cui si rivolge ai responsabili religiosi cristiani e musulmani perché smettano di simpatizzare con il regime e poi a tutti coloro che si occupano di informazione, perché conducano il loro lavore con “rigore etico”, vagliando sempre la veridicità delle notizie. [...] Purtroppo nella vicenda siriana in corso vi sono degli attori, appartenenti a tutte le componenti della società, che continuano a difendere, benché a diversi livelli, un regime genocida, stabilendo con esso una relazione che combina assieme paura, sottomissione e complicità. È doloroso osservare che anche i responsabili religiosi (sia cristiani che musulmani) rappresentino una percentuale alta e influente di costoro, ed è evidente che il regime pianifichi l’impiego della parola delle autorità religiose per difendere la sua evanescente pretesa di legittimità di fronte al popolo siriano e alla società mondiale. Quando, ad esempio, i prelati del Medio Oriente chiedono alle società occidentali a maggioranza cristiana di simpatizzare con il regime siriano che rappresenterebbe una difesa contro l’estremismo musulmano terrorista, questo provoca gravi ripercussioni nell’opinione pubblica di tali nazioni, esercitando così un’influenza negativa sul processo di democratizzazione e sull’appoggio alla rivoluzione. Alcuni prelati giustificano il loro atteggiamento affermando che la rivoluzione siriana si è trasformata da movimento pacifico a insurrezione armata contro il regime, mettendo sullo stesso piano i due contendenti, le vittime e il boia, e ignorando il diritto all’autodifesa consacrato tanto dagli insegnamenti religiosi che dall’etica laica e dimenticando il dovere di tutti di tutelare i diritti di chi è ingiustamente perseguitato. Di fatto pretendono che il popolo siriano prima accetti di essere oppresso senza reagire e poi si lasci sgozzare allorché insorge, mentre le nazioni di radice cristiana, che restano spettatrici dell’emorragia di questa gente, accumulano ogni genere di armi e non hanno talvolta scrupolo a usarle per i loro interessi. Ci rivolgiamo a tutti i mezzi di comunicazione e ai nostri amici giornalisti perché attraverso la verifica delle fonti d’informazione si assicurino della veridicità delle notizie provenienti dalla Siria distinguendo tra terrorismo e lotta di liberazione. Assistiamo infatti a una vasta e intenzionalmente pianificata campagna internazionale di negazione della rivoluzione siriana, come se si trattasse solo di un nome che nasconderebbe un complotto islamista-sionista contro il regime. In questo caso più che mai è evidente l’importanza del lavoro d’informazione giornalistica e del suo rigore etico: non si possono mettere sullo stesso piano menzogna e verità, chi deforma i dati di fatto e chi testimonia il vero. Siamo convinti che il romano Pontefice, il quale nei mesi scorsi non ha mai smesso di difende il popolo siriano e la legittimità delle sue richieste di emancipazione civile, libertà e rispetto, vorrà confermare questi giusti principi. Proprio in questa occasione ci aspettiamo che il popolo libanese, che di questi stessi principi va giustamente fiero, si unisca a tale richiesta. La clientela di Assad tenterà infatti di fregiarsi di frasi evangeliche e appelli alla riconciliazione per giustificare le menzogne di regime e fornire ai Paesi a maggioranza cristiana, tanto ortodossi che cattolici e protestanti, i pretesti per continuare a omettere l’esercizio delle loro responsabilità e dare al regime la possibilità di versare ancora sangue siriano. [...] La distruzione della Siria, che avviene con la complicità internazionale e per colpevole omissione di tutti, porterà conseguenze orrende, dissolutrici di future possibilità di pace, che si estenderanno a lungo e senza eccezione, tanto a tutti i Paesi vicini, come ai più lontani. Siamo fiduciosi che la visita del Papa in Libano rappresenterà un punto di riferimento luminoso sul sentiero che i popoli del Medio Oriente percorrono per la realizzazione delle loro giuste aspirazioni di libertà e dignità; un punto decisivo nella costruzione d’una società civile governata secondo giustizia e nell’armonia di tutte le sue componenti sociali, cristiane e musulmane.
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